di Domenico Grillone – “Da oggi ci mancherà molto, non possiamo negarlo”. Esordisce così il Procuratore aggiunto Gaetano Paci, attualmente facente funzioni di Procuratore capo alla Procura di Reggio, riferendosi all’addio di Cafiero de Raho, pronto ad insediarsi nel ruolo di Procuratore Nazionale Antimafia. E lo dice con evidente commozione nel corso dell’incontro svoltosi stamane all’auditorium Versace del Cedir.
“Io per primo, assieme a tutti i colleghi dell’Ufficio, sentiamo il peso enorme dell’eredità che lui ci lascia. Una eredità forte perché nel corso di questo tempo il procuratore Cafiero ha saputo insegnarci con la sua determinazione, abnegazione quotidiana, la costante attenzione a tutto ciò che accadeva in Ufficio, ha saputo insegnarci un modello di magistrato ed uomo delle istituzioni che io non esito a definire di rilevanza universale”. “in questi anni ho capito la grande cura che il procuratore De Raho ha saputo mettere nel suo lavoro su Reggio perché ha compreso, e non sarò mai abbastanza grato per avermelo insegnato, che la città tra tutti i possibili beni comuni del nostro paese certamente è la parte più fragile della nostra democrazia, delle nostre istituzioni. E quindi ha bisogno di persone che come lui sappiano valutare tutti gli aspetti, dosando con estremo equilibrio ed estrema saggezza, rigore, comprensione, elasticità, profondità di analisi ma anche capacità di risoluzione immediata di problemi. Quindi – sottolinea Paci – si tratta di un modello universale di magistrato ma anche un modello universale che gli americani definiscono ‘civil servant’, cioè quell’uomo che si mette a disposizione della comunità”.
“Il procuratore Cafiero ci ha insegnato – dice ancora Paci – che le istituzioni vanno servite, in tantissimi modi, anche e soprattutto mantenendo vivo il rapporto con la società, lasciando sempre aperto un canale di collegamento con la parte migliore della società, quella più disponibile, sensibile a comprendere esattamente il tipo di problema che occorre risolvere ma anche con quella parte di società che ha un modo di vedere diverso, che fa leva su un diverso equilibrio per gli interessi in gioco. Ed il procuratore Cafiero è riuscito a dialogare anche con questa parte. E non è affatto vero, lo dico per esperienza vissuta, che da parte del procuratore ci sia stata una presa di distanza rispetto a ciò che è emerso dalla società civile di volta in volta prospettati ed alle soluzioni che sono state richieste. Non c’è stata mai distanza o chiusura. Al contrario, c’è stata sempre l’esigenza di difendere l’integrità delle istituzioni, perché se c’è un valore che va preservato, questo è l’integrità delle istituzioni, cioè tutti i cittadini debbano potersi rispecchiare con fiducia con le istituzioni. Ecco la sua capacità di parlare con tutti e di sapere trasmettere l’immagine di una istituzione integra, autorevole, al di fuori dei giochi di potere, è la lezione che ci ha lasciato”.
E’ stata poi la volta dell’Avvocato Generale Fulvio Rizzo, il quale, ricordando le ricche esperienze di lavoro del procuratore Cafiero de Raho, ha evidenziato l’elevata professionalità, la riorganizzazione dell’Ufficio di Procura, il coordinamento con le altre procure. “E’ stata un’eccezionale attività che unitamente al suo curriculum maturato negli anni precedenti ha consentito una valutazione all’unanimità da parte del Consiglio superiore della Magistratura per la sua nomina a Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo. Siamo felici per questa scelta, sia perchè è ricaduta su una persona di eccellenti qualità ma anche perché dal Sud, per la prima volta, viene nominato un procuratore nazionale. E per noi è una grande aspettativa. Perché uno come lui, con una conoscenza del fenomeno delle attività criminali della ndrangheta sul territorio nazionale ed internazionale, rappresenta un momento davvero di grande aspettativa per quello che farà nel suo nuovo ruolo”. Per il presidente della Corte D’Appello, Luciano Gerardis si tratta di un arrivederci e non di un addio. “Credo che ci siano momenti che a parlare siano le cose e non gli uomini – dice il presidente Gerardis rivolgendosi direttamente a Cafiero – vorrei esprimerti tutta la profonda gratitudine, la stessa di tutta la città per tutto quello che hai fatto. E prima ancora per i valori che hai espresso. Quando sei arrivato hai promesso che avresti mantenuta ferma la barra dell’eguaglianza di tutti i cittadini di fronte la legge. E lo hai fatto perseguendo tutti quelli che andavano perseguiti senza alcun privilegio per nessuno. Credo che tu abbia dato un grande insegnamento, e di questo penso di rappresentare tutti i magistrati della giudicante distretto, ma accanto al sentimento di gratitudine c’è anche il sentimento dell’orgoglio di esprimere per la prima volta come Distretto un magistrato che arriva alla Procura nazionale. E questo sentimento di gratitudine e di orgoglio lo esprime anche la città, basta dare una occhiata sui social”. Poi il saluto di tutto l’ufficio giudiziario che rappresenta la dottoressa Maria Grazia Arena, presidente del Tribunale. “Da apprezzare – ha tra l’altro detto la dottoressa Arena – l’opera del procuratore anche per la creazione di un movimento culturale nell’apertura alla parte migliore della società civile e l’apertura alle giovani generazioni”. Grande ringraziamento della Polizia di Stato tramite le parole del questore Raffaele Grassi. “La polizia di Stato ha avuto l’onore e il privilegio di aver lavorato al suo fianco nell’azione di contrasto al crimine ed in particolare contro la ndrangheta. Molti i successi conseguiti, abbiamo catturato importantissimi latitanti, abbiamo destrutturato cosche ed abbiamo sequestrato beni indebitamente acquisiti. Insieme a lei e alle altre forze dell’Ordine abbiamo fatto squadra, una squadra unita nel raggiungimento di obiettivi condivisi, adottando modelli di coordinamento e tecniche investigative che sono studiati e presi ad esempio nelle scuole di polizia”. Il riconoscimento delle sue doti professionali e morali è poi giunto dal sindaco Falcomatà, dal presidente del Consiglio regionale Irto, dai vescovi Morosini e Milito, dai rappresentanti delle Forze dell’Ordine (colonnello Battaglia, comandante provinciale Carabinieri, colonnello Pani della Guardia di Finanza, avvocato Panuccio, presidente dell’Ordine degli avvocati, rettore Salvatore Bewrlingò dell’Università per Stranieri) e poi dai rappresentanti di diverse associazioni come Libera (Don Ennio Stamile) e Reggio non Tace (Giuseppe Angelone) ed una folta rappresentanza degli studenti del liceo Piria di Rosarno e del liceo Scientifico Da Vinci. Infine le parole del prefetto Di Bari, per il quale il procuratore cafiero de Raho “ha consolidato una sua azione dentro lo Stato perché è un simbolo della lotta contro la ndrangheta. La sua carriera sarà quella di un fuoriclasse”.