di Stefano Perri – Cene in ristoranti, viaggi, ventilatori, bollette di casa, televisori, regali di natale. Perfino materiale edile e gratta e vinci. C’è proprio tutto nell’inchiesta condotta dalla Procura di Reggio Calabria che ha scoperchiato la gestione illecita dei fondi destinati ai gruppi regionali calabresi della passata consiliatura. Gli uomini della Guardia di Finanza, sotto le direttive del Comandante regionale Gianluigi Miglioli e del provinciale Alessandro Barbera, hanno passato in rassegna una mole enorme di documenti, arrivando a verificare il contenuto migliaia e migliaia di fatture, scontrini, ricevute.
Due anni di indagini che questa mattina hanno portato all’arresto dell’assessore Nino De Gaetano, dell’ex assessore Luigi Fedele, per i quali è stata ordinata la misura degli arresti domiciliari, alla richiesta di arresto, già inoltrata al Parlamento, per il senatore Giovanni Emanuele Bilardi, ed all’obbligo di dimora fuori dalla Calabria per l’ex autista di Bilardi, Carmelo Trapani, e per gli ex Consiglieri Giovanni Nucera, Pasquale Tripodi, Alfonso Dattolo e Nicola Adamo. Sotto la lente d’ingrandimento delle Fiamme Gialle le spese pazze di più di metà dei componenti dell’assemblea regionale nella scorsa consiliatura. Sono venticinque in totale gli indagati (LEGGI QUI L’ELENCO COMPLETO). Ad ognuno sono state contestate somme, da poche migliaia di euro, fino ai 400mila euro di Fedele, ai 410mila di De Gaetano o ai 357mila di Bilardi, ora sequestrate per effetto del provvedimento eseguito dalla Guardia di Finanza.
L’attività di analisi delle fiamme gialle calabresi, condotta negli ultimi due anni ma riferita alle rendicontazioni tra il 2011 e il 2012, ha seguito gli strumenti classici dell’accertamento fiscale, applicato però nell’ambito di un’indagine penale. Un controllo capillare, una verifica scrupolosa, condotta passando in rassegna ogni scontrino, ogni pezza giustificativa, fino all’acquisto di un singolo caffè o pacchetto di chewing-gum, che ha portato gli uomini diretti dal Generale Miglioli ad accertare diversi tipi di incongruenze.
Le spese pazze nei rendiconti dei Gruppi – Anzitutto ci sono le spese fatte con finalità non istituzionali, diverse da quelle disposte dalla legge 13 del 2002 e dalla successiva specifica della legge 15 del 2008. E’ qui che si trovano gli scontrini di colazioni al bar, di materiale elettronico, smartphone, tablet, perfino arredi e televisori utilizzati non negli uffici dei Gruppi consiliari ma nelle abitazioni private dei consiglieri. E poi ci sono le spese rendicontate due volte. Diversi sono i casi documentati di Consiglieri regionali che inserivano le spese sostenute nei rimborsi ottenuti dal Consiglio per le missioni e poi utilizzavano le stesse fatture nella rendicontazione del gruppo. Capitava così che un singolo viaggio, un biglietto aereo o una notte in albergo, venisse rimborsata due volte. Tra i documenti esaminati dalle Fiamme Gialle ci sono infine spese, verificate tramite l’incrocio tra i conti bancari e la rendicontazione, che non sono mai state giustificate, tra le quali anche versamenti ed elargizioni a vantaggio di associazioni e cooperative, per l’organizzazione di eventi e sagre mai esistiti. Un controllo, quest’ultimo, ottenuto effettuando una semplice sottrazione tra le spese rendicontate e quelle effettivamente erogate.
Un insieme di illeciti che secondo quanto ricostruito dalla Procura reggina ha prodotto in due anni un buco di 2,5 milioni. Somma che il provvedimento firmato dal Giudice Olga Tarzia ha di fatto recuperato tramite un sequestro per equivalente che ha coinvolto, con entità e quantità diverse, tutti i 25 indagati.
Cafiero de Raho: ”La politica risponda in maniera chiara” – Destra, sinistra, centro. Tutti i gruppi politici sono coinvolti. Gli uomini delle Fiamme Gialle hanno passato in rassegna anche le rendicontazioni del Gruppo Misto. Non c’era una formazione politica a Palazzo Campanella, che potesse definirsi pulita. ”Quando un’indagine riguarda la politica in maniera così ampia a generalizzata – ha commentato Cafiero De Raho – non posso che recuperare la mia funzione di Procuratore della Repubblica e parlare solo attraverso le carte del provvedimento. Non compete certamente a me richiamare all’esigenza di un’etica, ma è ovvio che la politica dovrebbe rispondere in maniera molto chiara, soprattutto in un territorio come questo dove la ‘ndrangheta condiziona fortemente il territorio e le istituzioni. La gente si aspetta di essere aiutata – ha concluso il Procuratore – di essere tirata fuori da questo vortice di malaffare”.