Relativamente alla emergenza acqua a Catanzaro sono intervenuti i consiglieri comunali Fiorita, Bosco, Costanzo, Celia, Rotundo, Guerriero, Riccio, Notarangelo e Ciconte dichiarando: “Punto e a capo, si potrebbe dire. E ci sarebbe quasi da sorridere, pensando a tutte le promesse distribuite in campagna elettorale e alla retorica del sindaco pragmatico che sa amministrare, se non ci fosse al contrario da piangere, pensando allo stato di assoluto abbandono in cui vengono lasciati i cittadini catanzaresi”. I consiglieri inoltre che in merito alla vicenda hanno aggiunto: “Diciamolo senza troppi giri di parole: la gestione dei nuovi ennesimi problemi relativi al servizio idrico è francamente vergognosa. A lasciare senza parole non è soltanto la circostanza che mezza città si ritrova ancora una volta senza acqua, ma è soprattutto la sciatteria e l’approssimazione con cui un problema di questa portata viene trattato.
Comunicazione tardiva, comunicazione incerta, cittadini lasciati senza informazioni fondamentali, la potabilità dell’acqua di un grande quartiere che va e viene come e si trattasse di un dettaglio, fino ad arrivare al surreale quando la lentezza con cui si procede viene addebitata alla manifestazione degli studenti o quando si sospendono le attività didattiche ma non si provvede a disporre la chiusura totale delle scuole.
L’acqua, bene essenziale e irrinunciabile, viene sostanzialmente derubricato a un problemuccio come molti altri, tanto prima o poi tornerà, e non merita nemmeno una dichiarazione del sindaco o un impegno straordinario dell’amministrazione. Manca l’acqua come l’anno scorso, come due anni fa, come tre anni fa, come ieri e probabilmente come domani, ma non si sa perché, non si sa come si vuole operare in futuro, non si sa niente. Tutto è approssimativo, sciatto, emergenziale, confuso, raffazzonato. Tutto è come capita, nel lungo regno di Sergio Abramo fondato non sull’interesse della popolazione ma sulla sciatteria. Quel che conta è avere le mani libere, non essendo importante evidentemente se si possa o meno lavarle.
Qualcuno, ne siamo certi, ci chiederà quali sono le proposte, come risolveremmo noi il problema. E certo, un guasto può capitare sempre e sempre può essere necessario impiegare del tempo per ripristinare un servizio. Ma la questione qui è evidentemente un’altra, ovvero la ripetitività dei disservizi, la lampante incapacità di risolverli, la scarsa cura per i cittadini.
Detto in altre e più chiare parole, quello che sappiamo con certezza è che se dopo sedici anni di governo di una città non fossimo in grado di garantire il bene essenziale dell’acqua ad una parte della popolazione ciascuno di noi sentirebbe l’obbligo morale di prendere atto del proprio fallimento e di fare l’unica sensata a disposizione: dimettersi”.