Oltre il passaggio fiancheggiato da muri in pietra, si apre una grotta che ricorda la cripta di un’antica chiesa medievale. Le grosse pietre incastonate nei muri scandiscono lo spazio e il tempo, intervallati da funzioni geometriche. La convessità della capolettera di “Undead” (“scolpita” su legno dagli amanuensi d’un tempo) fa capolino sul muro, come un bassorilievo canoviano, svelando così il carattere di questo luogo. Un carattere deciso e ben definito, come quello d’un segmento che giace al di sopra, anziché al di sotto, della sua rappresentazione grafica. Questo è l’Undead: una piccola cavità che si addentra nello storico sottosuolo reggino, fino a lambire la storia dimenticata e le sonore rarità, nonché a ricondurre le anime affini entro le medesime coordinate spazio-temporali. Accade a Reggio Calabria, in via Aschenez 64, là dove il rock, l’alternative rock, lo shoegaze, il pop, il synth pop, il trip hop, il punk, il post-punk, la new wave, la dark wave e
l’italo disco e altro s’incrociano e mescolano con echi di chitarre elettriche, sintetizzatori e batterie elettroniche. In una parola: “Undead”.