“E’ una crisi che nasce dal tessuto sociale: le famiglie non hanno più disponibilità dal punto di vista economico.
I giovani non trovano occupazione né in Calabria
né fuori dalla Regione. E, di conseguenza, se la società non è in grado di spendere, è naturale che ciò inneschi gravi problematiche all’economia regionale”. Donatella Romeo è il Segretario Generale di Unioncamere Calabria, oltre che Segretario Generale delle Camere di Commercio di Crotone e di Vibo Valentia. L’analisi della crisi, da lei effettuata per Strill.it, mette radici nella società calabrese, ancor prima che nell’economia territoriale.
Un sistema imprenditoriale regionale composto, secondo il rapporto 2011 dell’Osservatorio Economico della Calabria realizzato da Unioncamere, da 180.962 unità, di cui quasi l’87% in attività. Sono le Province di Cosenza e di Reggio Calabria a detenere la maggior fetta dell’intera struttura imprenditoriale (64,1%) in quattro settori strategici: agricoltura, commercio, costruzione e manifatturiero. Ma, come riferito da Romeo, è una crisi che investe l’economia generale, colpendo indiscriminatamente: “Si hanno forti problemi di liquidità; le aziende, anche quelle ‘sane’, non riescono a vendere oppure vendono a credito: un circolo vizioso che soffoca il sistema nel complesso. Naturalmente” – ha aggiunto Romeo – “vi sono settori meno colpiti, quale il mercato dei beni di lusso, ma, nell’insieme, tutta la fascia medio-bassa delle imprese è intaccata gravemente”.
Il potere d’acquisto delle aziende e delle famiglie, secondo Unioncamere, ha costretto queste ultime a rivolgersi a consulenti finanziari per la rinegoziazione dei mutui e la ricontrattazione di investimenti. Dal rapporto 2011 di Unioncamere Calabria emerge, altresì, che la crisi è stata incisiva soprattutto nel settore edile e nel commercio, come Strill.it aveva già denotato precedentemente. Le cessazioni aziendali, infatti, sono state superiori alle aperture a causa della contrazione della domanda ed agli alti costi di produzione (su tutti: flessione del commercio trasportistico, autoveicoli e ciclomotori).
Ma chi ha la peggio in tutto questo?
“Sicuramente i giovani, in questo caso giovani commercianti” ha detto Romeo. “Se la situazione non cambia, dato che loro sono il futuro, potrebbero esserci conseguenze ancora più gravi”.
Altro settore calabrese in crisi è quello dell’artigianato. Unioncamere ha registrato in esso un trend positivo soltanto per la Provincia di Reggio, mentre le altre faticano a tenere la strada; addirittura, Catanzaro è risultata la Provincia italiana con il peggior tasso di sviluppo dell’artigianato locale.
Ma se alcuni settori vanno in crisi, non ci si può, di certo, piangere addosso. Bisogna arginare le dinamiche negative. Per quello che si può.. “L’innovazione è fondamentale” suggerisce Romeo. “Ciò non significa che un’idea, se non attecchisce in un breve lasso di tempo, sia fallimentare. Bisogna saper attendere: Steve Jobs” – ha aggiunto saggiamente – “ha rivoluzionato il mondo telematico nell’arco di decenni!”. Ma per essere innovativi serve, comunque, un retroterra culturale molto florido: “Avere una visione d’insieme, raccogliere esperienze all’estero, non arroccarsi in situazioni di nicchia: serve, insomma, molto dinamismo”.
E la politica? “La politica deve creare le condizioni. E’ finito il tempo dei singoli finanziamenti a pioggia. Occorre eliminare ostacoli strutturali, ad esempio dando maggiori incentivi all’accesso al credito”.
Innovazione, conoscenza, dinamismo. Nonostante la crisi, c’è chi segue questi presupposti. E fonda nuove imprese, partendo da zero: secondo il rapporto Unioncamere 2011, sono 6824 le “vere” nuove imprese per la Calabria.
E allora, forse, il futuro potrebbe non essere così nero…magari grazie alla “Grande Madre Europa”.
“Possiamo risollevarci. La crisi è forte, ma possiamo farcela. Gli aiuti economici che arriveranno dall’Europa” – ha concluso Romeo – “saranno molti. E decisivi”.
(3 – continua)