Fu “u calabrisi” a uccidere l’urologo barcellonese Attilio Manca. Sono le nuove indiscrezioni e nemmeno tanto indiscrezioni che trapelano dalle dichiarazioni del pentito di mafia Carmelo D’Amico. Al collaboratore lo avrebbe detto il boss palermitano Nino Rotolo mentre chiacchieravano in carcere, definendo l’assassino di Manca “u bruttu”. “U calabrisi”, secondo quanto riferito da D’Amico era “un ufficiale dei Servizi”, uno che “era bravo a far apparire come suicidi quelli che erano a tutti gli effetti degli omicidi”.
Sulle motivazioni si fa riferimento alle cure che il giovane Manca aveva prestato in gran segreto Bernardo Provenzano con la “mediazione” dell’avvocato barcellonese Saro Cattafi.
“Dopo la morte dell’urologo Attilio Manca – dice D’Amico – avvenuta a Viterbo nel 2004, incontrai a Barcellona Salvatore Rugolo (cognato del boss Pippo Gullotti) che ce l’aveva con Saro Cattafi. Mi disse che Cattafi per conto di Bernardo Provenzano aveva contattato il suo amico Attilio Manca in modo che questi l’operasse di prostata. A Cattafi, mi disse Rugolo, l’incarico glielo aveva dato un generale dei carabinieri. Di recente, Nino Rotolo, mi ha raccontato che sono stati i servizi segreti ad ammazzare Manca e che l’omicidio era stato organizzato dal direttore del Sisde”.
“Non ho riferito prima queste cose – ha spiegato D’Amico – perché non me ne sono ricordato. Ogni giorno che passa mi ricordo cose nuove. La legge che regola la collaborazione e impone di dire tutto nei primi 180 giorni è sbagliata”.
Secondo tutti i magistrati di Viterbo, però, che si sono occupati della morte di Attilio Manca, l’urologo sarebbe morto per overdose. E dai magistrati di Palermo è anche escluso che Manca curò mai Provenzano a Marsiglia.