• La lezione di Tabularasa: il malato respira ancora…

    di Clara Varano – Un viaggio lungo 32 serate, vissute cercando di interpretare, analizzare e dare risposte.Un viaggio attraverso percorsi accidentati e alle volte inesplorati, quegli stessi percorsi che rappresentano la nostra storia.

     tabularasa marco paolini gente tabularasa marco paolini

    Un pubblico attento e numeroso che ogni sera viene coinvolto e torna a casa con una consapevolezza maggiore e diversa. Questo è stata la quarta edizione di “Tabularasa”, il contest organizzato da Giusva Branca e Raffaele Mortelliti, che quest’anno è riuscito ad unire realtà differenti, tanto per le riflessioni cui ha dato spunto, quanto per i numerosi territori tutti diversi, dall’Aspromonte alla Piana, da Reggio Calabria alle Isole Eolie, che ha coinvolto 130 ospiti, ammirati dalla partecipazione, dalla qualità, dalla durata e dall’unicità del contest, che ha suscitato in loro, specie per chi per la prima volta ha calcato il suo palco, l’entusiasmo che negli anni “Tabularasa” ci ha abituati a conoscere. L’Italia analizzata dalla Calabria, a colloquio con ciascuno di loro. Una sfida lanciata dagli organizzatori non solo a se stessi, ma all’intera Reggio Calabria ed a tutti i comuni del reggino protagonisti, che hanno risposto partecipando, copiosamente e instancabilmente, ad ogni serata.

     

     

    Tema spinoso di quest’anno “Il vuoto”. Quel vuoto lasciato nelle nostre vite da verità mancate e verità nascoste, da inganni, segreti e memorie perdute, scandagliato, nel mese di Luglio, da Mortelliti, Branca e il loro intero parterre di ospiti.

    SavianoAd alzare il sipario su “Tabularasa 2013”, però, un fuoriprogramma il 15 Maggio, che ha visto sul palco, discutere del ruolo della ‘ndrangheta, lo scrittore Roberto Saviano, autore di “Gomorra” e del più recente “ZeroZeroZero”, e il procuratore della Repubblica, Federico Cafiero De Raho, noto per la acerrima lotta al clan camorristico dei Casalesi ed oggi impegnato in primo piano in quella contro la ‘ndrangheta. Il potere della parola ed il suo effetto non sfuggono ai protagonisti di questa e di altre serate dedicate interamente alla nostra terra. Ad intervenire, infatti, durante la rassegna di Luglio, altri interpreti delle problematiche della vita quotidiana calabrese, come Nicola Gratteri e Vincenzo Panico.

    Mieli-Crainz“Tabularasa”, tuttavia, è una lente di ingrandimento sui problemi dell’intero Paese, quelli attuali ed i passati, osservati e scrutati da più punti di vista, ricercando i tratti di storia che hanno condotto ad essere l’Italia quella che oggi tutti viviamo. È così, che al centro di ogni dibattito, in un modo o nell’altro, spesso partendo da vie differenti, approda la parola verità, o meglio la sempre assente verità su quei fatti storici così rilevanti per il nostro Paese da lasciare, appunto, il vuoto incolmabile creato dalle bugie raccontate su quegli avvenimenti, che secondo molti ci impedisce di andare avanti. Ne sono convinti Paolo Mieli e Guido Crainz, ospiti della quarta serata, secondo i quali gli errori commessi nel corso degli anni passano attraverso una grande menzogna che gli italiani raccontano a se stessi, da sempre, su se stessi. Franceschini-FasanellaFalsità create ad hoc, da un potere occulto che cerca di manovrarci e condurci in una direzione ben determinata e già precostituita, attraverso la strategia della tensione che, dalla strage di piazza Fontana alle più recenti, mette a soqquadro la realtà per sconvolgere e controllare le decisioni. Ne è convinta Stefania Limiti, che non esita a focalizzare l’attenzione su uno dei capitoli più dolorosi della storia italiana: la strage di Capaci e le sue conseguenze. Ma ancora, il caso Moro, il ruolo e la storia delle Brigate Rosse, raccontata dalla vivavoce di Alberto Franceschini, che assieme a Mara Cagol e Renato Curcio fu il fondatore delle prime Br. Intervistato da Giovanni Fasanella, Franceschini parla, senza usare mezzi termini, della sua ricostruzione dei fatti.

    AmbrosoliCosì, quasi senza rendersene conto, “Tabularasa”, giorno dopo giorno, offre gli spunti e le chiavi di lettura, necessarie per iniziare a riempire il vuoto, per intraprendere quella ricerca che fino ad oggi probabilmente era sfuggita a molti. E questi sono solo alcuni dei personaggi di fama nazionale ed internazionale che si sono susseguiti sui diversi palchi di “Tabularasa”. Assieme a loro, fra i tanti, Ferdinando Imposimato e Pino Aprile, Umberto Ambrosoli e Raffaella Calandra, Luca De Biase, Claudio Giua, Gabriel Kahn, Antonio Rossano, Guido Scorza, Piergiorgio Morosini. ImposimatoNessuno ha mancato, in un modo o nell’altro, l’appuntamento dedicato al tentativo di dirimere l’oblio che da troppi anni attanaglia l’Italia e gli italiani. E di oblio, verità e memoria, si parla anche nell’ultima straordinaria serata del contest. In una Torre Nervi de “La luna ribelle”, gremita e senza più posti a sedere, difatti, sale sul palco Marco Paolini, cercato da Branca e Mortelliti fin dalla prima edizione di “Tabularasa”. Con lui si scrive l’ultimo capitolo, per il 2013, della kermesse. In scena vanno la pietas, l’immedesimazione nel dolore altrui, la tragedia di cui il nostro Paese è pregno e la memoria di queste sciagure, quella che ostinatamente gli italiani si impegnano a cancellare, quasi come un brutto ricordo, quasi come un lutto collettivo che non deve essere rievocato. È solo attraverso il suo recupero e l’epurazione della paura di farlo, spiega Paolini, che si può andare avanti.

     

    Inti_IllimaniTra talks e trasferte, “Tabularasa” non è stata, in ogni caso, solo conversazione. In un mese intero di incontri c’è stato spazio per i bambini, con “Tabularasa Kids”, per il teatro, per la cucina con “Starchef” e gli showcooking di Marcello Valentino, Igles Corelli, Andrea Golino e la loro interpretazione del cibo. E ancora, protagonista la musica con gli Inti Illimani, che hanno riempito l’arena dello Stretto, dopo trent’anni di assenza dalla Calabria, Eugenio Bennato, i Mattanza. StrillaerischiaIl premio “Strillaerischia”, che a Lipari, varca i confini italiani e divenuto internazionale viene assegnato a tre giornalisti che hanno osato, rischiato e si sono messi in gioco pur di rispettare l’obbligo deontologico e morale della divulgazione delle notizie, come Anna Migotto, Susan Dabbous ed Eric Frattini. Insomma, grandi numeri e grandi serate, “quello che però, resta, al di là dei numeri, che hanno sorpreso anche noi, e degli ospiti – concludono, dando appuntamento al 2014, Branca e Mortelliti –, sono le emozioni e l’entusiasmo vissuti con un pubblico sempre partecipe e che non ha mai deluso. Ripartire da qua si può. Ripartire da qua, insieme, si deve!”

     

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