di Giuseppe Baldessarro – Dire che i renziani calabresi abbiano mal digerito le scelte di Mario Oliverio in tema di Giunta regionale sembra quasi un eufemismo. La verità è che l’unico tra i rottamatori ad essere, o meglio a dirsi, soddisfatto per l’esecutivo varato dal governatore è il segretario regionale Ernesto Magorno. Gli altri, tutti gli altri, per adesso si stanno limitando a mandar giù un boccone amaro che sono pronti a sputare appena girato l’angolo.
Nel Pd calabrese la pace armata tra la componente renziana e quella della sinistra che si è registrata in campagna elettorale è già finita. Con i primi costretti all’angolo da Oliverio, che li ha messi a tacere lasciandoli a bocca asciutta, ed i secondi ad esultare e consumarsi la mani in lunghi applausi alla saggezza del ras calabrese e “alla qualità e alla competenza” degli assessori scelti.
Che il “nuovo” nel Pd abbia preso botte da orbi lo dimostrano i fatti. Dei quattro assessori regionali nessuno è di area renziana. Maria Carmela Lanzetta arriva dalle fila dei civatiani, Nino De Gaetano è approdato al Pd da Rifondazione, Carlo Guccione è anch’esso della sinistra Pd e definire Enzo Ciconte un renziano equivarrebbe a bestemmiare. In buona sostanza gli uomini di Renzi sono tutti fuori, e paradossalmente a consentire a Oliverio di chiamarsi libero è stato proprio il Presidente del Consiglio che ha invitato il governatore a chiamare in Calabria la Lanzetta. Ovviamente ad una vecchia volpe come Marione quasi non è parso vero e, una volta accontentato il Premier, ha smesso anche di rispondere al telefono ai suoi uomini sul territorio. Per la serie “abbiamo già dato”, ora liberi tutti. Così i rottamatori sono stati rottamati e Oliverio ha avuto piena disponibilità di muoversi in lungo e in largo come meglio ha ritenuto.
A leggere le note di plauso incassate dal Presidente della Regione, il partito sembra si stia sempre più compattando sulle sue posizioni. Una prova di forza mediatica che si può tradurre in una sola maniera: “Per ora ve le abbiamo date, ma se non state pure zitti oltre gli schiaffoni prendete pure i calci nel sedere”.
La vecchia scuola di partito insegna come darle e come prenderle. Ma la vecchia scuola di partito l’hanno fatta anche gli ex democristiani. Quello che non insegnano ai corsi di formazione politica sono i limiti di cui bisogna tener conto quando si tira la corda.