• Reggio Calabria – Al Marc l’incontro “La donna nell’anticichità classica”

    In occasione della giornata internazionale della donna, il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria e il Centro Internazionale Scrittori della Calabria, mercoledì 8 marzo 2023, presso la Sala conferenze del MArRC hanno promosso la conferenza “La donna nell’antichità classica”. Sono intervenuti Carmelo Malacrino, Direttore del MArRC e Loreley Rosita Borruto, presidente del Cis della Calabria. Il direttore Malacrino ha sottolineato come il Museo di Reggio Calabria, in questa giornata così importante, consolida la sua identità di luogo di cultura per tutta la comunità del territorio.

    Ed è proprio attraverso la cultura, nel senso più ampio del termine, che si vincono pregiudizi e stereotipi e si prende coscienza del valore delle persone, indipendentemente dal genere. Hanno relazionato Paola Radici Colace, già ordinario di Filologia classica del Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne, Università di Messina e Rosy Santoro, prof. aggregato di Letteratura Latina del Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne, Università di Messina. Con il supporto di slides, le relatrici hanno illustrato la condizione e status sociale della donna a partire dall’epos omerico fino alla tarda età romana, nelle evidenze archeologiche, storiche e letterarie. Nell’antica Grecia le donne erano relegate al ruolo domestico che prevedeva la totale ubbidienza al padre e poi al marito. Le opere scritte, che raccontano la vita quotidiana, le fonti iconografiche (come le pitture vascolari) e i tanti ritrovamenti (come specchi, cesti e numerosi altri oggetti), hanno permesso agli archeologi di ricostruire un quadro chiaro del ruolo femminile. Eterna minorenne (minus habens), priva di diritti sociali e politici, costretta per tutta la vita a rimanere sotto l’autorità di un tutore (padre, marito, figlio maggiorenne, parente prossimo), impedita a condurre procedimenti giudiziari, limitata anche nel diritto di proprietà e in quello di cittadino a pieno titolo, il ruolo della donna nella società greca e romana è stato definito da sistemi politici esplicitamente maschilisti e fondamentalmente misogini. Nonostante i radicali mutamenti oggi intervenuti, con la conquista della parità formale, rivisitare il retaggio di una plurimillenaria ideologia discriminatoria consente di individuare nelle organizzazioni sociali dell’antichità  il momento nel quale la divisione dei ruoli  venne teorizzata e praticata non solo come fatto culturale, ma anche come conseguenza di una differenza biologica, tradotta in una inferiorità di genere codificata dalle leggi. È nell’antichità greca e romana che vanno ricercate le radici di certi stereotipi ancora oggi responsabili di pregiudizi nei confronti delle donne: è bene ricordare che solo sessanta anni fa, il 9 febbraio del 1963, cadeva con l’approvazione della legge n. 66 il divieto alle donne di adire alla magistratura: “La donna non è indicata per la difficile arte del giudicare. Questa richiede grande equilibrio e alle volte l’equilibrio difetta per ragioni anche fisiologiche”.