di Stefano Perri – A Reggio Calabria è già tempo di campagna elettorale. Mentre la città si avvicina a grandi passi ai due decisivi appuntamenti con le urne del prossimo autunno, quello delle regionali e quello delle comunali, nelle stanze dei bottoni proseguono frenetiche le riunioni e gli incontri per definire nomi e strategie di quello che rappresenterà, comunque andranno le cose, certamente un punto di svolta per l’intera comunità reggina. L’estate appena iniziata segnerà inevitabilmente un susseguirsi di posizionamenti che culminerà, più o meno in coincidenza con le tradizionali festività mariane di settembre, nell’inizio ufficiale di una campagna elettorale che certamente sarà influenzata dalla fortissima emergenza sociale che ormai da molti mesi a questa parte Reggio attraversa. E mentre c’è chi, come il Presidente della Provincia Giuseppe Raffa,
propone, proprio sulle colonne di questo giornale, una sorta di ”patto per la città”, ipotesi
sostenuta dall’ex consigliere comunale Monica Falcomatà nonchè
dal Segretario Pd Seby Romeo che si dichiara sostanzialmente disponibile, c’è anche chi il giro lo prende un po’ più largo e prova a ricostruire i fili di interconnessione con il tessuto sociale urbano.
L’avvocato Oreste Romeo, già coordinatore cittadino del Pdl e fondatore di uno dei principali circoli cittadini del Nuovo Centro Destra, ”scopellitiano di ferro” come lui stesso si definisce, prova a mettere dei distinguo e ad analizzare la situazione.
”Il posto dei carri armati del ’71 è stato idealmente preso dai commissari prefettizi” dichiara Romeo parlando dei lunghi mesi del commissariamento reggino. Ed ora ”possibile che a Reggio si si sia improvvisamente diventati tutti oxfordiani” si domanda. Secondo l’Avvocato ”la paralisi che ha colpito la vertiginosa cifra di 630 milioni di euro”, risorse ”da tempo a disposizione della Città,”> trovo – spiega – che sia la base minima di confronto di qualsiasi tavolo si abbia idea di avviare”. E poi ancora guardando alla ricomposizione del centro destra ”le primarie – aggiunge – sono senz’altro uno strumento di democrazia, non la vetrina in cui esporre fisici da palestrati, modellati grazie all’uso di anabolizzanti”.
Ecco l’intervista completa:
Avvocato, Reggio è allo stremo, da dove si riparte ?
Esiste una non trascurabile energia individuale in grado di operare come affidabile fattore di stimolo per la comunità cittadina, sino a diventare motore di aggregazione per una città frenata dalla paralisi amministrativa alla quale è stata consegnata da uno Stato appesantito, logoro e svogliatamente distratto. Si tratta di una situazione che riflette fedelmente lo stallo di tipo intellettuale che ormai a Reggio si percepisce in misura sempre più tangibile.
Un esempio? In questi giorni, in città, ho notato la presenza di non pochi visitatori stranieri: un risultato per nulla casuale, ma inseguito ed ottenuto da una precisa volontà che ha consentito a tutta la Calabria di fare squadra sul versante turistico. Ricordo, però, che l’illustrazione della campagna pubblicitaria, qui a Reggio, alla presenza dell’Amministratore delegato di Alitalia, fatto di per sè rilevantissimo, venne inopinatamente oscurata da tanti organi di informazione, tra i quali il suo, e si preferì concedere la solita vetrina all’immancabile letterina del cittadino sdegnato a causa dei rifiuti nella zona dell’Eremo. Erano i primi giorni del mese di marzo dell’anno in corso. Auspico, quindi, che questo mio preciso ricordo, lungi dall’urtare improbabili suscettibilità, aiuti a comprendere che le condotte di tutti vanno orientate a tutela della dignità che la nostra città merita, senza che ciò significhi voler rimanere ciechi, sordi o muti davanti ai problemi che si vivono a Reggio come in altre città della Penisola. Anche per fatti di criminalità organizzata. Qualcuno, tra non pochi paucciani e soloni che spesso inciampano nella partigianeria di una sterile retorica, se ne è capace, qualifichi l’inquinamento di sistema messo in luce da torbidissime vicende quali Expo 2015 ed il Mose, e magari dica pure se esistono differenze sostanziali con fenomeni di criminalità organizzata denominati “cosa nostra”, “ndrangheta”, “camorra” o “sacra corona unita”.
E lo faccia presto, visto che sul piano giudiziario si assiste al crollo del teorema delle infiltrazioni di ‘ndrangheta nelle società miste sviluppato nella tristemente nota Relazione Prefettizia che condusse allo scioglimento del Comune di Reggio Calabria sulla scorta di errori grossolani quanto imperdonabili sui quali il giudizio della storia arriverà e sarà impietoso.
Ma allora perchè si è arrivati a questo punto ? Chi ha sbagliato, cosa ha sbagliato e perché ?
La gravissima crisi economica è stata cavalcata come una tigre che a Reggio ha mostrato varie fisionomie. Lo stato delle casse comunali, nell’immaginario collettivo, ben presto è diventato il famigerato buco di bilancio che ha visto nell’occhio del ciclone mediatico solo la nostra città , nonostante i dati ufficiali ponessero in rilievo una larga diffusione di questo problema collocando le difficoltà reggine nella media nazionale. La trasversalità che da sempre connota la ‘ndrangheta, poi, s’è pure vista assegnare un colore politico, e ci si è improvvisamente dimenticati che questo fenomeno criminale, storicamente, si è alimentato di disfunzioni, insufficienze e divisioni tra le articolazioni dello Stato. In un momento di grave emergenza nazionale, un governo non eletto dal popolo, ma nominato da un Presidente della Repubblica che è l’unico comunista ad essere passato dal Viminale, ha agito come lo Stato aveva già fatto in passato, cioè lavandosi una coscienza non proprio limpida nei confronti di Reggio, da sempre guardata con diffidenza perché quella di Reggio è un’Anima di Destra: il posto dei carri armati del ’71 è stato idealmente preso dai commissari prefettizi, veri e propri cultori della paralisi amministrativa, ma anche concorrenti della burocrazia comunale nella produzione delle macerie che oggi sono sotto gli occhi di tutti.
Ma le colpe stanno tutte altrove. Qualcosa l’avrete sbagliata anche voi. All’interno del gruppo dirigente che ha sostenuto l’ex Governatore Scopelliti cosa non ha funzionato?
Non posso nascondermi che sia mancata la spinta propulsiva che in passato aveva consentito il raggiungimento di risultati comunque destinati a restare nella storia cittadina, ivi compresa la prima volta di un reggino alla presidenza della regione. Non so se quella spinta si sia completamente esaurita oppure se si sia trattato di un momento di appannamento. Credo, tuttavia, che un diverso e maggiore coinvolgimento di forze espresse in ogni ambito dalla società reggina avrebbe, per un verso, spuntato le armi di chi parla di “cerchio magico scopellitiano”, offrendo, al contempo, nuovi contributi che avrebbero potuto assicurare ulteriore e vitale slancio ad un collaudato gruppo dirigente rivelatosi improvvisamente privo delle motivazioni di un tempo ed in qualche misura senza contatto con la realtà.
Sotto diverso profilo, poi, non posso esimermi dal sottolineare un macroscopico equivoco.
Il rilevante risultato del NCD calabrese, ottenuto grazie all’effetto Scopelliti, è oltraggiato dalle diecimila preferenze accordate sul nostro territorio regionale ad uno sconosciuto deputato abruzzese del quale da qualche giorno si conosce solo il risalente suo legame di amicizia con l’attuale coordinatore regionale di quel partito.
Buio pesto, insomma, nonostante la luce propria di Scopelliti, che, sola, ha consentito al NCD di raggiungere il quorum alle Europee 2014.
Il “piccone” brandito nell’oscurità ha assestato un colpo letale non solo alla territorialità, ma anche alla idea che l’altezza la si possa costruire solo grazie ad una solida base, l’una e l’altra valori fondanti del progetto alfaniano che aveva ottenuto la convinta adesione di tantissimi amministratori locali calabresi.
Ha parlato delle Europee, nelle quali ha trionfato il partito dell’astensionismo e dell’antipolitica. Il rischio anche a Reggio è che chi vince sia maggioranza di una minoranza. Come si supera questo ”devide” democratico?
Riconoscendo, isolando ed ignorando le ipocrite tentazioni messe in campo da spericolate pattuglie acrobatiche che regalano le solite alchimie funzionali all’affermazione di “gruppi”, più o meno organizzati, governati dalla logica del “singolo”.
Il terreno ideale sul quale germoglia l’autoreferenzialità produce da sempre lusinghe affidate ad attrezzati “solisti” che quei “gruppi” riescono anche a collocare in postazioni istituzionali importanti. Ma è proprio qui che emerge l’imbarazzante inadeguatezza del “singolo” e del “gruppo” che, con il dovuto rispetto, sarebbe più corretto, per varie ragioni, definire “branco”.
Avvocato torniamo alle comunali. Da altre forze politiche è arrivato l’invito ad abbassare i toni e sedersi attorno ad un tavolo per stabilire regole e terreno di gioco. Si può fare?
Possibile che a Reggio si sia improvvisamente diventati tutti oxfordiani e nessuno si decida a chiedere lumi su cosa debba esser fatto nell’immediato perché diventi un fatto compiuto la spesa di ingentissime risorse già da tempo a disposizione della Città? La paralisi che ha colpito la vertiginosa cifra di 630 milioni di euro, trovo che sia la base minima di confronto di qualsiasi “tavolo” si abbia idea di avviare, quindi mi chiedo se al riguardo esista, come a me sembra, una sorta di “pregiudiziale” coltivata da chi si nutre di velleità demagogiche a dispetto del lucido ed intelligente lavoro di chi quelle risorse ha ricercato e messo a disposizione della Comunità.
Manca pochissimo alla tornata delle amministrative. Come vi presenterete alle comunalI? C’è già un candidato sindaco di riferimento, si andrà da soli o in coalizione?
Comprendo la curiosità sui futuri scenari politici, ma personalmente sono attratto dalla ricerca della giusta sintonia con le persone, da porre, sempre e comunque, al centro di una città che abbia il fine di individuare nella partecipazione popolare alla vita amministrativa della comunità l’energia in grado di assicurare un dinamismo orientato alla prosecuzione di un percorso millenario e che sappia relegare supponenza e chiacchiera nei salotti privati, dove ognuno è liberissimo di fare ciò che crede.
Sono il solo a credere che sino a qualche anno addietro l’ordine pubblico cittadino venisse garantito dalla pacifica e gioiosa invasione delle vie della città da parte dei suoi abitanti che la vivevano a ritmi anche frenetici, mentre oggi la gastronomia Romeo, in pieno centro, a due passi dalla Prefettura, salta per aria, dopo qualche mese di attività, in un contesto da coprifuoco?
Ancora sulle comunali, fuori dal politichese, le primarie per il centro destra sono uno strumento valido? In che modo andranno svolte? si è ancora in tempo?
Le primarie sono senz’altro uno strumento di democrazia, non la vetrina in cui esporre fisici da palestrati, modellati grazie all’uso di anabolizzanti.
Questo è il senso della risposta che intendo dare alla sua domanda nel momento in cui apprendo di incontri riservati tra qualche esponente di partiti dell’area moderata.
Trovo opportuna e lucida, al riguardo, una filosofia orientale che, proprio qualche mese addietro, un simbolo dell’intelligente operosità nazionale, Oscar di Montigny, richiamava nel suo interessantissimo blog.
Quando i giapponesi riparano un oggetto rotto, essi valorizzano la crepa riempiendo la spaccatura con dell’oro, mossi come essi sono da una convinzione radicata nella loro culturale plurisecolare: se qualcosa che ha una storia subisce una ferita, la storia di quella cosa deve diventare più bella, sia nella sua forma che nella sua sostanza.
Mi rendo conto che qui occorrerà fare i conti con gli istinti primordiali che segnano fino al vizio il profilo di un ceto politico, senza distinzione di schieramento, dunque comprensivo anche del fronte protestatario dell’antipolitica, ma ho piena fiducia nel Cuore e nell’Anima di Reggio e della Calabria.
Quali gli obiettivi del nuovo sindaco di Reggio? Tre cose da fare subito e tre obiettivi strategici di lungo periodo.
Per poter realizzare un accettabile standard di servizi, si deve necessariamente poter fare affidamento su una macchina comunale che abbia voglia di mettersi quotidianamente al servizio della città e non si limiti a difendere una posizione, magari conquistata ai tempi in cui la città era dolente.
Una burocrazia che sappia porsi al di sopra del colore politico è espressione di maturità e civiltà, ed è indispensabile per ottenere il completamento di importanti opere come il centro agroalimentare di Mortara, il Tapis Roulant, il nuovo Palazzo di Giustizia; il potenziamento sul piano infrastrutturale; la realizzazione dell’attualissimo progetto Terre della Fata Morgana o del Museo del Mare; la fruizione dinamica dell’importantissimo patrimonio culturale cittadino, che esiste al di là del Museo Nazionale; il consolidamento e l’espansione della recente riscoperta del rapporto privilegiato che Reggio ha con il proprio mare.
Mi piace immaginare che questi siano passaggi segnati con l’evidenziatore nell’agenda di chiunque abbia intenzione di candidarsi alla guida di una Città che non può abbandonarsi alla nostalgia, vera e propria anticamera di un anacronistico ridimensionamento.
La cosa che sento di augurare a Reggio è che essa recuperi prontamente lo spirito di lucida follia che ci consentì di esattamente dimensionare le sagre rionali e conquistare l’ambito status di Città Metropolitana. Uno status nel 2009 vanamente osteggiato dall’invidia dirigista del PD, oggi, invece, oggetto di appetiti predatori di esponenti di quello stesso partito e di altri soggetti che non hanno lasciato traccia nemmeno sulla neve calpestata.