Non potevano mancare le soppressate alla festa della Lega visto che il ministro dell’Interno Matteo Salvini è stato eletto proprio in Calabria e la Calabria non si è fatta attendere
I bus partiti dalla punta dello Stivale sono stati tanti con stupori manifestati sui social, ma le soppressate alla festa della Lega in realtà non sono mai mancate. Forse spinti dall’annuncio della massima attenzione contro la mafia. I calabresi in quel di Pontida sono sempre, o quasi, stati presenti fin dai tempi del senatur, fin dai tempi in cui la Calabria era il profondo Sud. non c’era uno stand così visibile probabilmente, ma i tempi sono cambiati. La Lega non è più la Lega Nord, ora è solo la Lega e dal 0,25% in Calabria è passata al 5%. Ora i cittadini sono indecisi tra Salvini e Di Maio. Così non c’è da stupirsi se proprio a Pontida i calabresi non abbiano voluto deludere Salvini ed i loro concittadini che lì hanno sostenuto il Carroccio.
Non mancavano le soppressate alla festa della Lega, ma la scena è tutta di Salvini rockstar
Urla, cori, selfie ed entusiasmo. Matteo Salvini in versione vicepremier e ministro dell’Interno è accolto dal suo popolo a Pontida come una rockstar. Per lui sono arrivati migliaia di militanti con bandiere, maglie e cappellini, su autobus partiti all’alba da tutta Italia. Il raduno della Lega va in scena sul ‘sacro suolo’ dove il Carroccio raduna i suoi dal 1990, con un’inedita dimensione nazionale. Intuibile dal mix di accenti non solo ‘padani’, fotografata dal colpo d’occhio sui gazebo con i prodotti tipici di tutte le regioni.
“Qui – racconta Salvini – ragazzi da Sicilia, Puglia, Calabria, Veneto, Emilia e Toscana ballavano e si divertivano”. Per gli organizzatori i presenti sono 75mila. Di sicuro il ‘pratone’ è affollato e tutti aspettano ‘il capitano’. Che non si fa desiderare e concede un lungo bagno di folla. Un giro per gli stand condito da selfie tra i cori dei sostenitori.
In oltre un’ora di comizio il leader leghista regala uno show tra citazioni (da Walt Disney a Simone Weil), invettive contro i giornalisti Gad Lerner, Eugenio Scalfari e Michele Santoro “rosiconi e menagramo” e preghiere per il “compagno di viaggio” scomparso, Gianluca Buonanno. Per concludere con il giuramento, stretto con il suo popolo, “di non mollare finché non avremo liberato i popoli di questa Europa”. La liturgia leghista è nel pieno della sua mutazione. Lo conferma il contrasto cromatico tra il blu, colore ufficiale che campeggia sul palco con lo slogan ‘Il buonsenso al governo’, e il verde che ancora prevale nell’abbigliamento dei presenti, che non rinunciano a maglie e cappellini con la scritta ‘Padania’. Lo stesso dualismo è esposto sul versante del colle che fronteggia il palco, dove sono spiegati gli striscioni ‘flat tax subito’ e ‘Salvini liberaci dai clandestini’, ma anche lo storico ‘secessione’.