Lascia l’Aula di palazzo Madama provato, accompagnato dal suo legale, direzione Rebibbia dove arriverà poco più tardi consegnandosi al personale di polizia penitenziaria. Si conclude così la lunga giornata del senatore calabrese di Gal Antonio Caridi, sul quale pendeva una richiesta di custodia cautelare in carcere da parte del gip di Reggio Calabria per associazione mafiosa. Una lunga giornata, segnata già all’inizio dei lavori dal gesto forte del presidente del Senato Pietro Grasso che dispone l’inversione dell’ordine del giorno, dando priorità alla vicenda del parlamentare reggino, accusato dalla Dda di Reggio Calabria di essere un esponente al vertice della cupola segreta della ‘ndrangheta, nell’ambito dell’operazione “Mamma Santissima”.
Una scelta che scatena diverse reazioni tra i banchi di Forza Italia, Gal e Ala. Uno dei primi ad intervenire a muso contro la decisione di Grasso è il capogruppo dei verdiniani Lucio Barani, visibilmente irritato per la decisione di dare priorità alla decisione sull’arresto, facendo slittare così il voto relativo al ddl sull’editoria. Ne nasce uno scontro verbale, con Barani che accusa Grasso di “intaccare la democrazia”.
Tra i forzisti, è Lucio Malan a tentare di convincere l’Aula a temporeggiare sulla richiesta d’arresto nei confronti di Caridi. Il senatore azzurro presenta, infatti, una questione pregiudiziale e una sospensiva: “Il Tribunale del riesame si pronuncerà tra 7 giorni – osserva Malan – perché non aspettare? Anche perché nel frattempo stanno emergendo fatti significativi, come quello che il pentito Aiello, che afferma di essere stato più volte testimone di incontri tra il presunto boss Caponera e Caridi, ne cita uno solo, nel 2006/2007, in un certo ristorante. Ma dalle ricerche fatte dagli avvocati emerge che Caponera dal 2005 al 2009 era in carcere. Per cui non può avere mai incontrato Caridi al ristorante”. L’arringa di Malan non fa presa sull’Aula che boccia la questione pregiudiziale e sospensiva.
Al via, quindi, la discussione. Il senatore Caridi si difende: “Quella contro di me è un’accusa sconvolgente e ingiusta. Sono innocente, non ho mai svenduto il mio ruolo di parlamentare. Non ho mai stipulato accordi con il crimine organizzato, né ho mai fatto parte di una cupola segreta. Affido alla vostra coscienza di parlamentari l’integrità del Senato prima ancora che la mia liberta”. L’appello di Caridi si infrangerà molto presto al momento della votazione.
Le dichiarazioni di voto non sembrano infatti lasciare spazio a logiche diverse da quella dei numeri. Il cinquestelle Michele Giarrusso non ha dubbi: “Questa è l’imputazione più grave che sia mai stata mossa a un parlamentare della Repubblica. Contrariamente a quanto è stato detto da alcuni in quest’Aula non si tratta affatto di concorso esterno. L’accusa è proprio di partecipazione all’associazione mafiosa. Il nostro dovere – aggiunge Giarrusso – è vedere se questa attività dei magistrati abbia nei confronti del collega un intento persecutorio. Ma se lui dice che è indagato da 15 anni senza che gli sia mai stato fatto nulla, non può venirci a dire che è un perseguitato. Del resto da quanti anni durano i processi per le stragi mafiose? Sgombrato il campo dall’inesistente persecuzione – afferma il senatore pentastellato – non resta altro da fare che consentire alla magistratura di lavorare. Caridi avrà tutto il tempo per difendersi dentro al processo”. Il Movimento 5 Stelle voterà favore della proposta del presidente della giunta per le immunità, Dario Stefàno, così come il Partito democratico, almeno secondo quanto affermato dal presidente del gruppo democrat in Senato Luigi Zanda: “Votiamo compatti in conformità alla decisione della giunta. Nulla è emerso nel dibattito e nelle carte di cui abbiamo avuto legittima conoscenza che faccia ritenere che nella vicenda che riguarda il senatore Caridi sia ravvisabile quel fumus persecutionis che, ove sussistesse, sarebbe l’unica ragione – sottolinea Zanda – per la quale il Parlamento può negare l’autorizzazione all’esecuzione di una misura legittima dell’Autorità giudiziaria”.
Il Senato accoglie la proposta della Giunta per le immunità: 154 i voti favorevoli, 112 quelli contrari, 12 i senatori astenuti.
Per Antonio Stefano Caridi si aprono le porte del carcere, in attesa della decisione del Tribunale del riesame, prevista per il prossimo 11 agosto.
