di Clara Varano – “La Calabria partorisce geni che riescono a mostrare ai massimi livelli le proprie potenzialità solo fuori. Chi resta viene annientato perché qui c’è un male che distrugge tutto”. Parole dure quelle del procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, che ieri, ospite a Tabularasa, per discutere sul “Bilancio di un anno” al lavoro nella Procura reggina, non ha usato mezzi termini contro la ‘ndrangheta “che tutto distrugge e tutto annienta”, colloquiando con Giusva Branca e Raffaele Mortelliti. Paura e confusione, sarebbero per De Raho “le armi più potenti della ‘ndrangheta”. “La paura che incute per ottenere il controllo e la confusione che utilizza a suo piacimento in alcune circostanze per far passare messaggi diversi dalla realtà. Prendiamo il caso di Oppido – torna sulla questione processioni – la processione non ha seguito il percorso stabilito. Ad un certo punto ha deviato perché la Madonna si inchinasse davanti alla casa del boss. Questa è blasfemia e deve essere condannata in maniera assoluta, senza trovare giustificazioni. La ‘ndrangheta cerca di utilizzare tutto ciò che c’è di buono e di meglio nella società per sfruttarlo a proprio piacimento. Ovunque ci sia da dimostrarsi potente e capace il boss è presente, in chiesa come in altre situazioni per dimostrare la supremazia. Il boss della ‘ndrangheta, quello vero, si sente al di sopra di tutto, al di sopra del Papa, come fosse Dio. Questo è paganesimo e come tale va condannato dalla Chiesa, prima, e dalla giustizia se il caso lo richiede, poi. Il ruolo dei sacerdoti è fondamentale. Loro devono osservare la regola del Vangelo e prendere ad esempio Gesù ed isolare la ‘ndrangheta”. Torna poi sul lavoro che è stato fatto durante l’anno qui a Reggio Calabria e dice: “Abbiamo lavorato costantemente ed i risultati si sono visti. La gente ha più fiducia e si sente protetta. Per questo denuncia. Siamo stati accusati di volere il male della Calabria, ma chi lo afferma dice di essere vicino ai calabresi e invece è vicino alla ‘ndrangheta”. Se tutti i calabresi capissero che “ciascuno è in grado di ottenere le cose con le proprie ricchezze personali senza dover rivolgersi ad un potentato e soggiacere ad una limitazione della propria libertà – ha aggiunto De Raho –, allora si otterrebbero dei grandi risultati, ma sono sicuro che grazie al percorso che stiamo facendo con i giovani sulla legalità, grazie al fatto che si iniziano ad apprezzare i modelli positivi che hanno detto ‘no’ alla criminalità e non quelli che hanno detto ‘sì’ riusciremo a farcela”. “Non bisogna avere paura – ha concluso il procuratore – e non bisogna averne mai, nemmeno di pronunciare la parola ‘ndrangheta ad alta voce”.
A seguire l’interpretazione di “Reality Shock” di Annalisa Insardà. Un monologo forte su quelle che sono le limitazioni della libertà, ma anche sul senso di giustizia negata.
(Foto di Antonio Sollazzo)
(Video di Valentino Barillà)