• Esclusivo De Magistris: “Dovranno cacciarmi se vogliono sbarazzarsi di me”

    demagistris_gratteriUn uomo solo al comando, Luigi De Magistris.

    Lasciato solo, perché scomodo, perché onesto, perché, con la sua inchiesta “Why not”, ha toccato ambienti che non potevano essere toccati. Ma, Luigi De Magistris (nella foto insieme al procuratore Gratteri), francamente se ne infischia e continua il suo lavoro, nella ricerca spasmodica della verità. Noi di strill.it abbiamo raccolto, in esclusiva, alcune sue significative riflessioni.

     

    Lei è abituato a combattere importanti battaglie, purtroppo in solitudine, essere invitato qui, nella serata conclusiva di Legalitalia, è una bella soddisfazione ed è una dimostrazione che la gente crede in quello che lei sta facendo.

    “Io non penso di essere solo, distaccato dalla società in una campana di vetro, partecipo spesso a dibattiti pubblici, a meeting, vado spesso nelle scuole: credo che il magistrato debba aprirsi alla società che lo circonda per capirne bene le dinamiche e per non rimanere isolato. Certamente dal punto di vista istituzionale vivo un momento di grande solitudine che è molto grave”

    Un isolamento istituzionale che pensa possa risolversi, prima o poi?
    “No.”

    Perché?
    “Non credo ci siano le condizioni per superarlo. Il livello che è stato toccato è molto alto, ma io non me ne curo: prima un giornalista mi diceva che sono il magistrato con più interrogazioni parlamentari sul groppone, ma più vengo attaccato, più capisco che sto facendo bene il lavoro per il quale vengo pagato”.

    L’isolamento di cui parla arriva anche da parte degli altri colleghi?
    “Non direi. Io con i colleghi ho un buon rapporto, con tanti magistrati lavoriamo insieme, anche nella magistratura c’è una questione morale”.


    Insomma fare bene il proprio lavoro isola?
    “Bisogna fare bene il proprio lavoro senza porsi problemi di sorta. Ci sono i momenti di solitudine e altri di minore solitudine. Del resto, il magistrato è abituato a vivere dei momenti in cui si può trovare solo, ma non può mai perdere la consapevolezza di essere a posto con la propria coscienza e di lavorare servendo la Costituzione, lo Stato, rispettare le leggi e non fare valutazioni di opportunità”.

    Lei è comunque molto esposto…
    “Ma io ho chiesto più volte di poter essere affiancato da un collega. A Palermo si lavora in pool, a Reggio anche, ma a me, inspiegabilmente, non vogliono fare avvicinare nessuno…”

    In conclusione, quale sarà il suo futuro?
    “Io non ho intenzione di lasciare il mio ruolo di sostituto procuratore a Catanzaro. Se vogliono sbarazzarsi di me, dovranno cacciarmi”.

    Claudio Cordova

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