Associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, falso, favoreggiamento, minacce aggravate ai danni del direttore di un carcere, detenzione illegale di armi, sono i reati contestati a vario titolo ai 9 destinatari degli avvisi di conclusione delle indagini preliminari emessi dalla Dda di Milano, relativi all’inchiesta antimafia “Quadrifoglio”, coordinata dai pubblici ministeri della Dda di Milano, Ilda Boccassini, Paolo Storari e Francesca Celle e che nell’ottobre 2014 ha portato in carcere esponenti del clan Galati di Mileto, in provincia di Vibo Valentia, legato alla cosca Mancuso. Le due famiglie, infatti, operavano sull’asse Vibo-Lombardia e si sarebbero infiltrati anche nei lavori di Expo 2015.
Destinatari dell’avviso di conclusione indagini sono i vibonesi: Pino Galati, 44 anni, di San Calogero, condannato per narcotraffico a 7 anni e 6 mesi, il 28 gennaio scorso in appello a Reggio Calabria; Fortunato Galati, 37 anni, di San Giovanni di Mileto (Vv), figlio del boss Salvatore Galati, 60 anni, che sta scontando l’ergastolo con l’accusa di duplice omicidio; Fortunato Bartone, 41 anni, di Mileto; Francesco Barone, 42 anni, di San Calogero, architetto e cognato di Pino Galati; Antonio Denami, 28 anni, di San Costantino Calabro (Vv); Francesco e Gerardo Sessa, di 58 e 50 anni, di Francica (Vv); Matteo Rombolà, 30 anni, di Seregno (Mb), Franco Monzini, 67 anni, di San Benedetto Po (Mn).