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    Lamberti Castronuovo abbandona l’aula consiliare: “A tutela della mia dignità”

    “Ho dovuto abbandonare, a tutela della mia dignità, l’aula del Consiglio Metropolitano. Lo stesso era stato convocato in 2° convocazione per le ore 16.00 di oggi 4 dicembre. Alle ore 17.03, ben un’ora dopo l’orario previsto, erano presenti in aula solo due consiglieri (Giannetta e Zampogna)”. Apre così la nota stampa Eduardo Lamberti Castronuovo Consigliere Metropolitano e aggiune: “Ho invitato il Segretario Generale a prendere atto del mio abbandono dell’aula avvenuto abbondantemente dopo l’orario previsto dallo Statuto.
    La decisione, sofferta, è maturata anche perché tutti i consiglieri erano chi nei corridoi, chi rintanato nelle segrete stanze di Palazzo Alvaro. Quasi tutti a colloquio con sindaci e dirigenti scolastici, ognuno dei quali aveva istanze, spesso più politiche che tecniche. Per quanto mi è dato sapere.
    Il dimensionamento scolastico è problema molto serio che non può certo essere affrontato in zona cesarini.
    Ma la cosa più grave che registro è l’assoluto disprezzo dei consiglieri presenti in aula che non sono stati raggiunti dal benchè minimo messaggio di scuse o quantomeno da un annuncio di ritardo.
    Non è la prima volta che si verifica questo atteggiamento di malcostume, che non tiene conto né della dignità dei consiglieri metropolitani democraticamente eletti, né dell’amministratore che sottrae molto tempo alla sua vita privata e professionale.
    Cosa buona e giusta se il tempo lo si impegna per servire il Popolo, cosa inaccettabile ed oserei dire disgustosa se il tempo lo si deve perdere attendendo chi, in spregio della buona educazione, non tiene conto delle buone maniere, alle quali un rappresentante delle Istituzioni, è tenuto.
    Questo dilettantismo politico, che mostra solo i muscoli dei numeri costituiti da una aggregazioni di uomini signorsì, offende chi non è disposto a piegare il capo per qualche nomina o prebenda.
    Ho immediatamente informato il Signor Prefetto, a mezzo pec, chiedendo un intervento atto a valutare la legalità di un consiglio che probabilmente si terrà ugualmente, considerate le modalità di un consesso dove la discussione è pleonastica, perché le decisioni si prendono in altra sede e preventivamente, e per di più all’ultimo momento.
    E’ come partecipare ad un processo dove il giudice ha già condannato l’imputato, quale che sarà l’arringa e le buone motivazioni dell’avvocato difensore,
    Un modo di governare così, è offensivo per la democrazia, per la buona amministrazione e per i sacrosanti diritti di chi non la pensa come la stanza dei bottoni.
    Nelle prossime riunioni di consiglio, se questo malcostume dovesse continuare, mi avvarrò della prerogativa che ha un consigliere metropolitano di chiedere, al segretario generale, la verifica del numero legale appena un minuto dopo la scadenza prevista dallo Statuto.
    Come si può chiedere al Popolo di rispettare le regole se i vertici politici ed amministrativi non lo fanno?”