• Racket, operazione "Zain": due nuovi fermi nel vibonese

    Due nuovi fermi di indiziato di delitto sono stati eseguiti da parte degli uomini della Compagnia dei Carabinieri di Vibo Valentia per l’operazione antiracket “Zain” che, pochi giorni fa, aveva portato in carcere 5 esponenti del gruppo criminale che avevano taglieggiato il proprietario del noto Mulino Morelli di Vibo Valentia. I provvedimenti, emessi dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia, sono stati notificati dagli uomini della Stazione Carabinieri del capoluogo e dai loro colleghi della Stazione Carabinieri di S. Onofrio e riguardano Francesco Fortuna, colpito dal fermo di polizia giudiziaria gia’ nelle prime fasi dell’operazione antiracket dei militari dell’Arma, e Salvatore Patania, trentenne imprenditore residente a Stefanaconi. I Carabinieri, all’indomani dei primi arresti dell’operazione Zain, avevano intensificato le indagini al fine di riuscire a consolidare il notevole castello accusatorio gia’ in loro possesso nei confronti dei 5 indagati per l’estorsione ed il danneggiamento ai danni dell’imprenditore vibonese, compiuta a partire dalla meta’ del mese di luglio. E’ stato cosi’ possibile acquisire ulteriori e elementi a carico di tutti gli esponenti della banda ed in particolare nei confronti dei due nuovi fermati, che sono stati identificati in maniera inoppugnabile come due degli elementi del gruppo che, poco dopo l’atto intimidatorio avvenuto la notte del 21 luglio, si presentarono da Morelli per spingerlo a cedere alle richieste estorsive per evitare ben piu’ gravi conseguenze sia alla sua attivita’ che alla sua famiglia. Fortuna, rintracciato dai militari poco dopo essere rientrato a Stefanaconi dal Nord-Italia, era uscito dopo pochi giorni dal carcere affermando la propria estraneita’ all’intera vicenda e che il proprio coinvolgimento era stato dovuto solo ad un passaggio dato in macchina ad uno degli estortori. L’uomo aveva infatti opposto ai giudici di non essere mai sceso dal veicolo e che era completamente all’oscuro di cosa fosse stato detto durante la conversazione tra Morelli ed uno degli esponenti della banda, nello specifico Ottavio Scrugli. (AGI)

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