Dopo le polemiche di queste settimane la Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici di Reggio Calabria ci tiene a dire la sua sui lavori per la ripavimentazione del Corso Garibaldi. ”Mai questo Ufficio – precisa la Soprintendente Eichberg – ha inteso interrompere i lavori o assunto decisioni incidenti sull’organizzazione del cantiere o sulle modalità di svolgimento dei lavori”.
”Questo Ufficio avverte l’esigenza di informare la collettività reggina sui lavori di Riqualificazione della pavimentazione di corso Garibaldi che lo vedono impegnato nell’esercizio della sorveglianza prevista dal Codice dei Beni Culturali, essendo la strada un bene vincolato ope legis.
Poco dopo l’avvio dei lavori, come noto, sono emersi ampi tratti integri del basolato della carreggiata, che hanno indotto questo Ufficio a chiedere un approfondimento sullo stato di conservazione del lastricato presente sotto l’asfalto, essendo convinzione che fosse irrimediabilmente compromesso e destinato all’integrale sostituzione.
La pavimentazione del corso risale agli anni successivi al 1908. E’ coeva a gran parte degli edifici che affiancano la strada, ed è opera di bel disegno e concepita con buon senso. La carreggiata è a lastricato di pietra lavica dell’Etna con superficie lavorata a puntillo posato a spina pesce su letto di sabbia, affiancata da marciapiedi in pietra di Macellari (rimossa e riutilizzata dal vecchio corso borbonico) che come fossero guide bianche si abbassano in corrispondenza degli incroci quasi ad anticipare le norme di abbattimento delle barriere architettoniche oggi vigenti.
Delle lastre dei marciapiedi il progetto prevede il recupero,mentre della carreggiata è stata autorizzata nel 2009 la ripavimentazione con il materiale ora in corso di posa nel tratto meridionale.
Dal confronto avuto con il Comune e la Provincia, titolare della tutela paesaggistica, è emersa la necessità di rimuovere lo strato d’asfalto per l’intero tracciato interessato dai lavori, per avere contezza della quantità di pietre d’epoca presenti e delle loro condizioni di conservazione, ai fini di un eventuale reimpiego. Si tratta del recupero di un’opera, non solo della superficie visibile ma della tecnica di posa e di lavorazione, oggi ancora presenti. Il valore della pavimentazione del corso reggino, infatti, è dato dalla sua originalità e dalla sua contemporaneità con gli edifici della strada, tutte opere figlie di quella ricostruzione post sisma che ha visto lavorare con grande impegno finanziario dello Stato le migliori forze locali e le grandi firme dell’architettura del tempo. Il centro di Reggio è un insieme coerente e coevo di edifici e opere connesse, non sempre riscontrabile altrove, e pertanto da tutelare, a nostro avviso, anche – il più possibile – nella sua integrità materiale e nella sua dimensione culturale.
Chiunque passeggi nei tratti di lastricato appena riportati alla luce, nonostante l’usura di parti della superficie, può apprezzare quale fosse l’originale aspetto del centro cittadino, da tempo dimenticato e rintracciabile solo nelle cartoline e nelle foto d’epoca.
Quanti nei giorni scorsi hanno fatto visita ai Bronzi e passeggiato per il corso cittadino, hanno potuto percepire la monumentalità con la quale a suo tempo la nuova città fu concepita.
Questo Ufficio sta incontrando non poche difficoltà nel far comprendere le ragioni della tutela dell’identità del centro storico cittadino. Le difficoltà, tuttavia, non ci scoraggiano, al contrario ci spingono ad un sempre maggior impegno nell’approfondimento della conoscenza, nell’apprezzamento del valore dell’opera, e nella ricerca di soluzioni che possano coniugare le istanze di tutela con le esigenze del cantiere in atto e della vita urbana.
Accettiamo pertanto ogni contributo che ci verrà in tal senso proposto, respingendo critiche strumentali e informando che mai questo Ufficio ha inteso interrompere i lavori o assunto decisioni incidenti sull’organizzazione del cantiere o sulle modalità di svolgimento dei lavori.
Pubblichiamo alcune foto perché si possa conoscere il valore di quanto ancora nascosto, comunicando che un recupero non è solo possibile, ma quanto mai doveroso, e perseguibile nel rispetto delle norme vigenti. Ovunque ci si orienterebbe verso tale scelta in presenza di un patrimonio di tanto pregio”.