di Claudio Labate – Memoria, riflessione, coraggio e verità. Parole che risuonano forte e più volte all’interno del Teatro ‘’F. Cilea’’ di Reggio Calabria, che questa mattina ha ospitato la
prima parte delle celebrazioni del ventennale della ‘’Gerbera Gialla’’, dedicato quest’anno, oltre che all’ingegnere Gennaro Musella, anche ad Antonio Manganelli, capo della Polizia di Stato recentemente scomparso.
Il tutto alla presenza del Presidente del Senato Piero Grasso che non ha voluto perdere la cerimonia di deposizione di una corona d’alloro nei pressi della lapide istallata nella via in cui Gennaro Musella fu fatto saltare in aria all’interno della propria automobile il 3 maggio 1982, esattamente 31 anni fa. Undici anni dopo, il 3 maggio del 1993, proprio a Reggio, nascerà il Coordinamento Antimafia ‘’Riferimenti’’ di cui Adriana Musella rappresenta il cuore e l’anima di un movimento che percorre in lungo e in largo la Penisola, lanciando messaggi di riscatto e di affrancamento dalla criminalità organizzata.
L’evento, ormai istituzionalizzato come Giornata Antindrangheta, si è aperta con il lungo corteo di studenti, provenienti dalla Calabria, ma anche dalla Campania e dal nord Italia, che da Piazza De Nava hanno raggiunto l’ex via Apollo (oggi via G. Musella) dove alle 8 del mattino di quel tragico 3 maggio del 1982 fu ucciso dalla criminalità organizzata. Lì, ad attendere le autorità e il corteo dei giovani studenti vi era un Picchetto d’onore formato da tutte le forze dell’Ordine. In lontananza il corteo, colorato, è animato dalla musica e dalle parole di ‘’Io non ho paura’’ di Fiorella Mannoia. Ma quando ci si avvicina al luogo della cerimonia, la solennità ha il sopravvento. A fianco della lapide Adriana Musella in compagnia della madre, osserva il presidente del Senato rendere omaggio a Gennaro Musella. Un militare dell’Arma suona il silenzio. Poi l’applauso e i convenevoli di rito. ‘’ Ho seguito questa vicenda per tanti anni – ha detto Grasso – penso che sia una vicenda emblematica per il nostro Paese per quello che c’e’ da fare ancora. Piu’ che dire, come spesso si dice, che i ragazzi sono la speranza per il nostro futuro, noi dobbiamo dare un futuro a questi ragazzi e dobbiamo cercare di creare le condizioni perche’ abbiano un futuro. Dobbiamo essere noi per primi, intendo la politica in questa nuova veste rispetto al passato, che dobbiamo dare l’esempio per potere costituire una innovazione, un rinnovamento che garantisca un futuro a questi ragazzi’’.
Il tutto alla presenza del Presidente del Senato Piero Grasso che non ha voluto perdere la cerimonia di deposizione di una corona d’alloro nei pressi della lapide istallata nella via in cui Gennaro Musella fu fatto saltare in aria all’interno della propria automobile il 3 maggio 1982, esattamente 31 anni fa. Undici anni dopo, il 3 maggio del 1993, proprio a Reggio, nascerà il Coordinamento Antimafia ‘’Riferimenti’’ di cui Adriana Musella rappresenta il cuore e l’anima di un movimento che percorre in lungo e in largo la Penisola, lanciando messaggi di riscatto e di affrancamento dalla criminalità organizzata.
L’evento, ormai istituzionalizzato come Giornata Antindrangheta, si è aperta con il lungo corteo di studenti, provenienti dalla Calabria, ma anche dalla Campania e dal nord Italia, che da Piazza De Nava hanno raggiunto l’ex via Apollo (oggi via G. Musella) dove alle 8 del mattino di quel tragico 3 maggio del 1982 fu ucciso dalla criminalità organizzata. Lì, ad attendere le autorità e il corteo dei giovani studenti vi era un Picchetto d’onore formato da tutte le forze dell’Ordine. In lontananza il corteo, colorato, è animato dalla musica e dalle parole di ‘’Io non ho paura’’ di Fiorella Mannoia. Ma quando ci si avvicina al luogo della cerimonia, la solennità ha il sopravvento. A fianco della lapide Adriana Musella in compagnia della madre, osserva il presidente del Senato rendere omaggio a Gennaro Musella. Un militare dell’Arma suona il silenzio. Poi l’applauso e i convenevoli di rito. ‘’ Ho seguito questa vicenda per tanti anni – ha detto Grasso – penso che sia una vicenda emblematica per il nostro Paese per quello che c’e’ da fare ancora. Piu’ che dire, come spesso si dice, che i ragazzi sono la speranza per il nostro futuro, noi dobbiamo dare un futuro a questi ragazzi e dobbiamo cercare di creare le condizioni perche’ abbiano un futuro. Dobbiamo essere noi per primi, intendo la politica in questa nuova veste rispetto al passato, che dobbiamo dare l’esempio per potere costituire una innovazione, un rinnovamento che garantisca un futuro a questi ragazzi’’.
Il fuori programma
La tappa successiva è il Teatro Cilea, dove Riferimenti accoglierà i tanti studenti facendo alternare sul palco diversi esempi positivi, a dimostrazione che se si vuole si può uscire dalla spirale e dalle grinfie della criminalità organizzata.
Prima però c’è un piccolo fuori programma. A Piazza Italia un folto gruppo di lavoratori della Multiservizi Spa al passaggio del corteo, con in testa il Presidente del Senato, fa sentire la propria voce scandendo la parola ‘’Lavoro’’. La loro situazione d’altra parte in città è ben nota. Il rischio di vedersi licenziati, per loro, è altissimo. Decidono così per un’azione dimostrativa. Vogliono occupare Palazzo San Giorgio. Ma le forze dell’ordine intervenute per tempo sono riuscite a scongiurare il blitz, limitando all’androne posto all’entrata del Palazzo, l’invasione dei lavoratori della ‘’mista’’. Che però alla fine delle celebrazioni mattutine al Teatro ‘’Cilea’’ riesce ad incontrare in delegazione il Presidente del Senato Piero Grasso, per lanciare un nuovo grido d’allarme dall’estremo lembo della Penisola.
La tappa successiva è il Teatro Cilea, dove Riferimenti accoglierà i tanti studenti facendo alternare sul palco diversi esempi positivi, a dimostrazione che se si vuole si può uscire dalla spirale e dalle grinfie della criminalità organizzata.
Prima però c’è un piccolo fuori programma. A Piazza Italia un folto gruppo di lavoratori della Multiservizi Spa al passaggio del corteo, con in testa il Presidente del Senato, fa sentire la propria voce scandendo la parola ‘’Lavoro’’. La loro situazione d’altra parte in città è ben nota. Il rischio di vedersi licenziati, per loro, è altissimo. Decidono così per un’azione dimostrativa. Vogliono occupare Palazzo San Giorgio. Ma le forze dell’ordine intervenute per tempo sono riuscite a scongiurare il blitz, limitando all’androne posto all’entrata del Palazzo, l’invasione dei lavoratori della ‘’mista’’. Che però alla fine delle celebrazioni mattutine al Teatro ‘’Cilea’’ riesce ad incontrare in delegazione il Presidente del Senato Piero Grasso, per lanciare un nuovo grido d’allarme dall’estremo lembo della Penisola.
Musica ed ‘’esempi’’
Il Teatro si riempie in un batter d’occhio. Certo, in tanti rimangono ad ascoltare le parole e le storie raccontare, altri decidono di rimanere all’esterno, sfruttando l’occasione per fare una passeggiata in una giornata calda e assolata.
All’interno però l’orchestra di giovani musicisti, accompagnata da un coro di altrettanti giovani, guidati dal maestro Marizio Managò, intona l’Inno di Mameli e quello della Gerbera Gialla. Sullo sfondo un video raccoglie le istantanee di vent’anni di attività della Gerbera Gialla, tra memoria e rinascita.
Sul palco sale la preside dell’Istituto Piria di Rosarno, Maria Rosaria Russo. Decide di leggere la lettera di un detenuto al carcere di Melfi. È il fratello di un alunno dell’Istituto legato ad uno dei clan più potenti della Piana, e dal quale sta riuscendo ad affrancarsi grazie al lavoro incessante dei docenti, ma soprattutto grazie alla propria forza di volontà. Poi c’è Maria Rosa, studentessa all’ultimo anno di Liceo che non vuole “scegliere quello che può, ma quello che desidera”. Un grido di libertà che diventa anche una denuncia per una crisi di valori dilagante in tutto il Paese.
Ma gli esempi positivi sono impersonati anche dagli atleti in kimono della palestra Maddaloni di Scampia che ha adottato la Gerbera come simbolo nella lotta alla camorra; da Enzo Agostino, padre dell’agente Antonio ucciso insieme alla moglie che aspettava un figlio, dopo il fallito attentato dell’Addaura a Falcone. Chiedono giustizia i genitori di Antonio, chiedono di levare il segreto di Stato dalle indagini che ovviamente non hanno mai trovato un colpevole. C’è poi il colorito Ignazio Cutrò, alla guida dell’Associazione Testimoni di giustizia, che parla di solitudine e di dignità, quella che gli ha permesso di decidere di rimanere nella propria terra.
E c’è l’arte. Quella della Compagnia MagicaMenteMusical di Pompei che ha offerto uno stralcio dello spettacolo che dalle 19 in poi andrà in scena al ‘’Cilea’’, per raccontare la storia di Gennaro Musella. Una esibizione pulita e toccante che si è incrociata con la voce di Micaela Foti la cantante reggina che ha accettato l’invito a cantare la propria canzone ‘’Fuoco e cenere’’ inserita nello spettacolo.
Poi sale sul palco Adriana Musella che ricorda Antonio Caponnetto, presente nei primi anni dell’impegno antimafia: “Diceva che le battaglie in cui si crede non sono mai battaglie perse” sottolinea la presidente di Riferimenti che definisce i primi venti anni della gerbera gialla ‘’lunghi ma soprattutto duri’’. Invita quindi il neo Procuratore Federico Cafiero De Raho a dire qualche parola ai giovani e lui non si sottrae, ribadendo la valenza dell’iniziativa: ‘’Questi sono percorsi attraverso i quali ognuno di noi fortifica se stesso, nel rispetto della dignità umana. L’uomo, che è titolare di diritti ma anche di doveri non può abbassare la testa o assuefarsi ai modi della criminalità organizzata. Nella vita dobbiamo sempre fare delle scelte, dobbiamo sempre essere dalla parte giusta che è quella dei nostri valori: solidarietà, libertà, verità e giustizia. Combattete sempre per questi valori’’.
Le conclusioni sono invece affidate al Presidente Grasso che dopo il ricordo di Gennaro Musella e Antonio Manganelli dice di sentire un “senso di responsabilità più forte di fronte alle sfide che la criminalità organizzata pone di fronte”. A maggior ragione quando afferma “continuo a non trovare pace di fronte alla vicenda Musella. È inspiegabile che non ci siano colpevoli, ma neanche un processo. Come cittadino non so trovare una spiegazione ai troppi delitti di mafia senza colpevoli’’. Per questo ricorda che sin dal suo insediamento a Palazzo Madama, ha proposto una Commissione speciale d’inchiesta sulle stragi di mafia irrisolte di cui la storia italiana è piena. Esprime quindi “vicinanza alla popolazione reggina che ha sperimentato la presenza opprimente della mafia nella società, tale da condizionare le scelte di ognuno” e chiede alle giovani generazioni di farsi testimoni di un messaggio negativo rispetto alla mafia, aggiungendo: “Non ci devono essere piu’ discriminazioni tra un giovane di Scampia, della periferia di Rosarno o dello Zen rispetto ad altri loro coetanei di altre realta’ del Paese”. Senza dimenticare che occorre ricostruire fiducia tra cittadini e giustizia.
Il Teatro si riempie in un batter d’occhio. Certo, in tanti rimangono ad ascoltare le parole e le storie raccontare, altri decidono di rimanere all’esterno, sfruttando l’occasione per fare una passeggiata in una giornata calda e assolata.
All’interno però l’orchestra di giovani musicisti, accompagnata da un coro di altrettanti giovani, guidati dal maestro Marizio Managò, intona l’Inno di Mameli e quello della Gerbera Gialla. Sullo sfondo un video raccoglie le istantanee di vent’anni di attività della Gerbera Gialla, tra memoria e rinascita.
Sul palco sale la preside dell’Istituto Piria di Rosarno, Maria Rosaria Russo. Decide di leggere la lettera di un detenuto al carcere di Melfi. È il fratello di un alunno dell’Istituto legato ad uno dei clan più potenti della Piana, e dal quale sta riuscendo ad affrancarsi grazie al lavoro incessante dei docenti, ma soprattutto grazie alla propria forza di volontà. Poi c’è Maria Rosa, studentessa all’ultimo anno di Liceo che non vuole “scegliere quello che può, ma quello che desidera”. Un grido di libertà che diventa anche una denuncia per una crisi di valori dilagante in tutto il Paese.
Ma gli esempi positivi sono impersonati anche dagli atleti in kimono della palestra Maddaloni di Scampia che ha adottato la Gerbera come simbolo nella lotta alla camorra; da Enzo Agostino, padre dell’agente Antonio ucciso insieme alla moglie che aspettava un figlio, dopo il fallito attentato dell’Addaura a Falcone. Chiedono giustizia i genitori di Antonio, chiedono di levare il segreto di Stato dalle indagini che ovviamente non hanno mai trovato un colpevole. C’è poi il colorito Ignazio Cutrò, alla guida dell’Associazione Testimoni di giustizia, che parla di solitudine e di dignità, quella che gli ha permesso di decidere di rimanere nella propria terra.
E c’è l’arte. Quella della Compagnia MagicaMenteMusical di Pompei che ha offerto uno stralcio dello spettacolo che dalle 19 in poi andrà in scena al ‘’Cilea’’, per raccontare la storia di Gennaro Musella. Una esibizione pulita e toccante che si è incrociata con la voce di Micaela Foti la cantante reggina che ha accettato l’invito a cantare la propria canzone ‘’Fuoco e cenere’’ inserita nello spettacolo.
Poi sale sul palco Adriana Musella che ricorda Antonio Caponnetto, presente nei primi anni dell’impegno antimafia: “Diceva che le battaglie in cui si crede non sono mai battaglie perse” sottolinea la presidente di Riferimenti che definisce i primi venti anni della gerbera gialla ‘’lunghi ma soprattutto duri’’. Invita quindi il neo Procuratore Federico Cafiero De Raho a dire qualche parola ai giovani e lui non si sottrae, ribadendo la valenza dell’iniziativa: ‘’Questi sono percorsi attraverso i quali ognuno di noi fortifica se stesso, nel rispetto della dignità umana. L’uomo, che è titolare di diritti ma anche di doveri non può abbassare la testa o assuefarsi ai modi della criminalità organizzata. Nella vita dobbiamo sempre fare delle scelte, dobbiamo sempre essere dalla parte giusta che è quella dei nostri valori: solidarietà, libertà, verità e giustizia. Combattete sempre per questi valori’’.
Le conclusioni sono invece affidate al Presidente Grasso che dopo il ricordo di Gennaro Musella e Antonio Manganelli dice di sentire un “senso di responsabilità più forte di fronte alle sfide che la criminalità organizzata pone di fronte”. A maggior ragione quando afferma “continuo a non trovare pace di fronte alla vicenda Musella. È inspiegabile che non ci siano colpevoli, ma neanche un processo. Come cittadino non so trovare una spiegazione ai troppi delitti di mafia senza colpevoli’’. Per questo ricorda che sin dal suo insediamento a Palazzo Madama, ha proposto una Commissione speciale d’inchiesta sulle stragi di mafia irrisolte di cui la storia italiana è piena. Esprime quindi “vicinanza alla popolazione reggina che ha sperimentato la presenza opprimente della mafia nella società, tale da condizionare le scelte di ognuno” e chiede alle giovani generazioni di farsi testimoni di un messaggio negativo rispetto alla mafia, aggiungendo: “Non ci devono essere piu’ discriminazioni tra un giovane di Scampia, della periferia di Rosarno o dello Zen rispetto ad altri loro coetanei di altre realta’ del Paese”. Senza dimenticare che occorre ricostruire fiducia tra cittadini e giustizia.
di Claudio Labate – Memoria, riflessione, coraggio e verità. Parole che risuonano forte e più volte all’interno del Teatro ‘’F. Cilea’’ di Reggio Calabria, che questa mattina ha ospitato la
prima parte delle celebrazioni del ventennale della ‘’Gerbera Gialla’’, dedicato quest’anno, oltre che all’ingegnere Gennaro Musella, anche ad Antonio Manganelli, capo della Polizia di Stato recentemente scomparso.
Il tutto alla presenza del Presidente del Senato Piero Grasso che non ha voluto perdere la cerimonia di deposizione di una corona d’alloro nei pressi della lapide istallata nella via in cui Gennaro Musella fu fatto saltare in aria all’interno della propria automobile il 3 maggio 1982, esattamente 31 anni fa. Undici anni dopo, il 3 maggio del 1993, proprio a Reggio, nascerà il Coordinamento Antimafia ‘’Riferimenti’’ di cui Adriana Musella rappresenta il cuore e l’anima di un movimento che percorre in lungo e in largo la Penisola, lanciando messaggi di riscatto e di affrancamento dalla criminalità organizzata.
L’evento, ormai istituzionalizzato come Giornata Antindrangheta, si è aperta con il lungo corteo di studenti, provenienti dalla Calabria, ma anche dalla Campania e dal nord Italia, che da Piazza De Nava hanno raggiunto l’ex via Apollo (oggi via G. Musella) dove alle 8 del mattino di quel tragico 3 maggio del 1982 fu ucciso dalla criminalità organizzata. Lì, ad attendere le autorità e il corteo dei giovani studenti vi era un Picchetto d’onore formato da tutte le forze dell’Ordine. In lontananza il corteo, colorato, è animato dalla musica e dalle parole di ‘’Io non ho paura’’ di Fiorella Mannoia. Ma quando ci si avvicina al luogo della cerimonia, la solennità ha il sopravvento. A fianco della lapide Adriana Musella in compagnia della madre, osserva il presidente del Senato rendere omaggio a Gennaro Musella. Un militare dell’Arma suona il silenzio. Poi l’applauso e i convenevoli di rito. ‘’ Ho seguito questa vicenda per tanti anni – ha detto Grasso – penso che sia una vicenda emblematica per il nostro Paese per quello che c’e’ da fare ancora. Piu’ che dire, come spesso si dice, che i ragazzi sono la speranza per il nostro futuro, noi dobbiamo dare un futuro a questi ragazzi e dobbiamo cercare di creare le condizioni perche’ abbiano un futuro. Dobbiamo essere noi per primi, intendo la politica in questa nuova veste rispetto al passato, che dobbiamo dare l’esempio per potere costituire una innovazione, un rinnovamento che garantisca un futuro a questi ragazzi’’.
Il tutto alla presenza del Presidente del Senato Piero Grasso che non ha voluto perdere la cerimonia di deposizione di una corona d’alloro nei pressi della lapide istallata nella via in cui Gennaro Musella fu fatto saltare in aria all’interno della propria automobile il 3 maggio 1982, esattamente 31 anni fa. Undici anni dopo, il 3 maggio del 1993, proprio a Reggio, nascerà il Coordinamento Antimafia ‘’Riferimenti’’ di cui Adriana Musella rappresenta il cuore e l’anima di un movimento che percorre in lungo e in largo la Penisola, lanciando messaggi di riscatto e di affrancamento dalla criminalità organizzata.
L’evento, ormai istituzionalizzato come Giornata Antindrangheta, si è aperta con il lungo corteo di studenti, provenienti dalla Calabria, ma anche dalla Campania e dal nord Italia, che da Piazza De Nava hanno raggiunto l’ex via Apollo (oggi via G. Musella) dove alle 8 del mattino di quel tragico 3 maggio del 1982 fu ucciso dalla criminalità organizzata. Lì, ad attendere le autorità e il corteo dei giovani studenti vi era un Picchetto d’onore formato da tutte le forze dell’Ordine. In lontananza il corteo, colorato, è animato dalla musica e dalle parole di ‘’Io non ho paura’’ di Fiorella Mannoia. Ma quando ci si avvicina al luogo della cerimonia, la solennità ha il sopravvento. A fianco della lapide Adriana Musella in compagnia della madre, osserva il presidente del Senato rendere omaggio a Gennaro Musella. Un militare dell’Arma suona il silenzio. Poi l’applauso e i convenevoli di rito. ‘’ Ho seguito questa vicenda per tanti anni – ha detto Grasso – penso che sia una vicenda emblematica per il nostro Paese per quello che c’e’ da fare ancora. Piu’ che dire, come spesso si dice, che i ragazzi sono la speranza per il nostro futuro, noi dobbiamo dare un futuro a questi ragazzi e dobbiamo cercare di creare le condizioni perche’ abbiano un futuro. Dobbiamo essere noi per primi, intendo la politica in questa nuova veste rispetto al passato, che dobbiamo dare l’esempio per potere costituire una innovazione, un rinnovamento che garantisca un futuro a questi ragazzi’’.
Il fuori programma
La tappa successiva è il Teatro Cilea, dove Riferimenti accoglierà i tanti studenti facendo alternare sul palco diversi esempi positivi, a dimostrazione che se si vuole si può uscire dalla spirale e dalle grinfie della criminalità organizzata.
Prima però c’è un piccolo fuori programma. A Piazza Italia un folto gruppo di lavoratori della Multiservizi Spa al passaggio del corteo, con in testa il Presidente del Senato, fa sentire la propria voce scandendo la parola ‘’Lavoro’’. La loro situazione d’altra parte in città è ben nota. Il rischio di vedersi licenziati, per loro, è altissimo. Decidono così per un’azione dimostrativa. Vogliono occupare Palazzo San Giorgio. Ma le forze dell’ordine intervenute per tempo sono riuscite a scongiurare il blitz, limitando all’androne posto all’entrata del Palazzo, l’invasione dei lavoratori della ‘’mista’’. Che però alla fine delle celebrazioni mattutine al Teatro ‘’Cilea’’ riesce ad incontrare in delegazione il Presidente del Senato Piero Grasso, per lanciare un nuovo grido d’allarme dall’estremo lembo della Penisola.
La tappa successiva è il Teatro Cilea, dove Riferimenti accoglierà i tanti studenti facendo alternare sul palco diversi esempi positivi, a dimostrazione che se si vuole si può uscire dalla spirale e dalle grinfie della criminalità organizzata.
Prima però c’è un piccolo fuori programma. A Piazza Italia un folto gruppo di lavoratori della Multiservizi Spa al passaggio del corteo, con in testa il Presidente del Senato, fa sentire la propria voce scandendo la parola ‘’Lavoro’’. La loro situazione d’altra parte in città è ben nota. Il rischio di vedersi licenziati, per loro, è altissimo. Decidono così per un’azione dimostrativa. Vogliono occupare Palazzo San Giorgio. Ma le forze dell’ordine intervenute per tempo sono riuscite a scongiurare il blitz, limitando all’androne posto all’entrata del Palazzo, l’invasione dei lavoratori della ‘’mista’’. Che però alla fine delle celebrazioni mattutine al Teatro ‘’Cilea’’ riesce ad incontrare in delegazione il Presidente del Senato Piero Grasso, per lanciare un nuovo grido d’allarme dall’estremo lembo della Penisola.
Musica ed ‘’esempi’’
Il Teatro si riempie in un batter d’occhio. Certo, in tanti rimangono ad ascoltare le parole e le storie raccontare, altri decidono di rimanere all’esterno, sfruttando l’occasione per fare una passeggiata in una giornata calda e assolata.
All’interno però l’orchestra di giovani musicisti, accompagnata da un coro di altrettanti giovani, guidati dal maestro Marizio Managò, intona l’Inno di Mameli e quello della Gerbera Gialla. Sullo sfondo un video raccoglie le istantanee di vent’anni di attività della Gerbera Gialla, tra memoria e rinascita.
Sul palco sale la preside dell’Istituto Piria di Rosarno, Maria Rosaria Russo. Decide di leggere la lettera di un detenuto al carcere di Melfi. È il fratello di un alunno dell’Istituto legato ad uno dei clan più potenti della Piana, e dal quale sta riuscendo ad affrancarsi grazie al lavoro incessante dei docenti, ma soprattutto grazie alla propria forza di volontà. Poi c’è Maria Rosa, studentessa all’ultimo anno di Liceo che non vuole “scegliere quello che può, ma quello che desidera”. Un grido di libertà che diventa anche una denuncia per una crisi di valori dilagante in tutto il Paese.
Ma gli esempi positivi sono impersonati anche dagli atleti in kimono della palestra Maddaloni di Scampia che ha adottato la Gerbera come simbolo nella lotta alla camorra; da Enzo Agostino, padre dell’agente Antonio ucciso insieme alla moglie che aspettava un figlio, dopo il fallito attentato dell’Addaura a Falcone. Chiedono giustizia i genitori di Antonio, chiedono di levare il segreto di Stato dalle indagini che ovviamente non hanno mai trovato un colpevole. C’è poi il colorito Ignazio Cutrò, alla guida dell’Associazione Testimoni di giustizia, che parla di solitudine e di dignità, quella che gli ha permesso di decidere di rimanere nella propria terra.
E c’è l’arte. Quella della Compagnia MagicaMenteMusical di Pompei che ha offerto uno stralcio dello spettacolo che dalle 19 in poi andrà in scena al ‘’Cilea’’, per raccontare la storia di Gennaro Musella. Una esibizione pulita e toccante che si è incrociata con la voce di Micaela Foti la cantante reggina che ha accettato l’invito a cantare la propria canzone ‘’Fuoco e cenere’’ inserita nello spettacolo.
Poi sale sul palco Adriana Musella che ricorda Antonio Caponnetto, presente nei primi anni dell’impegno antimafia: “Diceva che le battaglie in cui si crede non sono mai battaglie perse” sottolinea la presidente di Riferimenti che definisce i primi venti anni della gerbera gialla ‘’lunghi ma soprattutto duri’’. Invita quindi il neo Procuratore Federico Cafiero De Raho a dire qualche parola ai giovani e lui non si sottrae, ribadendo la valenza dell’iniziativa: ‘’Questi sono percorsi attraverso i quali ognuno di noi fortifica se stesso, nel rispetto della dignità umana. L’uomo, che è titolare di diritti ma anche di doveri non può abbassare la testa o assuefarsi ai modi della criminalità organizzata. Nella vita dobbiamo sempre fare delle scelte, dobbiamo sempre essere dalla parte giusta che è quella dei nostri valori: solidarietà, libertà, verità e giustizia. Combattete sempre per questi valori’’.
Le conclusioni sono invece affidate al Presidente Grasso che dopo il ricordo di Gennaro Musella e Antonio Manganelli dice di sentire un “senso di responsabilità più forte di fronte alle sfide che la criminalità organizzata pone di fronte”. A maggior ragione quando afferma “continuo a non trovare pace di fronte alla vicenda Musella. È inspiegabile che non ci siano colpevoli, ma neanche un processo. Come cittadino non so trovare una spiegazione ai troppi delitti di mafia senza colpevoli’’. Per questo ricorda che sin dal suo insediamento a Palazzo Madama, ha proposto una Commissione speciale d’inchiesta sulle stragi di mafia irrisolte di cui la storia italiana è piena. Esprime quindi “vicinanza alla popolazione reggina che ha sperimentato la presenza opprimente della mafia nella società, tale da condizionare le scelte di ognuno” e chiede alle giovani generazioni di farsi testimoni di un messaggio negativo rispetto alla mafia, aggiungendo: “Non ci devono essere piu’ discriminazioni tra un giovane di Scampia, della periferia di Rosarno o dello Zen rispetto ad altri loro coetanei di altre realta’ del Paese”. Senza dimenticare che occorre ricostruire fiducia tra cittadini e giustizia.
Il Teatro si riempie in un batter d’occhio. Certo, in tanti rimangono ad ascoltare le parole e le storie raccontare, altri decidono di rimanere all’esterno, sfruttando l’occasione per fare una passeggiata in una giornata calda e assolata.
All’interno però l’orchestra di giovani musicisti, accompagnata da un coro di altrettanti giovani, guidati dal maestro Marizio Managò, intona l’Inno di Mameli e quello della Gerbera Gialla. Sullo sfondo un video raccoglie le istantanee di vent’anni di attività della Gerbera Gialla, tra memoria e rinascita.
Sul palco sale la preside dell’Istituto Piria di Rosarno, Maria Rosaria Russo. Decide di leggere la lettera di un detenuto al carcere di Melfi. È il fratello di un alunno dell’Istituto legato ad uno dei clan più potenti della Piana, e dal quale sta riuscendo ad affrancarsi grazie al lavoro incessante dei docenti, ma soprattutto grazie alla propria forza di volontà. Poi c’è Maria Rosa, studentessa all’ultimo anno di Liceo che non vuole “scegliere quello che può, ma quello che desidera”. Un grido di libertà che diventa anche una denuncia per una crisi di valori dilagante in tutto il Paese.
Ma gli esempi positivi sono impersonati anche dagli atleti in kimono della palestra Maddaloni di Scampia che ha adottato la Gerbera come simbolo nella lotta alla camorra; da Enzo Agostino, padre dell’agente Antonio ucciso insieme alla moglie che aspettava un figlio, dopo il fallito attentato dell’Addaura a Falcone. Chiedono giustizia i genitori di Antonio, chiedono di levare il segreto di Stato dalle indagini che ovviamente non hanno mai trovato un colpevole. C’è poi il colorito Ignazio Cutrò, alla guida dell’Associazione Testimoni di giustizia, che parla di solitudine e di dignità, quella che gli ha permesso di decidere di rimanere nella propria terra.
E c’è l’arte. Quella della Compagnia MagicaMenteMusical di Pompei che ha offerto uno stralcio dello spettacolo che dalle 19 in poi andrà in scena al ‘’Cilea’’, per raccontare la storia di Gennaro Musella. Una esibizione pulita e toccante che si è incrociata con la voce di Micaela Foti la cantante reggina che ha accettato l’invito a cantare la propria canzone ‘’Fuoco e cenere’’ inserita nello spettacolo.
Poi sale sul palco Adriana Musella che ricorda Antonio Caponnetto, presente nei primi anni dell’impegno antimafia: “Diceva che le battaglie in cui si crede non sono mai battaglie perse” sottolinea la presidente di Riferimenti che definisce i primi venti anni della gerbera gialla ‘’lunghi ma soprattutto duri’’. Invita quindi il neo Procuratore Federico Cafiero De Raho a dire qualche parola ai giovani e lui non si sottrae, ribadendo la valenza dell’iniziativa: ‘’Questi sono percorsi attraverso i quali ognuno di noi fortifica se stesso, nel rispetto della dignità umana. L’uomo, che è titolare di diritti ma anche di doveri non può abbassare la testa o assuefarsi ai modi della criminalità organizzata. Nella vita dobbiamo sempre fare delle scelte, dobbiamo sempre essere dalla parte giusta che è quella dei nostri valori: solidarietà, libertà, verità e giustizia. Combattete sempre per questi valori’’.
Le conclusioni sono invece affidate al Presidente Grasso che dopo il ricordo di Gennaro Musella e Antonio Manganelli dice di sentire un “senso di responsabilità più forte di fronte alle sfide che la criminalità organizzata pone di fronte”. A maggior ragione quando afferma “continuo a non trovare pace di fronte alla vicenda Musella. È inspiegabile che non ci siano colpevoli, ma neanche un processo. Come cittadino non so trovare una spiegazione ai troppi delitti di mafia senza colpevoli’’. Per questo ricorda che sin dal suo insediamento a Palazzo Madama, ha proposto una Commissione speciale d’inchiesta sulle stragi di mafia irrisolte di cui la storia italiana è piena. Esprime quindi “vicinanza alla popolazione reggina che ha sperimentato la presenza opprimente della mafia nella società, tale da condizionare le scelte di ognuno” e chiede alle giovani generazioni di farsi testimoni di un messaggio negativo rispetto alla mafia, aggiungendo: “Non ci devono essere piu’ discriminazioni tra un giovane di Scampia, della periferia di Rosarno o dello Zen rispetto ad altri loro coetanei di altre realta’ del Paese”. Senza dimenticare che occorre ricostruire fiducia tra cittadini e giustizia.