Il voto per l’arresto del senatore Antonio Caridi slitta in giornata. Caridi è accusato dai magistrati della Dda di Reggio Calabria di essere al vertice di una cupola segreta di ‘Ndrangheta. In oltre due ore di riunione la Giunta per le immunità del Senato, presieduta da Dario Stefano, che ha audito Caridi ed avrebbe dovuto decidere, è riuscita solo a concludere la discussione generale, mentre era previsto il voto finale. Invece, per colpa forse dei lavori dell’Assemblea che si sono protratti oltre le 21 e del clima “teso” che si sarebbe creato in Giunta sin dall’inizio, il voto sulla richiesta d’arresto non c’è stato. Stefano, che è anche relatore del caso, ha convocato la Giunta per le 13, ma l’Aula ha davvero un calendario fittissimo e, al momento, nonostante tutte le forze politiche si siano impegnate a votare, nessuno è pronto a scommettere che si riuscirà a fare in tempo.
Caridi, che nei giorni scorsi aveva presentato in Giunta la sua memoria difensiva, è stato ascoltato dai commissari proclamando la sua estraneità ai fatti. Quello dei giudici di Reggio dice “è un teorema privo di prove”, un'”escamotage” per metterlo sotto inchiesta. La ricostruzione che il Tribunale di Reggio fa della sua vicenda giudiziaria è “assai claudicante”. Ma quando esce dalla sede della giunta di S. Ivo alla Sapienza sembra provato e rifiuta di parlare con i cronisti. Ora i commissari dovranno decidere sul caso, anche se ormai è una corsa contro il tempo.
Il M5S vorrebbe che l’Aula del Senato si pronunciasse entro giovedì cioè prima della pausa estiva. Le proposte della Giunta sulla vicenda di Caridi e sulla decadenza del mandato di parlamentare a giudizio di Augusto Minzolini (FI) sono le ultime in fondo al calendario.