È stato un discorso particolarmente duro quello che Giuseppe Conte ha riservato al Senato per anticipare le sue dimissioni. Il destinatario delle sue invettive è stato il Ministro dell’Interno Salvini, attaccato per aver mandato all’aria il lavoro di quattordici mesi dell’esecutivo in nome di interessi personale e logiche elettorali di prospettiva.
Il premier, tra le opere per le quali si era lavorato, sottolinea come ci fossero situazioni ferme da anni e sbloccate dal Governo. Un lavoro che in alcuni casi potrebbe essere messo a rischio dalla caduta dall’esecutivo o che rischia di finire nel dimenticatoio per il modo in cui l’esperienza governativa si è conclusa.
“Avete offuscato – ha tuonato Conte – la miriade di iniziative, che sono valse a sbloccare opere ferme da anni, anzi da lustri: il terzo valico, la TAP, le autostrade Asti-Cuneo, Ragusa-Catania, il quadrilatero Marche Umbria, gli aeroporti di Crotone, Foggia, Reggio Calabria, il porto di Gioia Tauro, le varie misure di risoluzione delle crisi aziendali per rilanciare il Sud”.