Vincenzo Speziali, in occasione di un viaggio a Roma dell’ex presidente libanese Amin Gemayel, “mi chiede se gli combinavo un incontro con Berlusconi” che “allora mi rispondeva e gli dico allora arriva questo qua. Allora Gemayel poteva avere ruolo importante di accreditamento” di Forza Italia nel Ppe “e di difesa in sede internazionale di Fi. Gemayel va da Berlusconi con me e Speziali. Il mio rapporto con Gemayel è quello”. Lo dice Claudio Scajola ai pm nel suo interrogatorio. “Poi – spiega Scajola – c’è un’aggiunta. Gemayel è venuto a Roma nell’ultimo periodo, perché Vincenzo mi dice c’è Gemayel che viene a Roma, combiniamo un altro incontro con Berlusconi? Io gli dico ‘ma sai adesso io il rapporto ce l’ho molto più difficile’. E lui mi risponde, ‘si si ma io mi sono già mosso con la Bergamini’, deputata nostra che è stata in passato nella segreteria di Berlusconi e adesso è il portavoce di Fi. ‘Se tu ne hai già parlato con la Bergamini e non avete ancora concordato l’appuntamento, adesso se me ne interesso io con le difficoltà che ti ho detto mi sembrerebbe anche più difficile’. ‘Si ma se tu potessi …’ Prendo e chiamo la Bergamini, ‘senti Debora mi hanno detto che Gemayel ha chiesto un appuntamento’ .. ‘si ma sai lui è in difficoltà perché in quei giorni probabilmente sarà fermo ad Arcore’. ‘Io comunque te l’ho voluto dire vedi tu, arrivederci’ e mi sono fermato li. Non so se hanno fatto l’incontro ma penso di no ma non lo so. Poi Vincenzo mi chiama e mi dice, è recente, senti c’è Gemayel a Roma, possiamo combinare in pranzo insieme? Venire a Roma da quando non sono parlamentare mi dà fastidio e francamente non mi interessava. Per cui non sono venuto e Gemayel non l’ho più visto. Questo per spiegare il rapporto mio con Gemayel. Io non ho più visto lui da nessuna parte”. “Speziali aveva l’ambizione di fare il deputato. E secondo me il suo modo di avvicinarsi a me aveva come obiettivo era perché pensava potessi dargli una mano. Tanto è vero che poi me lo esplicita e mi dice: ‘c’è mio zio che è senatore e non si vuole più candidare e allora ci potrebbe essere opportunità che io vada al suo posto”. Lo dice Claudio Scajola ai pm spiegando i suoi rapporti con Vincenzo Speziali. “Non solo per questo. Probabilmente – dice Scajola – Speziali aveva bisogno di fare vedere a Gemayel che gli poteva organizzare dei rapporti e che gli poteva far fare incontri facendogli un po’ da antenna. Nel contempo Gemayel poteva pensare che Speziali avesse entrature. Ero convinto che lui sia una persona perbene che fa credo le pubbliche relazioni in una grande società e quindi parla e sta in rapporti con tutti”. Scajola dice di avere conosciuto “dopo le dimissioni da ministro” perché lo invitò ad un convegno dell’Internazionale democristiana a Beirut collocando l’episodio nell’autunno 2011.
Speziali mi disse che la moglie era nipote di Gemayel e parlò del Libano
“Speziali mi disse che la moglie era nipote di Gemayel, che non conoscevo se non di nome, e che viveva a Beirut” ma “lo chiamava presidente, non zio” e fu Speziali a prospettare l’eventualità dell’asilo politico in Libano per Amedeo Matacena. Lo ha detto Claudio Scajola ai pm. “Speziali – dice – viene da me e non so cosa successo di nuovo a Dubai e io sono molto colpito della situazione di Chiara (Rizzo, ndr) e di questo qua che era là e che creava problemi a se stesso e a Chiara e suoi figli. Gli dico che farebbe bene a tornare qua ma sono scelte che può fare solo l’interessato. Si vede che ero particolarmente colpito nel dirgli queste cose perché lui il giorno dopo mi chiama ‘sai ci ho riflettuto, ma allora perché non chiede asilo politico in Libano?'”. “Allora – prosegue Scajola – gli dico ‘potrebbe essere una cosa ma come si fa a fare una cosa così’. Ho fatto anche il ministro dell’Interno. So come funziona, come ci va da Dubai in Libano. Allora questa roba la accenno a Chiara e Chiara mi dice è una cosa possibile? E questa cosa si trascina fino a quando Speziali mi dice ‘senti facciamo un incontro a Roma dove ci sono io, può venire uno dei consiglieri di Gemayel, vieni tu e se porti la signora si possono parlare’. Succede che lui mi chiama e mi dice ‘sai questo incontro non c’è più ci vediamo noi per parlarne’. Io penso santo iddio faccio una figura micidiale, sembra che questa cosa l’ho sfarinata e allora lui mi dice che mi manda una nota, la lettera di Gemayel che poi non so se è di Gemayel. Mi organizzo in maniera tale che arrivato a Roma mi avrebbero chiamato per dirmi che l’appuntamento non c’è più e comunque ci ha mandato una nota. A quel punto quando lei non è partita con l’aereo mi sono trovato che io mi sono visto con Speziali. Abbiamo parlato di questa vicenda dieci secondi perché non ci interessava e abbiamo parlato di altro. La lettera lui mi ha detto che era di Gemayel. Vedo Chiara giorni dopo e le dò questo fax, non so se ho tenuto una copia. Non ho niente da nascondere. Speziali mi disse ‘per avere asilo politico fai fare una richiesta dagli avvocati in cui si spiega la vicenda giudiziaria, la vicenda della persecuzione giudiziaria e della salute’. Fatto questa roba qua lo dico a Chiara e cominciamo a continuare a sfilacciare la roba, tanto è vero che Chiara mi dice ma sono passate tante settimane. Non si parla più di niente da gennaio dall’arrivo della lettera. Di questa questione parlato solo con speziali e con chiara”.
Tutta ‘fuffa’ quando parlavo di Libano con Chiara Rizzo
”Vi continuo a dire che era fuffa il Libano”. Così l’ex ministro Claudio Scajola ha risposto ai pm di Reggio Calabria in merito al contenuto di intercettazioni tra lui e Chiara Rizzo, moglie di Amedeo Matacena, nelle quali avrebbero fatto riferimento alla latitanza di quest’ultimo. ”Io non ho fatto nulla (…) io non ho mai cercato Gemayel (l’ex presidente libanese, ndr)”, ha aggiunto Scajola, chiarendo che il suo proposito era solo quello ”di cercare che questa qui”, ossia Rizzo, ”si metta a far qualcosa, a lavorare”. Ai pm che gli hanno contestato un’intercettazione nella quale l’ex ministro parlava di appuntamenti, anche con l’imprenditore catanzarese Vincenzo Speziali, Scajola ha risposto: “Vi continuo a dire che era fuffa il Libano, questo qui invece è un appuntamento preso per presentargli Chiara per fargli dare un altro piccolo contrattino di lavoro”. In più di un passaggio del verbale i pm contestano a Scajola trascrizioni di telefonate nelle quali, a loro dire, si farebbe riferimento agli ”spostamenti” di Matacena. Tuttavia, l’ex ministro più volte ha sostenuto che in quelle intercettazioni stava parlando di contratti di “collaborazione” per Rizzo e, in un caso ad esempio, anche di un contratto da “mille euro al mese per sei mesi”. E ai pm che gli hanno domandato se abbia ricevuto “pressioni” o “richieste” da parte di Matacena o della moglie in relazione alla latitanza dell’ex parlamentare, Scajola ha risposto: “Probabilmente erano discorsi tra di loro (…) ma io non ho mai fatto nulla e dove casca l’asino? Che io non ho mai cercato Gemayel per parlare di questo, né ho parlato mai di nulla di operativo mai”. Tra l’altro, Scajola ha spiegato di aver parlato con Speziali che gli aveva raccontato che Matacena voleva spostarsi da Dubai in Libano “con un volo di linea”. Tanto che l’ex ministro ha messo a verbale di avergli risposto: ”Ma come fa a uscire con un volo di linea senza passaporto?”. Insomma, ”io seguivo questa roba – ha ribadito Scajola – ma non perché ci credessi o la perseguissi perché non è che esco da un cavolo, forse poteva uscire da un cavolo Chiara, non io”. Scajola in alcune telefonate con lei, come ha spiegato, cercava soltanto “di dare una veste”, ma i discorsi sulla latitanza del marito erano “evidentemente tutta chiacchiera”. (ANSA).