di Clara Varano – “Fuori la mafia, dentro la musica”. Il Parto delle nuvole pesanti arriva a Reggio Calabria con la bellezza interiore dei beni confiscati alla criminalità ai quali viene restituita la vita proprio attraverso la confisca. Il senso è questo. Cancellare la paura di cui quei luoghi sono impregnati attraverso il ricordo di momenti belli, intensi, vissuti lì. Lo racconta a Strill.it Salvatore De Siena, direttore artistico del progetto “Terre di Musica – viaggio tra i beni confiscati alla mafia”, ultimo lavoro del gruppo musicale bolognese made in Calabria. “Il nostro impegno contro la mafia – spiega De Siena – nasce un po’ da lontano. Intanto siamo calabresi e quindi avvertiamo il senso della responsabilità sulle spalle nel contesto musicale e poi a questo si è aggiunta una riflessione che facemmo una volta a Bagdad. Eravamo lì per un concerto contro la guerra nel 2002 e pensammo: ‘Il fenomeno mafioso non è da meno alle conseguenze della guerra qui a Bagdad, continua a mietere più vittime di tante guerre’. Noi che ci eravamo spinti fino in Iraq col rischio delle bombe e fino ad allora non avevamo fatto nulla per le nostre terre. In quel momento nasce tutto.
Il cofanetto “Terre di Musica – viaggio tra i beni confiscati alla mafia”, che sarà presentato all’Università Mediterranea insieme a Nicola Gratteri, contiene un libro e un film dell’omonimo progetto musiculturale, esce il 21 marzo del 2015 ed è realizzato con la collaborazione di Libera ed Arci. Grazie a questo progetto il Parto diventa Testimonial Artistico della Carovana Internazionale Antimafia 2015, partecipando a diverse tappe nazionali ed europee.
“Il nostro impegno – racconta De Siena – divenne più concreto e profondo. Iniziarono collaborazioni fattive con Libera e Goel della Locride. Questo progetto si collega molto all’ultimo album che abbiamo fatto ‘Che aria tira‘ e rappresenta il modo nostro di capire che aria tirasse nel mondo nel periodo della crisi, da qui nasce l’idea del libro: il fenomeno mafioso è uno dei nostri grandi mali e in questa crisi si è trasformato in un male feroce dal quale, però possono arrivare delle esperienze positive. E noi abbiamo voluto cercare di fare un lavoro sulle esperienze positive come quella della confisca dei beni alla mafia che lo è dal punto di vista simbolico, ma anche da quello concreto perché può essere considerato il volano di un modello di sviluppo alternativo”.
Con questo disco in tasca Il parto delle nuvole pesanti va in giro per due anni in lungo e in largo in Italia visitando i beni confiscati alla criminalità organizzata. Partiti da Corleone (Pa), sono arrivati fino a Milano attraversando un po’ tutte le regioni con lo scopo di raccontare le diversità di ciascuna realtà facendo vedere controluce come il fenomeno mafioso non appartenesse solo al Sud, ma fosse nazionale e mondiale.
“Questo – racconta ancora Salvatore De Siena – ci ha permesso di raccontare la storia della mafia a livello completo in Italia. Nel libro e nel film c’è proprio una analisi sociale, sociologica e politica del fenomeno, che si rifà ad una certa letteratura in materia. Questa la cornice all’interno della quale ci siamo mossi”.
E proprio Nicola Gratteri sarà alla presentazione del libro. “La strategia progettuale – ha chiarito l’artista – prevede da un lato un rapporto saldo con le esperienze più positive dell’antimafia, da Gratteri a Dalla Chiesa con cui stiamo andando in giro a presentare il progetto e dall’altro quello di riuscire ad entrare nelle scuole di vari gradi, perché ci siamo resi conto, e non era difficile, che per paradosso uno dei problemi principali che riguarda gli adulti, la mafia, è completamente declinato da loro e se ne occupano i giovani. Per paura, per mancanza di voglia, coraggio, per il momento storico difficile, oppure perché il fenomeno non è mai stato messo al centro dell’agenda politica in maniera seria, non lo so, ma sta di fatto che gli adulti sono i grandi assenti in questa lotta, mentre i ragazzi sia nei beni confiscati, sia alle manifestazioni o qualsiasi contesto dove si parla di criminalità, al netto degli addetti ai lavori tra gli adulti, ci sono. Per questo, per educarli, prepararli a questa realtà, è nata l’idea di far entrare il progetto nelle scuole attraverso i nostri strumenti: musica, letteratura e cinema. La musica è diventato lo strumento principe di comunicazione per i giovani, tanto è che noi siamo diventati testimonial della Carovana antimafia da Reggio Calabria a Berlino”.
Ma qual è la difficoltà? “Parlare liberamente a questi ragazzi dei problemi di mafia – aggiunge De Siena – non è facile, perché non è detto che loro siano liberi di discuterne poi in famiglia… Per questo cerchiamo di studiare con i docenti come affrontare l’argomento. In primavera, a Bologna, inizieremo a fare dei tour nelle scuole medie, in maniera sperimentale, cercando di parlare loro con un linguaggio giusto per l’età che hanno”.
E a proposito di Reggio, la voce del gruppo musicale calabro/emiliano, racconta come “Terre di musica” sia approdato alla Mediterranea: “Abbiamo presentato il progetto questa estate in vari contesti calabresi e a Riace c’era il professore Salvatore Ottavio Amaro, docente alla Mediterranea, che si è appassionato a questo progetto e all’idea del senso dei beni confiscati alla mafia parlandone come bellezza, quella dell’anima che viene restituita a questi beni proprio perché ti danno un senso di esistenza diverso da quello apatico e passivo cui ti costringe la mafia, è un riprendersi la vita. Questo concetto è piaciuto molto al professor Amaro che ha voluto dedicare il corso di questo anno al tema dei beni confiscati e ci ha chiamati per presentare il progetto nell’ambito del suo corso. Questo significa che i temi sono contagiosi e ci ripaga di tanti sacrifici non solo artistici ma anche economici, perché non abbiamo avuto nessuna risorsa e nessun finanziamento e ancora abbiamo debiti da pagare”.