Ognuno di noi ha una sua colonna sonora personale che accompagna tutta la sua esistenza, che apre finestre sulla vita e nella memoria.
Può essere, però, che la musica assuma un ruolo decisamente più impegnativo e che ognuno di noi, sia il risultato di ciò che ha ascoltato nella vita. Sono, queste, alcune delle suggestioni raccontate nel romanzo L’odore dell’arrivo (Ferrari Editore) di Gianluca Veltri, protagonista il prossimo venerdì 19 di un nuovo appuntamento di Estate al Museo.
Ospitato dalle ore 19 nel Factory Cafè, all’interno del Museo della liquirizia Giorgio Amarelli, all’incontro suonerà e converserà con l’Autore Roberto Mastroianni.
Gianluca Veltri, scrittore, giornalista culturale, musicista, vive e lavora a Cosenza. Ha scritto di musica e letteratura su Mucchio Selvaggio, Diario della settimana, Musica! Rock & Altro e altre testate di settore. Collabora, tra gli altri, con L’Osservatore Romano ed il blog letterario Nazione Indiana. Ha curato alcune voci del Dizionario della canzone italiana. Diversi suoi testi sono presenti in volumi collettivi. Ha pubblicato Da una finestra sbagliata. Gli zingari felici di Claudio Lolli (2006); Francesco Guccini. Fiero del mio sognare (2010); Le parole salvate (2018).
Sinossi. Un romanzo narrato in prima persona, diviso in tre sequenze, che si dipana in più direzioni, tra paesaggi, sentimenti e personaggi che si completano in un’unica magica storia e concorrono a riprodurre vicende individuali e collettive, in scala ridotta (la voce dei ricordi, l’humus di una piccola città, un’orma sulla luna) o ingigantite (le atmosfere di un giorno qualunque, una vecchia casa nel bosco). Gianluca Veltri racconta così le risonanze e i rispecchiamenti dell’esistenza, attraverso gli occhi e le parole di un protagonista senza nome, stabilendo uno scambio dialettico tra il presente e l’irrealtà reale del passato. Un libro raffinato in cui la musica assume sempre il ruolo del contenuto, dell’essenza: è il racconto del mondo tra gli echi dell’altopiano silano, è la natura intesa come valore da vivere, è la memoria del tempo, è il diritto di dirci felici, è il rosario dei rimpianti, è l’odore dell’arrivo. La postfazione è firmata da Dario Brunori.