Si sapeva da mesi, anzi, l’Enac era stato chiaro: la Sogas aveva due mesi di tempo e ne sono passati tre, prima della revoca definitiva della concessione per gestire lo scalo “Tito Minniti”. Una storia lunga anni fatta di debiti, proteste, dita puntate contro questo e quello, ma certamente dire che le responsabilità vadano condivise, anche senza colore politico, è ben poco. L’aeroporto dello Stretto, tuttavia resterà aperto, con un esercizio provvisorio gestito proprio dall’Ente di aviazione che subentra all’attuale direttivo della società.
La notizia è stata diffusa dallo stesso Enac ieri e nonostante l’aeroporto dello stretto resti operativo un po’ di amaro in bocca resta. Il territorio non è stato in grado di gestire un suo bene prezioso ed ora, tra sei mesi, una nuova dopo il bando subentrerà alla Sogas. I passeggeri non si accorgeranno di nulla, ma è tutto diverso: dalla possibilità di una concessione trentennale dello scalo ad un pugno di mosche.
La Sogas per non alterare lo stato delle cose avrebbe dovuto presentare un business plan con previsioni fino al 2042 perché si riuscisse ad andare oltre all’eredità degli esercizi precedenti e alle discrepanze tra i risultati ottenuti e quelli programmati. Per l’Enac la società reggina non è stata capace di presentare una programmazione credibile, di abbattere i costi, di portare avanti i lavori di riqualificazione e soprattutto si è resa incapace di utilizzare le risorse.
Comune e Regione hanno versato le loro quote, ma non è stato sufficiente. Ora si va verso il fallimento o la liquidazione della Società? Quello che più preoccupa è il destino di tutti i dipendenti.