Processo “Terra Bruciata.” Il Tribunale di Reggio Calabria, Pratticò Presidente, ha inflitto 18 anni di carcere e 4 mila e 500 euro di multa a Pasquale Libri ritenuto responsabile di associazione mafiosa e tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il processo è scaturito dalle investigazioni condotte dai Carabinieri reggini, coordinate dal Sostituto Procuratore Antimafia Stefano Musolino. L’indagine “Terra bruciata” ha messo in luce come la cosca Libri, nonostante gli innumerevoli attacchi subiti da diverse inchieste giudiziarie, risulti ancora oggi particolarmente attiva sul territorio di Reggio Calabria. L’odierna sentenza quindi riconferma che il capo indiscusso di questa organizzazione criminale oggi, a seguito della morte del fratello Domenico, è Pasquale Libri. Quadro questo già emerso nell’ambito dei processi “Testamento” e “Meta”, per cui lo stesso Pasquale Libri nei giorni scorsi ha rimediato una condanna a 20 anni di carcere. Secondo il Tribunale reggino, che ha pienamente sposato l’impianto accusatorio, Pasquale Libri, dopo essere stato scarcerato per motivi di salute e sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, ha continuato a dirigere la propria organizzazione criminale impartendo disposizioni a Claudio Bianchetti e Antonino Sinicropi, attualmente sotto processo che si sta svolgendo con il rito abbreviato, e indicando loro le attività criminali da compiere soprattutto per quanto riguarda le estorsioni. Secondo la D.D.A., e oggi anche secondo i giudici, Pasquale Libri, è l’ideatore e il mandate del tentativo di estorsione ai danni dell’imprenditore edile Andrea Cutrupi, titolare di alcuni appalti nella zona di “Condera”, che decide di denunciare tutti i tentativi di avvicinamento della cosca Libri, avvenuti tra il 2012 e il 2013, ai Carabinieri reggini. In uno di questi incontri Bianchetti, portando i saluti di Pasquale Libri, avrebbe chiesto 50 mila euro a titolo di “prestito” da consegnare all’anziano boss che versava a suo dire in difficili condizioni economiche. Cutrupi però, non intende pagare e prende tempo. Passano alcuni mesi e nuovamente Bianchetti si sarebbe ripresentato per sollecitare la richiesta di pagamento; anche questa volta va via senza denaro. Secondo la ricostruzione degli inquirenti è qui che entra in scena l’altro soggetto, ossia Antonino Sinicropi, detto “Antonello” . I due in un successivo incontro avrebbero chiesto 10 mila euro da ricevere entro il giorno di Natale del 2012. 10 mila euro, neanche un centesimo in meno. Anche questa nuova richiesta non verrà accolta dal Cutrupi. A questo punto, quindi, sarebbero iniziate le ripercussioni. Ad iniziare da un danneggiamento all’interno di un cantiere della società ad opera di due uomini nel gennaio 2013 che dopo aver tirato i cavi elettrici che alimentavano le attrezzature da lavoro, invitavano gli operai ad andar via, dicendo loro che la giornata lavorativa era terminata. Inviata successivamente anche una missiva intimidatoria in cui si ribadiva la richiesta estorsiva e si paventavano possibili risvolti negativi. È per quest’ultimo episodio che l’imprenditore Cutrupi decide di denunciare tutto alle forze dell’ordine e di venire a testimoniare in aula puntando il dito contro uno dei mammasantissima di Reggio Calabria, oggi nuovamente ritenuto colpevole dalla giustizia reggina.
(A.P)