di Grazia Candido – “Andare a teatro fa bene all’anima, vi regaleremo due ore meravigliose di evasione dalla vita, vi faremo ridere e, soprattutto, aiutate una compagnia reggina a far crescere il teatro Cilea e quindi, la vostra città”.
A dirlo è l’autore, regista e interprete siciliano Marco Cavallaro protagonista del terzo appuntamento della stagione teatrale dell’Officina dell’Arte con la sua pièce “Se ti sposo mi rovino”. Una commedia, “record di incassi”, spensierata e piena di ritmo, dove i sentimenti mettono a dura prova il materialismo dei nostri giorni ma con un gran punto di forza, come dice lo stesso autore Cavallaro, “farà ridere ogni 17 secondi”. Cerchiamo di scoprire qualcosa in più proprio con il protagonista, una vera macchina da guerra capace di conciliare sul palco scrittura, regia e recitazione.
Il suo intento è quello di far divertire il pubblico e sembra ci sia riuscito. Qual è il segreto di quest’opera?
“Non so se esiste un segreto, forse nel mio caso, è l’onestà con cui faccio le cose ed essendo ormai esperto in commedie, so quando la gente riderà. E poi racconto sempre storie in cui noi possiamo riconoscerci, viviamo le nostre paure, fragilità e tanto altro ma la cosa bella è che il pubblico si appassiona e, alla fine, fa il tifo per i personaggi in scena. In due ore di spettacolo, registriamo una gioia continua e questo vuol dire che stiamo facendo bene il nostro lavoro”.
“Se ti sposo mi rovino” non è solo una commedia ma una commedia d’autore. Ci sveli qualche piccola anticipazione della pièce che andrà in scena al “Francesco Cilea” il prossimo 16 Dicembre.
“Ho scritto io questa commedia e il tutto ruota intorno ad Ugo da me interpretato, il fedele maggiordomo che si trova in mezzo alla confusione di donne creata dalle proposte di matrimonio del padrone. In questo testo, mi sono messo nei panni dello spettatore cercando di capire cosa volesse vedere di piacevole. Spero sempre di far ridere con intelligenza e mai con le stupidaggini perché è facile strappare un sorriso con la parolaccia ed è molto più difficile farlo con battute belle e divertenti”.
In scena, lei dirige se stesso ma anche un affiatato team di attori che la seguono in un copione per nulla banale, denso di ironia. Come riesce a gestire questo incastro artistico?
“Io ho la capacità di scrivere anche per gli altri e cerco di confezionare ruoli non solo per me ma per chi starà sul palco. In uno spettacolo, devono uscire tutti gli attori altrimenti non ha senso. Farei solo un monologo se penso a me stesso e non una commedia. Ho avuto la fortuna di trovare attori che già conoscevo, molto bravi. Ci siamo divertiti tanto e, nonostante siamo quasi a 100 repliche, continuiamo a farlo”.
Ricordi il cast che calcherà il palco del “Cilea”. Con lei anche una reggina doc, Valentina Tramontana.
“Sono tutti ragazzi che non vedono l’ora di abbracciare Reggio Calabria. Insieme a Valentina entusiasta di tornare a casa e nel teatro più importante della sua città, ci saranno Alberto Barbi, Ramona Gargano che resterà impressa nella mente del pubblico e scoprirete presto il perchè, Olimpia Alvino, Ludovica Bei. Attori davvero eccezionali”.
L’Officina dell’Arte degli attori Piromalli e Malaspina anche quest’anno, ha messo su un cartellone sfidando una crisi economica che, ormai da anni, attanaglia l’esistenza dei teatri italiani. Come ben sa, questa compagnia reggina impegna le proprie risorse per fare arte a Reggio Calabria. Crede che la scelta di voler investire sull’arte e la cultura, sia una pazzia o un atto d’amore doveroso di questi attori?
“E’ decisamente un atto d’amore. Ho accettato subito il loro invito perché sono degli attori meravigliosi, pazzi, incoscienti come lo sono io che continuo a produrre spettacoli grossi. L’Officina dell’Arte lavora bene e riesce a far tornare la gente a teatro. Sono contento che il teatro sia sempre pieno e che il pubblico veda opere che arricchiscono l’anima. Spero che Reggio rinasca e torni ad essere quella città di una volta. Sono venuto 12 anni fa ed era una città viva. Ricordo ancora il corso Garibaldi dove si riversava un fiume di giovani che, oggi, non c’è più. Senza cultura non si può avere un domani, non c’è possibilità di un futuro e l’Officina dell’Arte sta facendo questo. Sta consegnando un bel futuro a Reggio Calabria”.