di Teodora Malavenda – Creatività, gusto e passione. Sono questi gli strumenti principali di cui si avvale il giovane filmaker reggino Giacomo Triglia, per realizzare i suoi lavori. Poco più di un anno fa decide di emigrare al nord, ma alla grigia Milano preferisce Cosenza.
Ed è qui che lo incontriamo, nella sede di Tycho Creative Studio, agenzia che dirige con la graphic designer Mirella Nania.
Laureatosi in arti visive (pittura) presso l’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, dal 2003 realizza cortometraggi e video musicali selezionati e premiati nei piu’ importanti festival del settore come il Torino Film Festival, il Kansk Video Festival di Mosca, il Silent Art Movies di Aosta, lo Stoccolma Film Festival e il 25a Ora Film Festival di La7.
Nei suoi progetti, memoria e contemporaneità si contaminano a vicenda dando origine ad atmosfere ricercate a tratti nostalgiche.
Cosa pensi delle forme espressive contemporanee? Ritieni si basino sul concetto di originalità?
Rischiando di dire delle cose banali, oggi è difficile parlare di “originalità”. “Tutto è stato fatto”, non si tratta più di elaborare “forme” nuove, ma di lavorare con oggetti che sono già in circolazione sul campo culturale, ri-elaborare, post-produrre, anche se i concetti stessi di ri-elaboare o post-produrre in campo artistico sono belli che datati, basti pensare a Duchamp. Internet poi abolisce il concetto di “proprietà” favorendo appunto l’arte della post-produzione attraverso la quale gli artisti, nella sua più vasta accezione, inventano nuovi usi per le opere del passato o di altri artisti contemporanei. “Il futuro è il post”.
Vorrei però citare un videoclip realizzato da Chris Milk per gli Arcade Fire che rischia di essere davvero originale. La band canadese ha realizzato un video pensato per andare oltre la visione passiva e diventare un’esperienza personale dello spettatore. Per chi ancora non l’avesse visto vi lascio il link, provare per credere: http://www.thewildernessdowntown.com/
Ti sei trasferito a Cosenza per volontà o per necessità?
Decisamente per volontà, e il tempo mi ha dato ragione. Partendo dal presupposto del voler vivere in Calabria, Cosenza è perfetta per le mie esigenze, e non parlo delle sole esigenze lavorative, perché per quello che faccio teoricamente potrei vivere e lavorare quasi ovunque. Parlo soprattutto dell’ambiente che mi circonda, qui c’è più sete di novità, c’è più interesse per la musica e l’arte in genere e il tutto mi sembra molto più vivo. Le mie precedenti esperienze lavorative reggine sono state poco gratificanti, questo accade quando le persone per le quali lavori puntano su altre “doti” che non siano la qualità, e ciò è parecchio frustrante.
Secondo te come viene recepita l’arte in Calabria?
Partendo e lasciando subito da parte il triste presupposto che in Calabria la maggior parte della gente (e dicendo “maggior parte” per fortuna salvo la restante piccola parte) conosce e giudica arte delle boiate pazzesche fatte da presunti artisti che si sentono tali perché insigniti di questo titolo da altri presunti artisti…
Se parliamo di arte contemporanea (quella vera) è dura. D’altronde non possiamo pretendere che un individuo non abituato ed educato ad un certo tipo di “cose” possa comprendere le stranezze (a volte esagerate) dell’arte contemporanea. Ci vuole un percorso educativo, lento e costante, cosa che diventa controproducente e dispersiva se hai una galleria d’arte o hai intenzione di fare un festival. Tendenzialmente chi vuole fruirla per passione opta per diversi canali che non siano quelli sul proprio territorio. Chi l’arte la fa o la vende investe la sua professionalità dove sa che questa può attecchire (quindi principalmente fuori dalla Calabria) o si “accontenta” di rivolgersi ad una stretta cerchia di gente “fidata”.
Il tuo approccio con l’arte è stato più una vocazione, un bisogno o determinato da influenze esterne?
Influenze esterne non credo proprio. Provengo da una realtà artisticamente povera, però credo che chiunque si interessi e approfondisca un determinato campo, sia esso quello artistico, musicale ect., lo fa istintivamente, perché in lui c’è una “vocazione” generica, un bisogno “fisico” che ti porta ad essere particolarmente bravo in qualcosa. “Vocazione” che la maggior parte delle volte viene ereditata alla nascita, e magari capita che il figlio di un appassionato di meccanica possa diventare un appassionato di cinema come nel mio caso, per delle semplici coincidenze che ti portano in una direzione o in un’altra. Approfondire ed eccellere in un campo o in un altro…alla base di tutto c’è la passione, che poi questa venga “spesa” nel cinema, nella musica, nella cucina o nel giardinaggio poco conta. Senza passione non fai nulla.
Dario Brunori visto da Giacomo Triglia. Ci descriveresti il fenomeno musicale dell’anno?
Con Dario ci siamo conosciuti la scorsa estate a Bova (RC), in occasione del Bova Images Festival, festival di cui curavo la direzione artistica. Di ritorno a casa sono andato ad ascoltare il suo nuovo progetto musicale, Brunori Sas, e me ne sono innamorato. Da lì il passo per realizzare il primo videoclip di “Come Stai” con la relativa nascita di una graditissima amicizia è stato davvero breve. Io credo che il loro strameritato successo, oltre alle ovvie e grandi competenze artistiche e manageriali e alla limpida freschezza dei brani, sia dovuto essenzialmente alla loro genuinità. Un progetto musicale genuino fatto da persone genuine equivale ad un enorme successo garantito e strameritato.
I nomi di tre gruppi musicali.
Godspeed You! Black Emperor, Sparklehorse, Gino Paoli.
I nomi di tre film.
I Tenenbaum, Moon, Elephant.
I nomi di tre registi.
Wes Anderson, Gus Van Sant, Milos Forman.
Il videoclip di quale artista o band ti piacerebbe girare?
Nel mondo della fantasia mi sarebbe tanto piaciuto girare un video per Sparklehorse, nel mondo della realtà preferisco il fattore sorpresa.
Pittura, fotografia e musica. C’è un elemento che le accomuna?
Tutto accomuna tutto, tutto arricchisce tutto. E’ questo il bello di appartenere alla specie umana.
Ti va di scegliere un lavoro dal tuo portfolio e di raccontarci cosa c’è dietro e dentro?
La fortuna del mio lavoro è che ogni “prodotto” si porta dietro un bagaglio di belle esperienze sempre diverse e inaspettate, quindi non saprei e non voglio sceglierne uno in particolare. Quello che posso garantire è che in tutti c’è la mia sincera passione.
Progetti futuri?
Un videoclip in griglia di partenza, tre da girare tra ottobre e dicembre e un cortometraggio da “incastrare” in questi mesi. Oltre ovviamente a tutti gli altri progetti grafici/web che porto avanti con Mirella Nania e il nostro Tycho Creative Studio.