“Calcio criminale” è stato il titolo dell’incontro svoltosi a Reggio Calabria, in piazza Italia, nell’ambito della kermesse Tabularasa promossa da Urba/Strill.it. Con Giusva Branca e Raffaele Mortelliti hanno conversato i giornalisti Gianfrancesco Turano dell’Espresso e Giuseppe Baldessarro di Repubblica e direttore di Narcomafie.
E’ un calcio inquinato da dinamiche criminogene e da un meccanismo perverso di scommesse fuori controllo, drogato da arricchimenti facili e illeciti e interessi economici illegali quello che, come denunciano inchieste giudiziarie e giornalistiche, oggi impera non solo in Italia. Il calcio è oggi malato e incarna tutto ciò che di più lontano esista dalla sana competizione, dal vecchio totocalcio e dalla genuinità che spinge giovani a praticarlo e tifosi ad appassionarsi, complici i pacchetti dei grandi network televisivi. Un decadimento testimoniato anche dall’esistenza di un popolo di scommettitori, più che di sportivi. Insomma un quadro davvero desolante in cui sembrano non avere più voce la passione autentica per il gioco di squadra e l’agonismo e l’etica dei comportamento fuori e dentro il campo. Almeno non più.
Le piccole società di serie minori si rivelano sede privilegiata di riciclaggio di denaro sporco della criminalità organizzata e, soprattutto alle nostre latitudini, strumento per consolidare consenso sociale su un territorio. Le grandi società, quando non finiscono nel vortice della bancarotta fraudolenta, sono invece teatro di grandi manovre tutte apparenti che in fondo lasciano intatti gli equilibri societari atti a mantenere interessi e contesti di potere.
“Esiste una pesante sperequazione – ha spiegato Turano – tra le massime serie e quelle minori. Il salto finanziario che separa nel calcio la serie A dalla serie B, e ancor di più la serie B dalla Lega Pro, genera di fatto situazioni criminogene di diversa entità ma a tutti i livelli. Il disincanto ed il disgusto nel popolo di tifosi e appassionati, inoltre, fanno il paio con la complessa analisi finanziaria che oggi è necessario compiere per capire cosa si nasconda dietro le grandi società sportive del calcio italiano. E’ facile essere forte con i deboli, come le società di serie minori, ed è altrettanto facile essere deboli con i forti – ha proseguito Turano – che di fatto propongono e impongono nel calcio italiano dinamiche oscure che portano soci stranieri a manifestare interesse e alimentano trattative palesemente antieconomiche. Tuttavia questo non è un fenomeno solo italiano. Accade a anche in Gran Bretagna, Svezia, Germania. L’Italia comunque si distingue per la scarsa efficacia delle sanzioni. Qui si patteggia e dopo qualche anno si torna a dominare la scena. Questo è oggi il calcio – ha concluso Turano – un passaporto diplomatico per l’immunità”.
“Il calcio ha rappresentato in molte realtà del nostro territorio – ha spiegato Giuseppe Baldessarro – uno strumento di speculazione e rafforzamento del controllo sul territorio. Le ingerenze della criminalità organizzata di fatto producono vantaggi nelle relazioni e agevolazioni nei contatti e nel consolidamento di ruoli di forte valenza carismatica all’interno della comunità. Credo, tuttavia, che il calcio potrebbe tornare ad appassionare e che – ha invece affermato Baldessarro – continui anche ad essere quella fabbrica di illusioni che è sempre stata , nonostante questi fenomeni ormai accertati e certamente non nuovi. Il calcio, infatti, non si è ammalato di recente. Prima c’erano meno soldi che giravano e questo rendeva tutto meno evidente. Oggi bisognerebbe accendere i riflettori anche su altri sport – ha concluso Baldessarro – poiché il fenomeno delle scommesse, anche come problematica sociale che sconfina nella ludopatia, non attanaglia solo il calcio”.