Non c’è niente di più difficile che analizzare le situazioni nelle quali la ragione – e quindi il torto- stanno da ambedue le parti.
La vicenda dei laboratori di analisi privati sta già mettendo in ginocchio quel che resta del sistema sanitario regionale.
La loro serrata – assai discutibile sul piano etico e costituzionale- sta già creando danni irreparabili per l’utenza.
E’ vero che le cosiddette “urgenze” sono garantite, ma è anche vero che nessuno sceglie di sottoporsi ad esami clinici per divertimento e, dunque, a suo modo, ognuno ha un’urgenza, anche perché l’urgenza
effettiva di un esame diagnostico la si scopre – ovviamente- solo ex post.
Ma il discorso è ben più ampio e complicato.
Naturalmente non è facile, e forse nemmeno possibile, dalla sera alla mattina vedersi abbattere del 50% il tariffario, ma , se vogliamo essere un po’ più incisivi ed analitici nell’esame della situazione non può sfuggire che la Calabria spenda circa il 60% del proprio budget globale per la sanità privata che, invece, dovrebbe essere solo sussidiaria.
“Ma senza di noi il sistema crolla” – tuonano gli istituti privati “e la prova è data proprio dal disagio generalizzato di queste ore”.
Vero, verissimo, infatti la pietra dello scandalo non nasce oggi, né con Lo Moro e Loiero.
Qualcuno – prima o poi- dovrà spiegare alla Calabria per quale motivo, per decenni, non si è investito per realizzare una sanità pubblica efficiente e, invece, si è preferito riparare –con armi, bagagli e tanti soldi- su quella privata.
A pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina, ma tant’è…oggi la situazione è questa.
La Regione Calabria, dalla sera alla mattina, informa tutti che il giro di giostra è finito.
Capolinea, si scende!
Improvvisamente l’abbraccio perverso pluridecennale tra Regione ed istituti privati si dissolve e chi resta a piedi è la gente normale che di queste cose non sa nulla.
I laboratori, giustamente dal loro punto di vista, urlano che non è possibile dimezzare le tariffe dall’oggi al domani senza che ne risentano in maniera pesantissima qualità del servizio e livelli occupazionali.
E fanno la serrata.
Su questo punto, poi, ci sarebbe tanto da dire.
Perché, ad esempio, un conto è l’assistenza indiretta, con la quale i cittadini sono obbligati ad anticipare il costo degli esami, ben altra storia, invece, è chiudere con i lucchetti strutture sanitarie, cioè l’emblema massimo del servizio pubblico essenziale.
“Ma noi siamo privati” – si ribatte dall’Anisap.
E beh, ed allora se è così è quanto meno strano che poi la Regione stanzi per loro addirittura il 60% dei fondi.
Insomma, privati alla porta e pubblici alla cassa