di Grazia Candido (foto Gianni Siclari) – Abbiamo tutti le nostre macchine del tempo che ci riportano indietro e quelle si chiamano ricordi o che, invece, ci portano avanti e quelle sono i sogni. E ieri sera in un gremito teatro “Cilea”, grazie ad un romantico ed ironico Paolo Conticini, protagonista del travolgente one man show “La prima volta” per la regia di Luigi Russo, altro evento di punta della rinomata kermesse dell’Officina dell’Arte, siamo saliti su quella macchina del tempo sempre puntuale a farci capire che mentre temporeggiamo ad indugi e rinvii, la vita passa.
Lo sa bene l’attore pisano Conticini che, dopo aver cantato l’Inno di Mameli insieme al suo pubblico alzatosi in piedi, parte dal lockdown e dai suoi cinquant’anni appena scavalcati per intraprendere un lungo viaggio tra musica e racconti delle sue prime volte, il primo bacio, il primo lavoro (modello, gestore di una palestra, buttafuori in una discoteca), il primo concorso di bellezza, il primo amore, il primo provino nello spettacolo, il primo incontro a 23 anni con Christian De Sica (era il 1995 quando gli assegnò una parte nel film da lui diretto, “Uomini uomini uomini”) e non importa se su quel palco è solo perché con la sua chitarra, due sedie rosse e un leggio, riesce a vincere una sfida per nulla facile.
Mentre scorrono sul led le foto di quando era bambino, della sua moto, dell’amato nonno e della dolcissima compagna Giada (“la prima moglie e l’unica”, lo rimarca sorridendo), Paolo confida le sue insicurezze, le paure e la fragilità di “non essere all’altezza” di svolgere quel ruolo, quel lavoro, “il più bel lavoro al mondo” che gli ha permesso di avere la vita che ha sempre sognato.
Novanta minuti scorrono velocemente, non si ha nemmeno il tempo di distrarsi un attimo perché quel serrato, divertente e a tratti commovente racconto di momenti belli, sconfitte, delusioni narrate seguendo il filo di canzoni da Venditti a Morandi, mostra non solo la bravura artistica di Paolo, un perfetto showman, ma la sua sensibilità e quando la si trova in un essere umano non è altro che poesia.
Il suo nome è connesso alla serie televisiva “Provaci ancora prof” dove ha recitato con l’attrice Veronica Pivetti, la sua “nave scuola” e lei, insieme a De Sica e Scognamiglio sono le voci registrate che entrano ed escono in questo incredibile live e nella carriera di Paolo, “carriera nata per caso, come ci fossi caduto dentro, partecipando a due provini, uno andò male e l’altro bene”.
Il pubblico ride per quei siparietti che riesce ad incastonare alla perfezione tra eventi che gli segnano purtroppo la vita ma Paolo lo fa in maniera ironica e coraggiosa consapevole che, in questa esistenza, niente è facile ma nulla è impossibile.
“Ho fatto talmente tanti lavori che non me li ricordo. Ho fatto il meccanico di moto, il redattore di una testata giornalista, l’avvocato, il manager sportivo, il comandante di una nave, il ginecologo, il fashion blogger, l’attore e sono stato pure una volpe – afferma Conticini . Il mio è un lavoro meraviglioso, mi ha permesso di vivere tante vite, cose fantastiche che non avrei mai avuto il coraggio di vivere e di fare. Ho conosciuto persone importanti e per questo mi ritengo molto fortunato ma non sono tutte rose e fiori perché con questo lavoro sei perennemente disoccupato, sei sempre alla ricerca di un contratto che ti permetta di andare avanti, sei sempre alla ricerca di un qualcosa che ti faccia svoltare nella vita. Voi conoscete di me le cose che sono andate bene, non sapete le volte che mi hanno sbattuto la porta in faccia e ce ne sono state tante. Ma mi sono servite a crescere, mi hanno forgiato – postilla orgoglioso -. In me, c’è sempre questo conflitto interiore nonostante sono 26 anni che faccio questo mestiere, ho sempre paura di fallire, di non farcela ed è una sensazione orribile. Una cosa è certa, mi piace da morire questo senso di inadeguatezza, di vergogna, è la spinta a fare meglio”.
Un lungo e fortissimo applauso travolge il “vulcanico” protagonista che, anche in questa sua prima volta da solista, ha saputo dimostrare che la vita non è uno spettacolo muto o in bianco e nero, ma un incredibile arcobaleno pieno di colori che va ammirato e vissuto senza se e senza ma.