Quattordici arresti sono stati eseguiti dalla Guardia di Finanza di Milano nell’ambito dell’operazione ‘Underground‘. L’inchiesta è coordinata dalla Dda di Milano sull’acquisizione di sub-appalti di opere pubbliche in Lombardia. Le indagini s’incentrano su diverse ditte con sede a Milano di imprenditori bergamaschi e calabresi vicini alla ‘ndrangheta.Le indagini hanno consentito di ricostruire le condotte della presunta associazione a delinquere, formata da vari imprenditori, anche avvalendosi di diverse società del settore dell’edilizia che, formalmente intestate a soggetti “prestanome” e apparentemente prive di legami tra loro, sarebbero risultate riconducibili al sodalizio.
Le indagini e i calabresi coinvolti
La presunta associazione per delinquere sarebbe stata formata da “imprenditori bergamaschi e calabresi”, alcuni dei quali “aventi contiguità ad un contesto criminale di ‘ndrangheta”. E’ quanto emerge dagli atti dell’indagine, condotta dalla Gdf e coordinata dal procuratore aggiunto della Dda Ilda Boccassini e dal pm Bruna Albertini, che ha portato in carcere, tra gli altri, Davide Lonardoni, 45 anni di Varese, dirigente di NordIng, società del gruppo Ferrovie Nord Milano. Tra le 11 persone finite in carcere (per tre, invece, sono stati disposti i domiciliari) c’è anche Pierino Zanga, imprenditore bergamasco, “formalmente mero dipendente all’interno delle varie società, ma di fatto ‘dominus’ di un circuito di società aggiudicatrici dei vari subappalti per la realizzazione di opere pubbliche”.
La custodia cautelare in carcere è stata disposta anche per Salvatore Piccoli, imprenditore nato a Catanzaro, per le due presunte “teste di legno”, Pierluigi Antonioli e Giuseppe Colelli, per l’imprenditore bergamasco Venturino Austoni, e poi ancora per Antonio Stefano e Graziano Macrì, ritenuti dagli investigatori vicini a clan della ‘ndrangheta. E poi ancora per l’imprenditore Giuseppe Gentile, originario di Reggio Calabria, per il commercialista Giuseppe Tarantini e Alessandro Raineri, presunto “faccendiere bresciano” accusato anche di diversi episodi di millantato credito. Agli arresti domiciliari, invece, sono finiti il dipendente della NordIng, Massimo Martinelli, Gianluca Binato, dipendente di della società ‘Itinera’, e l’imprenditore Livio Peloso. Secondo le indagini, le “condotte corruttive” sarebbero consistite nella “concessione, a favore di dirigenti e responsabili di cantiere di importanti società appaltatrici di dazioni in denaro, beni e utilità varie” per ottenere “agevolazioni” nell’aggiudicazione dei lavori. La Gdf ha anche accertato “violazioni penal-tributarie”, tra fatture false e “indebite compensazioni per crediti inesistenti”, per “oltre 20 milioni di euro” dal 2010 in poi. Il Tribunale ha dichiarato il fallimento di tre delle società coinvolte nell’inchiesta.
Il subappalto dei lavori a Malpensa
Erano riusciti ad ottenere in subappalto i lavori, dal valore di alcuni milioni di euro, per il collegamento ferroviario tra il Terminal 1 e il Terminal 2 di Malpensa versando mazzette a Davide Lonardoni, dirigente di Nord_Ing, società del gruppo Fnm. Secondo l’indagine, le diverse società operative nel settore dell’edilizia, di cui si avvaleva il gruppo di imprenditori finito nel mirino della Procura, sebbene apparentemente prive di legami tra loro, poiché dotate di assetti formalmente autonomi, in realtà avrebbero fatto parte di un vero e proprio “sistema” utilizzato per alternarsi nell’aggiudicazione di subappalti con cadenza biennale, “Sistema” che ruotava attorno all’imprenditore bergamasco, ora in carcere, Pierino Zanga, e che aveva lo scopo di eludere eventuali controlli di natura fiscale.