Eolie, mitiche terre di ciclopi e ninfe dai facili costumi nell’antichità, splendidi luoghi da assaporare nel tepore delle mezze stagioni come settembre, isole felici per l’incontro con un solitario abitante delle profonde scogliere, la Tanuta.
Habitat: Tanuta, Spondyliosoma Cantharus, taruta, tarma, scorzone, schiantero, riggion, cantorello, scorzone, o sarago bastardo nel comune linguaggio popolare, altro sparide dotato di pregi gastronomici che ne giustificano una certa preferenza rispetto a saraghi ed occhiate.
Dalle forme rotondeggianti, bombate ai lati, come gli altri sparidi, se ne differenzia per il muso ottuso e più schiacciato, la bocca leggermente prominente, molto vicina agli occhi grandi, posizionati nella parte bassa del cranio, e per il colore argenteo più scuro, che in acqua apparirà dalle sfumature che vanno tra il grigio piombo con riflessi viola e strisce longitudinali gialle e bande nere verticali sfumate lungo i fianchi, sfumature nere lungo la coda. Vive nel mediterraneo, nell’oceano atlantico e nel mar nero, dal quale sta però scomparendo, E’ il tipico abitante degli strapiombi, delle punte, dei precipizi di roccia a mare, dove le profondità raggiungono immediatamente la trentina-quarantina di metri, così come delle secche in altomare, il suo habitat si aggira a partire da un elevata quota di 20 mt, per tale motivo non è un incontro molto frequente sottocosta in terraferma, bensì sarà inquilino stabile delle isole, vedi le Eolie a noi vicine, dove lo si incontrerà numerosissimo, anche se sempre individuabile in piccoli gruppi intanati nelle cavità dello scoglio, se non sovente addirittura in acqua libera, lì dove il blu è più intenso, in un lento vagolare. Può raggiungere concrete dimensioni, 60 cm di lunghezza, tra i 2 ed i 4 kg di peso, assunto che ci dà motivo di una sua ricerca in mare, pur se intenti ad inseguire altri obiettivi. Si riproduce in primavera in un modo insolito, il maschio le sta appresso finchè la femmina sceglie una parte di fondale sabbioso, scava la sabbia e depone le uova che il maschio ha fecondato, dentro una sorta di sacca amniotica e collosa che si attacca alle pareti della buca.
In cucina: Oggi assaporeremo le tanute lessate, che al di là delle apparenze, saranno un piatto saporitissimo. Mettiamo a bollire in acqua per un quarto d’ora, cipolla, pezzi di sedano e carota, patate a fette, chiodi di garofano, sale, peperoncino. Puliamo bene le tanute, 8 di media taglia basteranno, delischiamole, strofiniamole con fette di limone e poniamole a bollire con il resto. A cottura ultimata, tiriamo fuori il pesce e le patate e serviamo con pochissima acqua di cottura ed abbondante prezzemolo tritato, insieme a diverse uova sode a fette a guarnire il piatto di portata.
Tecniche di pesca: In considerazione delle quote in cui si muove, del carattere schivo ed estremamente diffidente nei confronti dell’uomo così come dei suoi tranelli, delle sue abitudini di vita appartate, del suo particolare habitat, della sua scarsissima commercializzazione, è uno di quei pesci che occasionalmente abboccheranno all’amo, spesso di una lenza calata da una barca, in una qualche battuta dietro la meravigliosa cornice di qualche posto da sogno, immerso tra roccia e profondo blu. Questa premessa non ci scoraggi però, in quanto la tanuta, grazie a queste sue caratteristiche può elevarsi alla considerazione di pesce sportivo, ad esempio, in apnea. Pur se alla ricerca d’altro durantre le nostre immersioni, specie se in trasferta alle isole, dove di solito si va all’aspetto di mute di dentici, appostati su fondali di 20 mt., può capitare di avere un’incontro molto ravvicinato con le tanute, appostate nelle fenditure di roccia, o immobili nel blu delle profonde distese sabbiose. Proprio le difficoltà legate all’essere pesce di profondità, insieme all’indole scorbutica che dota la tanuta di un rapido scatto in riflesso alle vibrazioni, sussumono l’agonismo legato alla preda, che in ogni caso non gode di reazioni rapide ai colpi sferrati dall’arpione, ( cosa che invece molti suoi consimili hanno, considerato il fatto che riescono a scartare a pochi centimetri tiri micidiali) , per cui nel caso si sia all’aspetto, o la si veda vagolare nel blu a fondo, riconoscibilissima per l’estremo luccicare in contrasto con l’oscurità del mare, si può tentarne un’approccio operando lente discese nei paraggi, cercando i ripari che la morfologia dei fondali ci consentono, e sferrare tiri anche da una certa distanza all’animale, con armi d’una certa potenza, le cui carni senz’altro resistenti, offriranno un bersaglio certo e consistente.
Il fucile pneumatico: Senz’altro il più commercializzato, il classico fucile ad aria compressa possiede caratteristiche che meglio di altre armi subaquee si prestano a catture di una certa consistenza ed a dinamiche di tiro che si adattano alle condizioni di corrente e fondale anche più proibitive, rispetto ai semplici arbalete, fucili ad elastico, dal tiro rapidissimo, certo, ma che esaurisce la gittata al giro di pochissimi metri, a patto di non usare elastici del calibro di 22-24 mm, caricabili solo da veri energumeni.
Fucile pneumatico sì, da non prendere in considerazione però molta parte di quelli che troviamo in commercio nei comuni negozi di pesca. In quanto per esprimere la miglior potenza,(che si estrinseca nella virtù del colpo di volare letteralmente in acqua, in quanto la fiocina aquisterà velocità nel cammino verso il bersaglio), necessiteremo di dotarci di un’arma che sia della lunghezza di 150-180 cm, ordinandola direttamente presso le ditte produttrici. Al di là della grande scomodità in acqua, e del difficile caricamento, che va eseguito bloccando il calcio con il piede ed inserendo l’asta, preferibilmente sottile da 6 mm e d’acciaio, un pezzo alla volta bloccandola ad ogni inserzione con un pezzo di stoffa, fino a blocco avvenuto, le prestazioni di questi arnesi saranno formidabili per i pesci d’un certo calibro. Dotati di una sagola in corda, sferrando il colpo, vedremo l’asta raggiungere e centrare grossi animali anche a dieci metri di distanza. Pur essendo apparecchi la cui tecnica si è affinata prevalentemente presso i sub dei Caraibi o del Pacifico abituati a cacciare i grandi pelagici, l’amatore che aspiri a diventare professionista si potrà cimentare con essi, non senza delle buone soddisfazioni.
Non sembri difficile la tecnica per il caricamento del pneumatico, grazie al serbatoio d’aria di potenza regolabile, l’asta con l’arpione, una volta spostata la leva verso la potenza minima, scivolerà letteralmente sul pistone verso il blocco.
Vittorio Renzelli.