di Grazia Candido (foto Gianni Siclari) – Semplicemente esilarante. “Se ti sposo mi rovino” commedia scritta e diretta dall’attore Marco Cavallaro, messa in scena ieri sera al “Francesco Cilea” all’interno della rassegna teatrale dell’Officina dell’Arte, è decisamente, assolutamente una pièce esilarante. Un testo che va visto e goduto ma soprattutto, è una scrittura ben curata che regala tantissime risate, come aveva promesso il regista Cavallaro “una ogni 17 secondi”. Il pubblico infatti, bellissimo ammirare la massima culla dell’arte reggina gremita, non riesce a trattenere la risata e ad ogni battuta, si lascia andare in sorrisi che, a volte, spiazzano anche i bravissimi attori.
In una girandola di bugie e situazioni paradossali, tra telefoni che squillano, campanelli che suonano, persone e oggetti nascosti negli angoli più improbabili dell’intera abitazione, il fedele maggiordomo Ugo (i cui panni li indossa il mattatore Marco Cavallaro) assiste impotente al disfacimento di un collaudato programma di appuntamenti settimanali e si vede costretto a sottostare ai piani di rivalsa delle sfortunate, quanto agguerrite, “promesse spose”.
Sul palco si coglie subito l’affiatamento di un team ben costruito, solido, cresciuto insieme in queste 97 repliche e l’alchimia maschile dei due personaggi che è talmente calibrata che i ruoli si completano a vicenda.
Il pubblico apprezza tributando continui applausi, la squadra di eccellenti e giovani attori composta da Valentina Tramontana (Amalia), Alberto Barbi (Franco), Ramona Gargano (Melissa), Olimpia Alvino (Luisa), Ludovica Bei (Camilla) abilissimi a mettere in scena una vera commedia d’autore. Il testo è scorrevole e le battute sono inanellate con grande abilità linguistica in un percorso logico che mantiene il ritmo sempre incalzante segnato da brani musicali che non lasciano mai un attimo di calo né tregua alle risate. Ottimi i tempi teatrali, incalzanti le battute e veloci cambi di scena e di abito degli attori impegnati ad uno sforzo fisico non indifferente viste le continue entrate ed uscite di scena perfettamente concertate.
Il tutto ruota intorno al miliardario scapolo e seduttore Franco che frequenta una moltitudine di donne alle quali, preso dall’enfasi del momento, chiede di sposarlo. Mentre lui è fuori per “affari”, piombano in casa sua Melissa, Camilla, Luisa e Amalia, quattro sue “fidanzate”. Tocca al fidato maggiordomo Ugo fare di tutto e di più per impedire che le quattro donne si incontrino nella grande casa del suo padrone.
Il problema è che tutte e quattro, ignare di non essere le uniche fidanzate di Franco, decidono di stabilirsi in casa sua aspettandone il ritorno. Da qui, si innescano una serie di situazioni divertenti che mostrano il grande e minuzioso lavoro linguistico del regista Cavallaro, l’ottima capacità dialettica di modulare parole e passaggi. Sicuramente, la cosa che colpisce lo spettatore sono l’anellamento delle battute, sempre precise, mai volgari, ben organizzate tra i tempi e, nonostante la velocità dei ritmi, la naturalezza scenica dei singoli attori.
Non c’è un leader in questa commedia, tutti gli interpreti compresa la reggina doc Valentina Tramontana (perfetta nel suo ruolo di Amalia fissata con lo sport, per la prima volta calca il teatro “Cilea” e ritorna nella sua città natale dalla Capitale che da anni l’ha adottata) riescono ad aprire e chiudere le porte della commedia con una precisione quasi chirurgica. Tra il continuo echeggiare del “non ho capito” della shampista Melissa, la storia del dongiovanni Franco volge al termine tra la delusione di un pubblico che vorrebbe “rapire” il cast. Ma dopo il selfie di rito è giusto andar via e affrontare nuove avventure, lasciare quel palco che “ci ha rifocillato per oltre due ore di emozioni, calore, puro amore che solo Reggio Calabria e l’Officina dell’Arte potevano donarci”. Parola degli attori.