Bella e sorridente,ti abbraccia subito con lo sguardo : Rosy (Rosa Maria Santacroce classe 1954, professione psicologa) è nel pieno fulgore della sua maturità ed appare paga di un raggiunto equilibrio interiore, manifesto
segno della completezza dell’essere.
E’ serena e rasserenante ; è bello parlare con lei : e Rosy racconta….
Racconta “ los cuentos del abuelo Rafael “ che lei, da bimba, ascoltava rapita dalla magia di ricordi lontani , coltivando in sé , fin da allora, la dolceamara nostalgia per una terra mai conosciuta ma che ,insieme alle parole ammalianti del nonno, le era entrata nel profondo
del cuore.
Rosy racconta e la storia si dipana sul filo della memoria : il passato ritorna trasfigurato , quasi rigenerato e vibrante di vita rinnovata.
E’ passionale, viscerale , il legame che unisce gli Argentini alla terra di origine dei loro avi : un Argentino discendente da Italiani non finisce mai di sentirsi italiano, per quanto lontani nel tempo possano essere i suoi progenitori!
A Palazzolo Acreide , la “perla degli Iblei” in provincia di Siracusa, viveva nel benessere , sul finire del 1800, la famiglia del bisnonno di Rosy , ricco proprietario terriero. Ma il benessere non durò a lungo !
Giuseppe Santacroce , pater familias di numerosa prole ( 9 figli : 2 femmine e 7 maschi di cui uno morto precocemente), era il prototipo dei signorotti dell’epoca : autoritario, prodigo e gaudente, dissipò fino all’ultima lira il suo patrimonio e quello della moglie
alienando ogni bene e riducendo la famiglia sul lastrico.
Non volle più restare da nullatenente nel paese dove era sempre stato “ signore e padrone” e, nella prima decade del ‘900, traslocò con tutta la famiglia , in cerca di nuova fortuna , a Reggio Calabria dove riuscì a trovare un lavoro che gli consentì di mantenere dignitosamente
la sua numerosa famiglia. E così quegli otto figli, siciliani per nascita, divennero calabresi di adozione .
Gli anni passavano. I venti di guerra sferzavano anche l’Italia e Maria Itria Valvo ,moglie di Giuseppe e madre trepidante di tutti quei figli maschi, volle proteggere qualcuno di loro dalla chiamata alle armi e fece partire per l’Argentina , mandandolo presso un compaesano che
viveva a Rosario, il primogenito Raffaele da poco ritornato dalla guerra italo-turca insignito (con Regio Decreto del 21/11/1912) di una medaglia al valor militare.
Raffaele fu quindi il primo a giungere in Argentina .Si imbarcò a Genova, alla volta di Buenos Aires, il 25/1/1913. Non aveva ancora 23 anni (era nato a Palazzolo Acreide il 29/9/1890). Poco tempo dopo, in Italia vennero bloccati i permessi di emigrazione e, scoppiato il conflitto mondiale, tre dei fratelli rimasti partirono per il fronte : uno di loro ,morto in battaglia , è seppellito,insieme ai caduti della prima guerra mondiale, nel sacrario di Redipuglia ; gli altri due, Paolo e Salvatore , tornarono salvi e rientrarono a Reggio dove si sono sposarono ed aprirono famiglia.
Intanto Raffaele, giunto a Rosario, si integrò nel nuovo ambiente iniziando il suo cammino di vita nella seconda patria che lo aveva accolto e protetto ed imparando ben presto ad amarla. Con l’Italia sempre nel cuore , divenne argentino e tutti lo chiamarono Rafael.
Nel 1919 venne assunto , come motorman de tranvias ,(e vi rimase fino al pensionamento) nell’Azienda Municipale dei Trasporti della Citta’ di Rosario.
Successivamente ( in Italia c’erano difficoltà economiche e si era già sotto il regime fascista) richiamò in Argentina i fratelli Giuseppe junior e Sebastiano ed il padre Giuseppe senior il quale, rimasto vedovo ,viveva da circa un lustro in casa del figlio Salvatore.
I tre si imbarcarono per l’Argentina il 22/2/1927. Giuseppe jr., arrivato a Rosario,conquistò subito tutti, familiari ,amici e conoscenti : era
un “hombre hermoso” ,gioioso e giocoso, estroverso e generoso ; era un provetto ballerino, suonava il mandolino con maestria e cantava come un tenore……affascinava tutti, soprattutto le donne !
Ma questo fascino gli costò la vita : morì assassinato ( Una fanciulla lo aveva preferito ad un altro pretendente che lo uccise sparandogli vigliaccamente alle spalle).
E Giuseppe entrò nella leggenda : da quel lontano 1930 nella famiglia argentina ed italiana , da una generazione all’altra, si continua a favoleggiare di lui.
Sebastiano visse a Rosario ; Si sposò ed ebbe figli e nipoti .I figli Josè ed Hector son rimasti a Rosario; i nipoti ( Angelina, Adrian e Gabriela ) vivono a Cordoba.
Giuseppe senior trascorse gli ultimi anni della sua vita in casa del figlio Sebastiano. Mantenne sempre il ruolo dominante di pater familias anche quando viveva in casa dei figli : il passato tracollo economico aveva annullato la sua alterigia ma aveva lasciato integri
il suo orgoglio e la sua fierezza ed i figli nutrirono sempre per lui un amore reverenziale riconoscendogli autorità ed autorevolezza.
I nipoti che lo conobbero conservarono e trasmisero di lui un’immagine maestosa : alto, possente, imperioso , con un cappello a larghe tese, avvolto in un mantello a ruota sotto il quale i piccoli trovavano rifugio e nascondiglio nei momenti di gioco e di tenera e insospettata complicità.
Nato a Palazzolo Acreide e rimbalzato su Reggio Calabria ,morì a Rosario nel 1936.
Raffaele, il “pioniere” della famiglia, si sposò ,a Rosario, il 24 Agosto 1918, con Rosalia Polizzi, anch’essa di origini siciliane ed ebbe tre figli : Giuseppe, Maria Itria e Leonardo.
Leonardo è il papà di Rosy. Nato a Rosario il 10/6/1929, è la memoria storica della famiglia emigrata. E’ quel che si definisce un bel vecchio dall’antico fascino : alto , vigoroso ed ancora attivo, perfettamente lucido, ha custodito in sé l’amore dei suoi padri per la “ querida Italia “ e lo ha trasmesso alla figlia.
Cresciuto a Rosario , cominciò l’attività lavorativa come rappresentante di commercio nel settore alimentare.
Nel 1953 sposò Aida Saini ,originaria della provincia di Pavia. Ebbero due figlie : Rosy e Monica,nate rispettivamente nel 1954 e 1960.
Nel 1959 mamma Aida e papà Leonardo cambiano vita e città. Si trasferiscono ad Alta Gracia nelle vicinanze di Cordoba. Leonardo viene assunto alla Renault e vi lavora per molti anni.
Successivamente apre e gestisce, con buoni profitti, un market alimentare.
La vita ,complice una serie di crisi economiche ( meno conosciute del crac argentino del 2000-2001 ma ugualmente pesanti) non è sempre facile ; ciò nonostante Leonardo ed Aida riescono a garantire alle figlie il completo ciclo di studi universitari.
Monica si è laureata in Scienze infermieristiche. Sposatasi, ha avuto due figlie e vive ad Alta Gracia.
Rosy . E’ una affermata psicologa e vive e professa a Cordoba.
Sposatasi a ventidue anni, ha avuto due figli :Guillermo , psicologo anch’egli, e Matias che è un designer .
Divorziata dal primo marito, il 12 Marzo 2011 si è sposata con Alfredo Ortiz Arzelan, valente endocrinologo e docente di Psiconeuroimmunoendocrinologia, ma soprattutto uomo buono, generoso, affabile e gioviale : “el hombre de mi vida” dice Rosy.
Insieme formano una coppia affiatata e complice, illuminata e vivificata dalla freschezza di sentimenti propria della giovinezza dell’anima.
Nella sua splendida maturità ha scoperto in sé una nascosta vena artistica : un giorno ,quasi per gioco, ha preso in mano un pennello ed ha cominciato a dipingere dando corpo alle sensazioni ed alle emozioni affioranti dalle pieghe della sua anima.
Tutti i suoi quadri sono un trionfo di luce e colore e generano suggestioni immediate e coinvolgimento emotivo nell’animo di chi li guarda.
Figlia di Leonardo e nipote di Raffaele, Rosy si è abbeverata alla fonte della struggente nostalgia del nonno, ha seguito,come un canto di sirene, il richiamo delle sue radici e si è recata già due volte in Calabria e in Sicilia ricercando e seguendo le orme dei padri.
Aveva già fatto da
battistrada il papà Leonardo che ,per primo, insieme alla moglie (la dolce Aida da poco scomparsa) nel 1993 giunse a Reggio Calabria alla ricerca di cugini che non conosceva e riallacciò dei legami di affetto che il tempo, la lontananza e le varie vicissitudini della vita avevano spezzato.
Rosy ha rinsaldato questi legami e li mantiene vivi e palpitanti aldilà di ogni distanza di tempo e di spazio.
E’ “ la sangre” che scavalca l’oceano sulla scia invisibile della nostalgia !