“Un fenomeno che anche nella nostra città sta assumendo proporzioni preoccupanti, soprattutto a livello adolescenziale, riguarda il consumo di bevande alcoliche legato principalmente alla frequentazione, durante le ore notturne, di locali di svago come pab, discoteche e stabilimenti balneari”.
Ad affermarlo, l’Assessore alle Politiche Sociali Tilde Minasi che ha realizzato, in collaborazione con il Cereso (Centro Reggino di Solidarietà), un progetto mirato a prevenire l’abuso di bevande alcoliche sull’intero territorio comunale. “Le statistiche – sottolinea Minasi – ci dicono che gli incidenti stradali, conseguenti ad uso di alcol, rappresentano, nel nostro paese, la maggiore causa di morte tra i giovani la cui età si aggira tra i 15 e i 24 anni”. Poiché la prevenzione è demandata alla Scuola e agli Enti Locali, l’Assessore Tilde Minasi ha ritenuto necessario avviare questa importante iniziativa con l’obiettivo di prevenire e reprimere il fenomeno dell’alcol-dipendenza in città. “Gli scopi che il progetto si propone – spiega – sono orientati a perseguire quattro obiettivi fondamentali: offrire informazioni corrette sull’uso dell’alcol; effettuare un’analisi delle situazioni di abuso di alcol; dare informazione sui rischi dell’abuso di alcol e sui danni correlati e promuovere occasioni di confronto per sostenere il pensiero critico dei giovani. I luoghi privilegiati per svolgere l’azione di prevenzione –aggiunge – sono le scuole di ogni ordine e grado poiché si tratta di contesti dove è possibile realizzare un importante lavoro in rete”. Il progetto intende dare rilievo anche all’uso di sostanze alcoliche nel genere femminile considerato che le adolescenti stanno acquisendo abitudini sempre più vicine a quelle dei coetanei maschi. “La prevenzione alcologica sulle donne – sottolinea Minasi – richiede interventi ancora più incisivi proprio per il ruolo che la donna esercita nei confronti dei figli e dell’intera famiglia”. Le fasi di attuazione del progetto seguono sei indirizzi diversi: sensibilizzazione; formazione; animazione; ricerca; fase trasversale-sportello informativo; valutazione. “La prima fase – prosegue – prevede il coinvolgimento degli attori del territorio come le associazioni di famiglie, di medici, dei servizi sociali, di professioni legate al mondo del divertimento e delle industrie enologiche, mentre la fase relativa alla formazione individua nella scuola e nei gruppi associativi giovanili, unitamente alle parrocchie, i punti di riferimento importanti per lo svolgimento del metodo preventivo poiché all’interno dei programmi scolastici o associativi i giovani avranno la possibilità di poter esprimere e manifestare i loro problemi e le loro necessità”. Per l’occasione, sarà lanciato un concorso di idee per realizzare un logo e uno slogan per l’iniziativa. “La fase invece relativa all’animazione – aggiunge – comporta interventi che saranno realizzati sia nei luoghi di ritrovo invernali come pab e scuole sia in quelli estivi come discoteche e stabilimenti balneari”. Un’altra fase, quella relativa alla ricerca, prevede, tra l’altro, l’acquisizione presso le forze di polizia dei dati relativi agli incidenti ed ai diversi reati correlati all’abuso di alcol e interviste ai medici di base e ai presidi ospedalieri. “Il mio auspicio – conclude Minasi – è che questo progetto possa determinare, nei gestori di locali notturni, maggiore attenzione e senso di responsabilità nel vendere bevande alcoliche ai ragazzi che ne fanno richiesta. Un comportamento, questo, che potrebbe sicuramente contribuire a ridimensionate il fenomeno e tradursi in un enorme vantaggio per l’intera comunità. (Roto San Giorgio)