“Ho letto con rammarico le notizie e i commenti apparsi sulla posizione delle Università calabresi nella classifica del Sole 24 ore. Pur essendo le notizie riportate corrette, il tono degli articoli mi è sembrato improntato a un giudizio globalmente negativo sulle prestazioni dei nostri Atenei.
E’ su questo punto che desidero intervenire innanzitutto con un commento generale. Le classifiche in genere vengono fatte da giornali o organizzazioni che nell’ambito dei parametri possibili scelgono quelli che ritengono più adatti agli scopi prefissati. L’articolo dei Colleghi del Dipartimento di Scienze Giuridiche, Storiche, Economiche e Sociali della nostra Università, apparso ieri sulla stampa, mette bene in evidenza la discrezionalità delle scelte operate dagli analisti del Sole 24 ore.
Valutare come parametro di qualità della didattica la percentuale di studenti occupati a un anno dalla laurea vuol dire non tener conto dei differenti contesti socio-economici delle diverse Regioni; vuol dire non tener conto che molte Regioni meridionali, ormai da anni, sono “in piano di rientro”, con blocco del turnover del personale nel campo sanitario e conseguente crollo della nuova occupazione nel settore.
Anche altri parametri di valutazione della qualità della didattica selezionati dal Sole appaiono sfavorevoli alle Università del Mezzogiorno.
Cito solo a titolo di esempio, “percentuale di idonei che hanno ricevuto la borsa di studio”. Come si può considerare come criterio di valutazione della qualità della didattica un parametro che dipende esclusivamente dalla quantità delle risorse per il diritto allo studio erogate dalle Regioni?
Se 3 dei 9 parametri destinati alla valutazione della didattica (un terzo del totale) non sono applicabili al Mezzogiorno, come si può esprimere un
giudizio sereno e obiettivo sulla qualità della didattica delle Università meridionali?
E’ fin troppo evidente, dunque, come non sia difficile costruire una serie di parametri capaci di creare risultati diversi a seconda del contesto socio-economico delle Regioni. A conferma di questa ipotesi noi troviamo agli ultimi posti della graduatoria generale tutte le Università meridionali indipendentemente dalla loro storia e dimensione: si va dal 39 posto (Messina) al 42 posto (Catanzaro) al 61 posto Napoli Parthenope.
Davvero possiamo credere che tutte le Università meridionali sono scadenti nella didattica e nella ricerca? Non credo. Le classifiche, però, anche se ottenute con indicatori non idonei ad una valutazione obiettiva, vanno lette con spirito critico e senza pregiudizi facendo attenzione non solo ai dati negativi ma valorizzando i risultati positivi. Su quest’ultimo punto desidero fare una riflessione che riguarda l’importanza della ricerca scientifica e le performances ottenute dalle Università in questo campo.
La ricerca scientifica italiana ha bisogno di un futuro migliore, fatto di investimenti strategici, di programmazione, di trasparenza e di incentivi
al merito. Ma soprattutto l’Italia ha bisogno di ricerca scientifica produttiva e competitiva per uscire dal declino in cui l’attuale grave crisi economico-finanziaria la sta portando. Il nostro Paese ha bisogno di nuovi posti di lavoro e di una economia che ritorni a crescere. Nell’era moderna l’unico modo per avere una economia sana e in crescita è investire in ricerca, innovazione e tecnologia.
Dunque, se la ricerca è importante per la crescita sociale ed economica del nostro Paese, perché non valorizzare i risultati ottenuti in questo campo? Ho letto e sentito molti commenti sulle prestazioni negative delle Università calabresi ma non ne ho sentito alcuno sugli eccellenti risultati ottenuti nella ricerca.
Consentitemi, come Rettore dell’Università Magna Graecia solo due brevi considerazioni sui risultati raggiunti dalla nostra Università.
1) L’Università Magna Graecia di Catanzaro è risultata al 42 posto (su 61 Università valutate) della Graduatoria Generale insieme con l’Università Mediterranea di Reggio Calabria e con l’Università di Potenza. Tutte le altre Università grandi e piccole del Mezzogiorno (Napoli, Bari, Catania, Palermo ecc) hanno ottenuto prestazioni globali peggiori dell’Università Magna Graecia;
2) L’Università Magna Graecia è risultata al 21 posto nella classifica della Ricerca, molto al di sopra di prestigiose Università del Nord, come Torino (28 posto), Genova (36 posizione) o del Centro, come Roma Sapienza (35 posto), Roma Tor Vergata (40 posizione), o Perugia (38 posizione).
Non credo di dover aggiungere altro. Solo un invito ai più giovani a leggere con attenzione e critica le classifiche di merito che oggi sempre di più vengono utilizzate per indirizzare le scelte della popolazione”.
Prof. Aldo Quattrone
Rettore dell’Università Magna Graecia