Il titolo è volutamente cinico e provocatorio.
Ma è ciò che serve quando su circostanze agghiaccianti, insieme al sipario del tempo scende l'oblio.
L'operazione "bless", portata a compimento su richiesta del Pm
Cutroneo, in seguito alla collaborazione ed alle conseguenti dichiarazioni rilasciate negli anni scorsi dal collaboratore Iannò al Pm Mollace, riporta alla ribalta un passato orribile, lontano più di 15 anni, ma del quale, sul piano della memoria collettiva, l'intera comunità deve farsi carico.
E – se possibile- nell'orrore c'è spazio anche per qualcosa in più, per una scheggia di follia e di bestialità ulteriore.
Erano le 21.30 del 1° settembre del 1990; a Reggio, come sempre in quel periodo, faceva ancora caldo e due giovanissimi – come tanti- gironzolavano a bordo di un motorino.
Uno di loro, appena sedici anni, Domenico Catalano, residente a Roma, era a Reggio per le vacanze presso la casa di origine dei genitori. Nessuna "vicinanza pericolosa", nessun legame "ambiguo".
Domenico Catalano venne abbattuto a colpi di fucile da un commando che lo puntò, lo seguì con una "Vespa", lo affiancò e lo uccise. Il suo accompagnatore, Natale Cozzupoli, 15 anni, riuscì miracolosamente a scamparla.
L'operazione "bless" riapre, per meglio qualificare alcuni dettagli, un caso che, comunque aveva già fatto pervenire a pesantissime condanne (processo "Santabarbara") per gli autori, ascoltati "in diretta" tramite l'intercettazione di colloqui con ricetrasmittente.
L'ascolto di quelle concitate fasi fu agghiacciante.
Ma ciò che l'operazione "bless" chiarisce senza tema di smentita è ancor pià raccapricciante: Domenico fu ucciso per un tragico errore. Gli incaricati di segnalare il suo passaggio credettero di individuare in lui la vittima designata perchè la sorte decise che quella sera entrambi dovessero indossare una maglia a righe e dovessero circolare su un ciclomotore.
Nelle conclusioni odierne dell'inchiesta "bless" gli inquirenti aggiungono che, accortisi dell'errore, subito dopo i responsabili fecero circolare la voce – falsa- che la vittima nei giorni precedenti avesse derubato un bar del quartiere.