di Anna Foti – Non i luoghi ma le persone calabresi fecero la Resistenza e contribuirono grandemente alla causa di Liberazione dell’Italia dalla Repubblica Sociale. La Villa Comunale “Umberto I” di Reggio Calabria ne custodisce il segno: una targa che propone una importante riflessione nel segno del pensiero del giurista Piero Calamandrei. E’ costui ad invitare le nuove generazioni a visitare i luoghi della Resistenza scoprire dove sia nata la Costituzione, dove sia partito il cammino di riscatto dalle guerre e di ricostruzione di un Paese ispirato agli ideali di Libertà e Democrazia. Un messaggio di Unità che in questi settanta anni (1945/2015) non smette di essere necessario. Furono tante le storie scritte da partigiani partiti dalla terre di Calabria per combattere contro i nazifascisti. Nomi e storie che oggi sono patrimonio imprescindibile della grande Storia che custodiva in sé i semi del futuro e il senso di un’identità nazionale comune e forte. Alcuni sopravvissero alle rappresaglie, alle deportazioni nei campi di concentramento e alle torture e contribuirono poi alla costruzione della democrazia, altri non ce la fecero e persero la vita rischiando e combattendo nelle file della Resistenza in Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e nella Capitale. Tra questi anche tanti giovanissimi studenti poco più che ventenni.
Onore e memoria ad Italo Rossi di Cardeto (RC) con i fratelli Francesco, Bruno e Antonio e al padre Oreste, Donato Bendicenti di Rogliano (CS), Giuseppe Lo Presti nato a Roma da genitori palmesi, Domenico Pennestrì di Reggio Calabria, Pietro Cappellano di Amato (Catanzaro), Fortunato Caccamo di Gallina di Reggio Calabria, Saverio Papandera di Vibo Valentia, Aldo Femia di Ardore, Dante Castellucci di Sant’Agata D’Esaro (CS), Emilio Cirino di Montalto Uffugo (CS), Vinicio Cortese di Lamezia Terme (CZ), Francesco D’Agostino di Cassano allo Jonio (CS), Emilio Sacerdote di Monteleone di Calabria (oggi Vibo Valentia), Franco Lavinj di Reggio Calabria, Giambattista Mancuso di Palmi (RC), Bruno Toscano di Palizzi Marina (RC), Salvatore Carrozza di Taurianova (RC), Bruno Geniale di Cosenza, Vincenzo Errico di Verbicaro (CS), Ruggero Condò di Reggio Calabria, deportato in Germania, mai tornato a casa, la cui testimonianza oggi è affidata alla sorella, staffetta partigiana, Anna Condò.
A Gerace Superiore (RC) era nato Giuseppe Albano. Trasferitosi con la famiglia a Roma, da giovanissimo divenne partigiano, militante prima a Porta S.Paolo e poi nella zona di Piazza Vittorio, con altri calabresi tra cui il compaesano socialista Franco Napoli (nome di battaglia Felice), gia’ arrestato negli anni Trenta per un tentativo di attentato a Mussolini in Calabria. Detto “il gobbo del Quarticciolo” per la sua malformazione fisica, Albano cadde a Roma prime di vedere l’Italia liberata, nel gennaio del 1945. Emblema della Resistenza romana, fu nei mesi successivi all’Armistizio il partigiano piu’ ricercato da nazisti e fascisti. Era a capo dei partigiani calabresi residenti nelle borgate romane di Centocelle e Quarticciolo.
Della 2a brigata Beretta (Divisione Val Cisa) facevano parte i calabresi Vincenzo Barreca, Francesco Giugno di Natile Nuovo (Platì, RC), Salvatore Rizzo di Campora di Amantea (CS), Rocco Marfì, nato a Laureana di Borrello (RC). Anche Melito Porto Salvo (RC) diede il suo contributo con Totò Familiari ed Eustasio Cogliandro.
C’è poi la storia del reggino Giuseppe Piazza, ufficiale della Ferrovia In Friuli, ucciso in una rappresaglia il 26 aprile 1645 a San Vito al Tagliamento, in provincia di Pordenone.
Tra coloro che sopravvissero e che poterono testimoniare quelle preziose pagine di Storia vi furono Franco Bugliari di Santa Sofia d’Esaro (CS), Mario Alicata di Reggio Calabria, Alberto Andreani di Crotone, Filippo Caruso di Casole Bruzio (CS), Paolo Cinanni di Reggio Calabria. Mario del Missier di Cosenza, Francesco Geraci di Campo Calabro, Alfredo Masciari di Catanzaro, Cesare Curcio di Pedace (CS), Pietro Mancini di Malito (CS), Raffaele De Luca di San Benedetto Ullano (CS), Raffaele Vallone di Tropea (VV), Vincenzo Mazzei di Nicastro (oggi Lamezia Terme CZ), Ippolito Montanto di Sant’Ippolito (CS), Tommaso Rossi di Cardeto di Reggio Calabria, Eugenio Musolino di Gallico di Reggio Calabria, Giulio Nicoletta di Crotone, Vito Doria e l’altro calabrese Marco Perpiglia – partigiano Pietro – di Roccaforte del Greco (RC). Con la moglie Giuseppina Russo, operaia nello jutificio Montecatini, anche lei attivista antifascista e partigiana nella brigata “Gramsci” fu attivo in Liguria. Alla loro storia è dedicato il documentario “La spiga di grano e il sole”, realizzato dal professore – regista reggino Maurizio Marzolla (http://www.youtube.com/watch?v=_NA9tiOBx4o). Attivo nella testimonianza è il nipote Carmelo Azzarà.
Aldo Chiantella, nome di battaglia partigiano Fieramosca, di Campo Calabro, è ancora vivente e testimone attivo del comitato provinciale dell’Anpi di Reggio Calabria insieme a Anna Condò, Fortunato Quattrone, Antonino Stillittano, Vittorio Calvari, partigiano Gigi. Quest’ultimo, nato ad Udine nel 1924 e calabrese di adozione, combatté della Brigata Garibaldi in Friuli Venezia Giulia. Oggi risiede con la moglie Clara Giandolfo a Campo Calabro (RC).
Il comune reggino di Palizzi Marina, oltre ad avere dato i natali al partigiano Bruno Toscano, fu anche il luogo dove venne a trascorrere la pensione la partigiana Maria Teresa Pizzetti, originaria di Bergamo e militante nelle fila delle Brigate d’Assalto Garibaldi. Morì nel comune jonico, all’età di 93 anni, nel 2010.
Da ricordare anche l’impegno del grecista e filologo vibonese Carlo Diano che a Padova nel 1944, in qualità di Ispettore dell’istruzione classica presso il Ministero dell’educazione nazionale della Repubblica Sociale Italiana, sottrasse molte persone alla persecuzione fascista.
Nomi, volti e storie che hanno fatto, e fanno, grande l’Italia e la sua Storia e che hanno reso patrimonio irrinunciabile per tutto lo Stivale, nessuno escluso, la lotta per la Liberazione.