di Enzo Vitale* – A 40 anni dai Fatti di Reggio è necessaria un’altra Rivolta: diversa e distante, nei contenuti e negli obiettivi, nelle idee e nello spirito; con attori e scenari non sovrapponibili se non minimamente; ma pur sempre una Rivolta, spontanea e sincera, autentica
nelle istanze e finalità, non legata a interessi partigiani ma in linea con il maggiore interesse della città.
Una rivolta della società civile, di quella a cui piacerebbe anche occuparsi della gestione della res publica: contro chi questa ha occupato manu militari facendo della rappresentanza politica un mezzo per sbarcare il lunario, per promuoversi socialmente, per sistemate se stesso con i propri familiari e accoliti.
Una Rivolta della corporation savante reggina: contro quegli uomini senza retaggi né cultura, senza spessore né ideali, senza riferimenti che non siano quelli dei vertici partitici; contro chi siede a Palazzo San Giorgio senza meriti che non siano quelli di aver raccattato un migliaio di voti con promesse di piccoli favori o con criptici accordi elettorali.
Una Rivolta di chi sarebbe disposto a destinare un po’ di anni della propria vita, sacrificando lavoro e famiglia, per inseguire il sogno di attualizzare quelle che ritiene essere le potenzialità della sua città: contro chi vive alla giornata e svolge il suo mandato al Palazzo senza progettualità che non sia legata a contingenze quotidiane di bassa amministrazione.
Una Rivolta, a distanza di quaranta anni, tutta interna alla Città: contro una leadership che in questo luglio ha dimostrato di non rappresentare altri che se stessa, non pensando ai rischi che avrebbe comportato per le città e le sue attività produttive uno stallo di tal genere.
Una Rivolta di chi ama la città contro chi, a lezioni regionali avvenute e a poltrone regionali occupate, si è dimenticato di Reggio, dei suoi ancora irrisolti problemi, delle tante attività messe in cantiere e che necessitano di essere coltivate con costanza, di quanto c’è ancora da costruire per far sì che lo status di città metropolitana non sia un semplice appellativo di richiamo.
Una Rivolta che potrebbe essere innescata dalle parole dell’avvocato Luigi Tuccio: parole dure, inaspettate, direi impolitiche (e per questo motivo maggiormente gradite) che, mettendo il dito nella piaga, hanno fotografato una situazione che ormai (e i fatti di questo luglio l’hanno evidenziato) è divenuta intollerabile.
Un esempio di queste parole, tratte dall’intervista rilasciata a Giusva Branca: 1) “La battaglia politica deve essere fatta su questi fronti. Abbiamo, invece, dato spazio a professionisti della politica, dei quali non è dato conoscere storia, tradizioni, titoli di studio ed attività professionale precedente!”; 2) “Ai cittadini interessa davvero poco delle beghe politiche e peggio ancora partitiche, interessa la corretta amministrazione della città”; 3) “Anche a quel livello è tempo di mettere sul piatto della bilancia le proprie provenienze sociali, lavorative, i propri riferimenti etico-morali. Il tempo per i signor-nessuno della società che cercano di fare la scalata sociale attraverso la politica è finito. Basta solo rendersene conto”.
Un grazie all’avvocato Luigi Tuccio per quanto impoliticamente affermato.
*Coordinatore laboratorio politico Città Libera