di Giusva Branca
Se in casa Pd la festa appena cominciata è già finita e la composizione delle liste si porta appresso una scia di polemiche, malumori e germogli di dissidenza plurima, aggiungendo una semplice elle e, dunque, approdando in casa Pdl, le cose non stanno meglio. Anzi…
Ancora il centrodestra non è riuscito a far quadrare il difficilissimo cerchio
delle liste (ah, come era più facile e democratico il sistema con le preferenze…) e la partita calabrese, come sempre, è la più spigolosa di tutte.
Tacendo di esponenti politici che, per sponsorizzare la propria candidatura, in queste ore si stanno "prostituendo" in ogni modo, i giochi per quanto concerne la Calabria, dicevamo, non sono ancora fatti, anche se la campanella dell'ultimo giro è suonata da un pezzo.
Dalla piega che hanno preso gli eventi romani, però, chi ne esce, ancora una volta, con le ossa rotte, è proprio la città di Reggio che, pure, è una vera e propria roccaforte per il centrodestra.
Eppure, salvo ribaltoni dell'ultim'ora, nelle liste la "regginità" non è, evidentemente, considerata un valore perseguibile. Di Reggio città, tra Camera e Senato c'è veramente poco o nulla. In casa ex-An, esclusi per motivi diversi i due uomini forti (e giovani) del territorio, Scopelliti e Sarra, resta il solo Valentino che dovrebbe mantenere comunque un posto utile all'elezione, mentre ancora più pesante è la faccenda in casa ex-Forza Italia.
L'operazione che porterà il nome di Santo Versace in lista, infatti, ancorchè apprezzabile, nulla aggiunge ad un legame col territorio che la storia ha insegnato essere piuttosto debole tra la famiglia Versace e Reggio e non certo per scelta dei fratelli stilisti.
Oltre questo poco altro. Reggio non esiste o, quando c'è, lo fa in maniera secondaria. Anche il nome di Nino Foti, apprezzabilissimo sul piano personale, nulla aggiunge e nulla toglie al problema, atteso che il suo percorso politico, all'interno del partito, non è percepito dalla città.
Di nomi giovani, come detto, nemmeno a parlarne e, di punto in bianco, rispetto ad un paio di mesi fa, quando pareva certo che il centrodestra calabrese avrebbe fatto rima baciata con quello – giovane e rampante – di Reggio, la situazione è mutata radicalmente.
Detto di Scopelliti e Sarra, l'ultimo appiglio giovane e reggino per la città, può essere Amedeo Canale. L'assessore di Scopelliti, che proprio dalle stanze romane di Forza Italia ebbe nel luglio scorso l'imprimatur decisivo per ottenere tre pesantissime deleghe, non pare trovare spazio in nome di improvvise ristrettezze nelle quali potrebbe essere caduta l'ala rappresentata da Marcello Dell'Utri o, almeno, nelle quali altri vorrebbero ricondurla.
Da quanto Dell'Utri stesso abbia voglia, ancora, di mettere in gioco gli equilibri raggiunti ( o da raggiungere) con Berlusconi e da quanto lo stesso Berlusconi tenga realmente alla rappresentatività della città di Reggio Calabria, col centrodestra sempre assai generosa, dipendono le ultime, residue speranze di vedere la città più antica, grande e popolosa della Calabria adeguatamente rappresentata in Parlamento.
In caso, assai probabile, contrario, nel caso, cioè, in cui le liste non vedano – si badi bene, in posizione utile – attori reggini e possibilmente giovani, anche il ritornello utilizzato da Berlusconi e Fini e secondo il quale per Reggioci sarebbe sempre stato più di un occhio di riguardo, andrebbe considerato come uno slogan che, alla prova dei fatti, si sarebbe dimostrato vuoto e senza significato e che, inevitabilmente, avrebbe ripercussioni pesanti anche sulle scelte relative alle prossime consultazioni regionali.
E questo rischio una destra che ha bisogno come il pane del voto della Calabria e della Campania per spostare gli equilibri in Parlamento, probabilmente non se lo può permettere.
Ma a Roma lo sanno?