di Francesco Maino – Amico caro,
forse avrei voluto dire (ma non sono riuscito a farlo perché non riuscivo a riflettere, essendo stato molto emozionato accanto ad Anna, mia figlia, che voleva essere protagonista) che la mia remota ispirazione alla tragedia che ho maldestramente provato a ricomporre nel mio paesaggio linguistico deriva dalla visita (fatale) di Capo Colonna (tempio di Persefone), e del parco archeologico di Locri (ancora il tempio di Persefone!), allora non lo sapevo ma i reconditi significati del mito scavavano dentro di me, scavavano con “tutte le carte in regola” per portare alla luce il teschio della mia angoscia (che più non temo).
E nel ringraziarti infinitamente per avermi dato la consapevolezza che il Mediterraneo è il mio destino (non già il Cadore!), ti vorrei dire che mi piacerebbe scrivere del barone, della pasta alle polpette, della birra al bergamotto, di palazzo Nieddu, del bar Riviera, di Ettore, dei cognomi Piromalli e Mammolito, più che cognomi sentimenti fonici oscuri, vorrei dire dell’I.C. Reggio-Taranto, di Monasterace, Stilo e Caulonia, dello Jonio blu in una domenica di maggio, maggio di frontiera, alla dogana dell’estate violenta, in cui io, in braghette nere-albicanti e Anna mia, in mutandine rosso-melograno, e Laura pure iper-materna, lucravamo insieme il sole agli Dèi (si può?) raccogliendo sassolini che sembravano gli ossicini marini di alcune specie protettrici ormai estinte, poi vorrei dire di Gerace, della calendula, dei fiori verginali, dei cactus che sembravano le statue del Brancusi, e delle persone che ho conosciuto, tutte belle, tutte care, il contrario di furiose o feroci, e poi vorrei dire dei nostri abbracci feaci e delle lacrime immaginarie che zampillavano dagli occhi alla stazione di Locri (Epizefiri), era la felicità d’un piccolo pugile (io) che vince l’olimpiade (a Olympia).
E che vince? Le lacrime d’un popolo nato mito.
Ecco: grazie, volevo dirti.
Grazie da parte della mia famiglia che aggiunge alla mie micragnose parole i baci belli di cui è capace.
p.s. mi piacerebbe scrivere, un giorno, con calma, per dare alla Locride non derelitta (un modestissimo contributo, il mio) un destino migliore, forse non servirà a niente, ma servirà a me, a noi.
Lettera di Francesco Maino a un amico, dopo il breve soggiorno nella Locride in occasione del talk e cultural tour “Levantina”, promosso dal GAL Terre Locridee e ideato da Myth euromed, col patrocinio del Museo e Parco archeologico nazionale di Locri Epizefiri e
dell’Ambasciata di Grecia, svoltasi gli scorsi 6 e 7 maggio.
Francesco Maino, scrittore e avvocato, è nato nel 1972 a Motta di Livenza e vive nel Veneziano. Ha vinto il premio Calvino nel 2013 col romanzo d’esordio Cartongesso (Einaudi).