Sette persone, di cui una latitante, sono state raggiunte da un provvedimento di custodia cautelare e 25 risultano indagate nell’ambito di un’inchiesta che ha sgominato un gruppo di sodali della famiglia Arena di Isola Capo Rizzuto (Crotone) legata alla ‘ndrangheta. Al termine dell’operazione ”Point Break” dei carabinieri di Modena e del Gico della Guardia di Finanza di Bologna, coordinata dai pm della Dda felsinea Marco Mescolini e Valter Giovannini, sono finiti in carcere coloro che secondo l’accusa riciclavano e reinvestivano i proventi dell’attivita’ criminale della ‘ndrina. Per aver reinvestito denaro di provenienza illecita con l’aggravante di aver favorito un’associazione mafiosa sono finiti in carcere Paolo Pelaggi, crotonese di 36 anni, e i suoi fratelli Davide di 42 e Emanuele di 48; Giuseppe Manica, crotonese di 47. Sono tutti residenti nel Modenese. Paolo Pelaggi e’ considerato la mente del maxi raggiro stimato in un centinaio di milioni di euro. In cella e’ finito pure Fiore Gentile 26enne crotonese, mentre dietro le sbarre c’era gia’ suo fratello Tommaso di 30. Questi ultimi sono figli di Francesco, affiliato al clan Arena e arrestato nel marzo 2009 nell’ambito di un’operazione della Dda di Catanzaro. Tommaso non risponde del reinvestimento di proventi illeciti (articolo 648 ter) solo perche’ gia’ detenuto. Gli altri 25 indagati rispondono di reati finanziari. I fratelli Pelaggi, Manica e il commercialista svizzero non hanno precedenti. Gli investigatori hanno anche eseguito un provvedimento di sequestro preventivo, disposto dal gip di Bologna Marinella De Simone, apponendo i sigilli a 5 immobili, tra cui due lussuose ville, 10 partecipazioni azionarie, un terreno, cinque veicoli, 7 societa’ a responsabilita’ limitata, 2 2polizze assicurative per circa 300.000 euro e 43 rapporti bancari per un totale di circa otto milioni di euro. Alla cattura e’ sfuggito un noto commercialista di Lugano che secondo gli inquirenti forniva importanti consulenze su come reinvestire il capitale mafioso. Il meccanismo ricostruito dagli investigatori vedeva al centro di tutto la Point One Spa di Maranello (Modena), l’azienda di Pelaggi specializzata nella compravendita di materiale informatico. La Point vendeva fittiziamente, con l’uso di false fatturazioni, alla MtTrading con sede alle Isole Vergini che poi girava il tutto, ma sempre e solo sulla carta, alla societa’ Commerciale per chiudere il cerchio con la Point One. Questo giro di false fatture garantiva compensi tra il 6 e il 7% dell’importo fatturato. Cosi’ facendo il sodalizio non solo ha truffato il Fisco ma anche il sistema creditizio dato che portava le fatture in banca per lo sconto o chiedeva prestiti forte del suo fatturato costruito artatamente.
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