«La parte odierna del controinterrogatorio del capo del pool investigativo dimostra la superficialità dell’indagine. Il materiale investigativo è stato interpretato in modo di parte attraverso modificazioni delle intercettazioni. Addirittura sono state omesse dal fascicolo investigativo importanti intercettazioni che avrebbero contribuito a chiarire allora, senza procedere agli arresti, la verità dei fatti. Ad esempio nel fascicolo manca un’intercettazione telefonica in cui io suggerivo alla Rizzo di far costituire il marito. Questa conversazione l’abbiamo trovata insieme ai miei consulenti di parte e la porteremo al processo”. Lo ha affermato ieri Claudio Scajola all’udienza del processo “Breakfast”, come riporta il sito di informazione “Sanremo news.it”. L’ ex ministro ha ribadito alla stampa presente la sua estraneità ai fatti e soprattutto ci tiene a precisare che lui con l’ipotesi di aver aiutato l’ex parlamentare di Forza Italia, a sottrarsi da una condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, non c’entra niente. Alla sbarra insieme a lui ci sono l’allora moglie dell’ex parlamentare Amadeo Matacena, Chiara Rizzo, Martino Politi e la segretaria dei coniugi Rizzo-Matacena, Mariagrazia Fiordalisi; tutti sono accusati, a vario titolo di aver aiutato Amedeo Matacena, l’ex armatore ed ex esponente di Forza Italia, nel sottrarsi a una condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa e nello specifico di programmare il suo spostamento dagli Emirati Arabi al Libano. “Quella famosa lettera firmata, secondo gli investigatori, dall’ ex presidente libanese Amin Gemayel, è falsa. Non l’ha scritta lui e ciò -ha continuato Scajola- emergerà nella prossima udienza”.