Di Anna Foti – Una comunità in cui sentirsi tutti accolti, tutti uguali in cui i comportamenti siano improntati alla lealtà e all’onestà, in cui il Dio sia unico, a prescindere da come venga chiamato, in cui scegliere la propria Fede sia un atto di libera coscienza e in cui tutta l’umanità possa vivere in pace e in armonia operando per la costruzione di un mondo più giusto. Non è un’utopia ma è la visione a cui tende la fede Baha’i, religione monoteistica indipendente con ruolo consultivo presso il Consiglio Economico e Sociale della Nazioni Unite, nata in Iran nel 1800. Essa è ispirata alla ricerca indipendente della verità, all’unità del genere umano, di Dio e delle religioni, della famiglia. Questa comunità religiosa esiste anche in Calabria e a Reggio e, invitando la cittadinanza a scoprire e a condividere un messaggio di pace, libertà e armonia, celebra in questi giorni il bicentenario della nascita del Bab (dall’arabo Porta per indicare la sua missione di Porta di Dio), il Profeta precursore di Bahà’u’llàh (Gloria di Dio), Fondatore della Fede Bahà’ì.
Lo Spazio Open (via Filippini 23/25) di Reggio Calabria ospiterà lunedì 18 novembre alle ore 18 questo importante anniversario, sulla scia di altre riunioni celebrative già svoltesi a Cosenza, Paola, Pizzo Calabro, Rende. A Reggio Calabria sarà il professore Francesco Idotta ad introdurre l’incontro, patrocinato dal Consiglio Regionale e dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria e arricchito dall’accompagnamento musicale del maestro di Chitarra Aurelio Mandica e dalla proiezione di un breve filmato sulla vita del Bab. In chiusura, in segno di festa, la comunità locale offrirà un rinfresco.
“Siyyid ‘Alí-Muhammad, nacque il 20 ottobre 1819 nella città di Shiraz, in Persia, da una famiglia di stimati mercanti. Bambino dotato di una conoscenza intuitiva ed innata – spiega Saeid Sardarzadeh a Reggio Calabria dal 1980 – il Báb divenne un adulto di riconosciute integrità ed onestà. Nel 1844, giovane venticinquenne, assunse il nome di Báb.
Il suo messaggio di pace e unità si diffuse rapidamente nella Persia del XIX secolo, ispirando migliaia di uomini e donne protagonisti di una grande rivoluzione quotidiana che incise sulle abitudini, sulle tradizioni e sui costumi della società persiana dell’epoca. Autorità ecclesiastiche e civili ritennero di intervenire con durezza perseguitando aspramente i babi’, ossia coloro che promuovevano questo messaggio. Migliaia di babí furono, infatti, uccisi negli anni successivi e il Báb stesso fu condannato a morte nel 1850 a Tabriz, una città del nord della Persia”, spiega ancora Saeid Sardarzadeh.
“Principi come la libera e indipendente ricerca della verità, l’armonia tra scienza e religione, la piena parità dei diritti e doveri dell’uomo e della donna, l’unità del genere umano nel rispetto delle diversità di cultura, sociale e religiosa, la pace permanente attraverso la costituzione di organismi politici internazionali sono, base del suo pensiero, costituiscono l’essenza di questa nuova Fede che si sta sviluppando nel mondo ad una velocità sorprendente. In migliaia di località nel mondo si stanno tenendo momenti celebrativi come quello reggino al fine di diffondere questo messaggio di pace, libertà e armonia”, conclude Saeid Sardarzadeh.
Secondo la fede Baha’i Dio è uno, anche se gli uomini L’hanno chiamato con nomi differenti. Dio ha rivelato il Suo Verbo in ogni periodo della storia tramite un Profeta – Messaggero, che i Bahà’i chiamano ‘Manifestazione di Dio’ e che nelle altre religioni è stato chiamato Abramo, Mosè, Budda, Krisha, Zoroastro, Gesù Cristo, Muhammad. Il messaggio è sempre di unità e armonia ed è stato tramandato nei millenni come fosse il contenuto di una rivelazione progressiva di un energia capace di attraversare intatta il tempo. Tutte le vere religioni, quindi, provengono dalla stessa fonte divina, che tutti i profeti di Dio proclamano il verbo di Dio e che la verità religiosa è continua e relativa, non finale e assoluta. La fede Baha’i, pur con una propria identità, non si pone, infatti, come superiore a nessun altra ma rispetta il valore e la sacralità delle altre confessioni.
La storia Baha’i comincia sulle orme del Bab (Porta di Dio), precursore del fondatore della fede Baha’i, Bahá’u’lláh, anche lui nato in Persia nel novembre del 1817 e imprigionato per la sua fede proprio nella sua natia Teheran. Dopo il rilascio iniziò per Bahá’u’lláh un lungo esilio. La prima tappa del suo errare fu Baghdad in Iraq. Qui rimase per oltre dieci anni, conquistando la stima della gente dell’Iraq ma non quella dei Mullà (sacerdoti) che invece protestarono presso il governatore e ne chiesero il trasferimento. Prima di partire alla volta di Costantinopoli Bahà’u’llàh si recò, con alcuni famigliari e credenti, in un giardino nelle vicinanze, il Ridvan, dove avvenne l’annuncio della sua Missione.
Dopo Costantinopoli, fu la volta di Adrianopoli (odierna Edirne, città della Tracia) in Turchia. Da qui cominciò anche la sua opera di divulgazione del suo messaggio ai capi politici e religiosi del mondo. Fu nuovamente incarcerato ad Akka, oggi Acri nello stato d’Israele, dove morì nel 1892 lasciando in eredità una serie di scritti tutti ispirati all’unificazione dell’umanità.
Oggi la comunità Baha’i conta nel mondo sette milioni di fedeli, tremila circa in Italia ed una cinquantina in Calabria. Non esiste alcun clero, nessuna gerarchia e la sua amministrazione è costituita da organismi eletti a livello locale dopo le consultazione di gruppo. I membri dell’assemblea hanno uguali funzioni e responsabilità spirituali. La dimensione spirituale è la più importante ed è l’unica in cui l’uomo e la donna possano sperimentare la vicinanza e la lontananza rispetto a Dio, dunque il paradiso e l’inferno quali condizioni squisitamente spirituali e non luoghi fisici. La preghiera è fondamentale proprio perché favorisce la scoperta di questa dimensione, aiuta a distaccarsi dai problemi quotidiani e nutre l’anima; essa è una conversazione tra la creatura e il suo creatore. Tra gli altri principi basilari della fede Baha’i vi sono anche l’abolizione di ogni forma di pregiudizio religioso, razziale, sociale o nazionale, l’armonia fra la scienza e la religione, la parità fra uomini e donne, la necessità di trovare soluzioni spirituali ai problemi economici e di abolire la povertà come la ricchezza, l’importanza dell’istruzione universale e dell’adozione di una lingua a tutti nota per vivere in comunione ed armonia.
Una dimensione spirituale nuova e antica al contempo, che unisce e che, per questo, alimenta Speranza.