La Reggina per risanare in maniera definitiva la sua situazione finanziaria dai debiti della precedente gestione ha scelto di ricorrere al cosiddetto decreto Salva Aziende. Una norma recentissima che consente alle realtà economiche con grandi masse debitorie di uscire da una potenziale crisi con la supervisione del Tribunale.
Funziona che qualcuno dà garanzie economiche (Saladini, in questo caso) e la giustizia ordinaria traghetta i debitori verso piani di rateizzazioni e abbattimento del debito con il benestare dei creditori.
A causa della cristallizzazione della situazione economica, necessaria prima dell’omologa dell’operazione, la Reggina non ha potuto rispettare la scadenza federale del 16 febbraio. Il club, a causa della fase di transizione, può solo pagare gli stipendi dei calciatori. Non le tasse, in attesa dello sblocco.
La Reggina rischia un deferimento e due punti di penalizzazione, ma la trafila dei ricorsi potrebbe portare all’annullamento dell’eventuale sanzione. Il motivo? La Figc non ha un regolamento “pronto” a normare questa situazione, in cui per cause di forza maggiori e determinazioni del Tribunale un club non può rispettare la scadenza. Anche perché il club amaranto ha chiesto, invano, di poter pagare comunque.
Sul tema si è espresso il Corriere dello Sport. “La Reggina – scrive il quotidiano nelle sue pagine nazionali – è in attesa del recupero e, soprattutto, degli sviluppi di una vicenda di giustizia sportiva che potrebbe diventare un caso da studiare a causa del mancato allineamento tra le norme sportive e quelle dell’ordinamento generale che, tuttavia, a logica, dovrebbero essere quelle prevalenti in un sistema in cui, però, ne abbiamo viste di tutti i colori. La cosa che conta di più sarà non mortifi care il merito sportivo, l’unico collante in grado di tenere le cose insieme senza ingiustizie e senza furbesche iniquità”.