di Stefano Perri – Dal 10 marzo al 2 aprile. Per 23 giorni l’Italia interrotta per lavori in corso. O quasi. Il cantiere per la manutenzione straordinaria sul viadotto ”Piano di Gallico” sta mettendo a dura prova il traffico veicolare sull’A3 all’altezza della periferia nord di Reggio Calabria. Da due settimane ormai si viaggia a corsia ridotta. E nelle ore di punta la zona, tutta la zona, comprese le via Nazionale che dalla periferia nord punta verso il centro cittadino, diventa un inferno.
Lo sanno bene cittadini e pendolari che ogni giorno attraversano quel tratto per entrare e uscire da Reggio Calabria. L’autostrada è dimezzata, si viaggia su doppio senso di marcia. In direzione nord-sud e sud-nord sulla stessa carreggiata. E senza che sia presente alcuna corsia d’emergenza. E’ bene domandarsi dunque, in che condizioni di sicurezza? Nelle immagini aeree, in coda a questo articolo, è possibile notare l’assoluta difficoltà con cui forze dell’ordine e mezzi di soccorso si spostano in mezzo al traffico. E se un’ambulanza dovesse avere urgenza di passare? Se dovesse insorgere un’emergenza cosa accadrebbe?
A proposito è utile ricordare – anche se purtroppo i cittadini di Reggio Calabria lo sanno fin troppo bene – che l’Autostrada A3 è l’unica via d’accesso (e di fuga) di una certa entità che raggiunge la città situata sulla punta dello stivale. Se dovesse accadere un evento che necessita dell’evacuazione dal centro urbano, o al contrario, dell’arrivo dei mezzi di soccorso da nord, l’autostrada sarebbe l’unica via percorribile. Con che risultato?
Manca la corsia d’emergenza
Gli automobilisti l’avranno notato: negli ultimi dieci chilometri di autostrada, quelli che da Campo Calabro arrivano fino alle porte di Reggio Calabria, manca la corsia d’emergenza. E’ proprio in quel tratto che oggi insistono i lavori di manutenzione sul malandato viadotto ”Piana di Gallico”, che di fatto hanno stanno provocando un vero e proprio effetto imbuto in entrata ed uscita dalla città capoluogo. La circostanza è dovuta al fatto che dal progetto di ammodernamento dell’A3, iniziato nel 1998 e costato circa 10 miliardi di euro, sono stati stralciati i lavori, già finanziati e appaltati, dell’ultimo tratto da Campo Calabro a Reggio Calabria.
Il 4 febbraio del 2008 il Consiglio Comunale reggino votò a maggioranza (con 21 voti favorevoli e 5 contrari) un ordine del giorno che dava il compito al Sindaco Scopelliti di utilizzare ”ogni incontro utile con le autorità regionali e nazionali” per evitare il congestionamento del traffico che avrebbero provocato i lavori sull’autostrada da Campo Calabro a Reggio ed al contempo trovare i finanziamenti per la realizzazione di una sorta di complanare, a monte dell’A3, che collegasse gli svincoli di Campo Calabro a nord e di Mortara a sud bypassando il tracciato cittadino. Il risultato? Il sesto macrolotto dell’A3 fu stralciato, con una relativa cospicua penale versata al contractor, ma della complanare neanche l’ombra. Ed è così che l’ultimo tratto di Autostrada rimane a due corsie.
La storia travagliata del viadotto ”Piano di Gallico”
Si arriva dunque al presente. Quasi sette anni esatti dopo il voto del consiglio comunale che di fatto determinò lo stralcio del macrolotto reggino dell’A3, iniziano i lavori di manutenzione del viadotto Piana di Gallico. Ma in cosa consistono questi lavori?
La storia del viadotto, così come quella di tutta l’autostrada in effetti è lunga e travagliata. Siamo nell’aprile 2014. La Filt Cgil denuncia pubblicamente la ”preoccupante situazione” che si riscontra all’altezza del viadotto ”Piana di Gallico”. I rappresentanti sindacali denunciano ”un avvallamento anomalo, che desta preoccupazione soprattutto per la sicurezza dei cittadini che, quotidianamente, percorrono quel tratto”. In un corposo fascicolo, presentato nel corso di un incontro nella sede cittadina della Cgil, i vertici sindacali denunciano ”lo status dell’opera che richiedeva e richiede una responsabilità aziendale concreta nell’effettuare gli adeguati controlli infrastrutturali”. Sul banco degli imputati c’è l’Anas di Pietro Ciucci. I rappresentanti sindacali da anni denunciavano lo stato di degrado strutturale del viadotto. Un mese prima l’incontro in Prefettura con i vertici dell’Anas, a loro dire ”quasi infastiditi” dall’interesse del sindacato per i lavori dell’autostrada. Secondo la Cgil il rischio era quello che non avrebbe retto all’immensa mole di traffico veicolare. Le carte finiscono in Procura. I vertici sindacali presentano un esposto perché l’opera – dichiara il dirigente Filt Giuseppe De Felice – ”non è conforme alla normativa vigente”. Una denuncia che deve aver messo una pulce nell’orecchio agli ingegneri dell’Anas tanto da convincerli, qualche mese dopo, nell’autunno dell’anno scorso, ad indire il bando per la manutenzione straordinaria del viadotto. Un progetto che prevede in totale la spesa di circa 1 milione e 200mila euro. Passano solo pochi mesi e l’opera già appaltata. Il cantiere è aperto. Due settimane fa iniziano i lavori. Si interviene sul viadotto ”Piano di Gallico”. Intanto l’Italia è interrotta. Per lavori in corso.