Reggio Calabria è la città più grande della Calabria. Rispetto a Cosenza e Catanzaro sarebbe, in teoria, molto più votata al mare, eppure ha una caratteristica che la accomuna al resto della regione.
Non è un mistero, infatti, che la sua tradizione gastronomica abbia una preponderante passione per cibi che sarebbero più tipici di zone non costiere.
Calabria: terra sul mare, non di mare?
La città dello Stretto, al netto di alcune eccezioni (come ad esempio Scilla), non è un’anomalia per la regione. Tant’è che la questione è diventata motivo di riflessione antropologica nell’ambito di un’intervista rilasciata dal governatore a Il Fatto Quotidiano.
“La Regione – è stato detto ad Occhiuto – ha 800 chilometri di costa e nemmeno un piatto di pesce nel menù tipico”.
Forse una forzatura considerato che in realtà, ad esempio, attorno a Reggio si consuma lo stocco ed il pesce spada in molteplici modi, ma con un fondo di verità abbastanza evidente.
Basti pensare alla passione per le frittole e la salsiccia dei reggini o alla soppressata in altre zone.
La tradizione storica spiegata da Occhiuto
“Gli arabi – ha spiegato Occhiuto – coi quali non ce la portavamo bene, abitavano la costa. Non sui monti. E infatti abbiamo regolato i conti eleggendo il maiale a re della nostra tavola”. Sfumature quelle analizzate, che non devono distrarre forse da alcune preziose evidenze. La prima è che la Calabria è una terra sia di mare che di montagna e questa dovrebbe essere una ricchezza, anche dal punto di vista turistico. La seconda è che il buon cibo non ha bandiere, lo stesso governatore nei giorni scorsi aveva messo una firma contro il cibo sintetico.