di Grazia Candido – Da Palazzo Foti si leva un secco dissenso per lo spostamento dei Bronzi di Riace. Sulle problematiche inerenti la valorizzazione in loco delle due statue calabresi e degli altri beni archeologici, alla luce della temporanea chiusura del Museo Nazionale
per lavori di restauro, se ne è parlato questa mattina presso la sala della Biblioteca della Provincia durante una conferenza stampa organizzata dall’assessore provinciale alla Cultura, Spettacolo e Beni culturali, Santo Gioffré e dal Consigliere provinciale e Capogruppo del Prc Omar Minniti.
“Si sta creando un’immagine deturpata della Calabria un tempo terra le cui ricchezze naturali erano il vanto di un popolo pieno di tradizioni e storia – esordisce il consigliere Minniti – e nemmeno con le guerre di mafia degli anni ’80, la nostra città usciva così devastata come oggi, soprattutto dopo gli ultimi scempi ambientali con i ritrovamenti delle navi della morte. Dovevamo puntare sui beni archeologici per rilanciare le nostre potenzialità ed attirare un maggiore flusso turistico ed invece, assistiamo a tentativi mascherati di sottrazione dei nostri patrimoni, i Bronzi, fatti da uomini che non amano la nostra terra”.
Il capogruppo del Prc in ogni sua battuta, sviscera un sentito pessimismo e tanta preoccupazione sul futuro delle mitiche statue bronzee visto che i lavori di ristrutturazione di Palazzo Piacentini si protrarranno per due anni e il museo sarà quindi chiuso, in tutti i suoi comparti per molto tempo. Ma più volte, sottolinea la disponibilità della Provincia a cooperare con tutte le altre istituzioni locali e regionali per risolvere la paventata “perdita di due statue troppo ambite da esponenti non calabresi”.
“Perchè non si è pensato a fare una ristrutturazione per ogni ala del museo in modo da permettere ai turisti di continuare a vedere i beni archeologici? Perchè occorre fare ai bronzi un altro lifting della durata di due mesi presso la città capitolina e non farlo in città così come era stato fatto in precedenza e ancora- si domanda Minniti – se per il G8 le statue non potevano essere spostate come mai oggi, possono essere trasferite? Il museo resterà chiuso per due anni, siamo sicuri che i bronzi dopo il restauro a Roma torneranno in riva allo Stretto?”.
Dubbi presenti anche nell’assessore Gioffrè sino ad oggi non interpellato da nessuna istituzione sull’eventuale spostamento delle statue ed è fermo sulla decisione di “opporsi con tutte le forze al trasferimento ma concorde solo, ad un eventuale collazione delle statue presso palazzo Campanella, sede e simbolo dei calabresi”.
“Siamo di fronte ad una forma di colonialismo culturale che ancora una volta, colpisce l’unico patrimonio che abbiamo – afferma Gioffrè – Dai vari musei del mondo non è mai uscita una statua quindi, non vedo la necessità di togliere al popolo calabrese un patrimonio inestimabile quando abbiamo strutture sicure come il Consiglio regionale che può ospitare i bronzi o ancora il palazzo della Provincia, Villa Zerbi e tanti altri edifici anche da ristrutturare come palazzo Nervi, dove possono essere allocate le altre opere archeologiche del museo. Siamo disposti a fare una rete museale per coinvolgere i paesi della joinica e della tirrenica affidando loro, sino alla ristrutturazione del nostro museo, alcuni beni archeologici. Questo è un atto culturale e di crescita di un popolo che sa pensare ed agire per il bene della sua terra”.