• Un paese in ostaggio!

    L’Italia è in ostaggio del rigurgito razzista delle destre al Governo. E’ indubbio che l’assenza dei comunisti dal parlamento ha determinato negli ultimi tempi un imbarbarimento generale delle condizioni di vita degli italiani, in particolare dei giovani, che risultano i soggetti più deboli, poiché il loro futuro è più strettamente legato alle sorti del sistema dello stato sociale che i Governi decidono di sviluppare. Episodi quotidiani di razzismo e xenofobia, che accadono puntualmente nelle aree economicamente più depresse, che siano i paesini del nordest o le periferie di Roma, Napoli e Milano, determinati da una campagna violentissima di odio nei confronti del diverso portata avanti dalla Lega Nord e dagli ambienti più reazionari del PdL.

    Ma questi episodi, qualche volta scandali mediatici, molto spesso taciuti nel silenzio dei benpensanti, rappresentano solamente la punta dell’iceberg di un tentativo più complessivo di spostamento del senso comune e dei valori sociali che determinano l’orientamento sociopolitico dell’opinione pubblica. Il progetto strutturale è la modificazione dei valori di riferimento degli italiani, insieme con la disgregazione di qualsiasi barlume di coscienza collettiva.
    Il desiderio di emancipazione e di ampliamento dei diritti e delle condizioni materiali individuali e collettive, viene infatti trasformato, anche attraverso una massiccia campagna mediatica, in paura verso il diverso e vendetta sociale, scatenando una ignobile guerra tra poveri. Lo straniero, l’omosessuale, in molti casi il meridionale, diventa il nemico più vicino dal quale difendersi e il prima possibile eliminare. In un contesto cosi socialmente insicuro e precario non è più un tabu parlare di federalismo, rompere concettualmente e sostanzialmente l’idea di un’Italia unita, attraverso una cesoia che abbatte la solidarietà tra regioni più ricche e quelle più povere. Il Federalismo, un anelito unitario, nato concettualmente anche nella tradizione socialista con l’intento di unificare economicamente e politicamente piccoli Stati, oggi viene agitato dalla Lega Nord come uno spettro di divisione, come riflusso di razzismo ed egoismo. In questo contesto è chiaro che, a partire dal mondo della formazione, i tagli governativi, ovviamente sempre a discapito dei più deboli (vedi la drastica riduzione degli insegnanti di sostegno), si abbattano con maggiore vigore sui cittadini delle aree meno sviluppate economicamente, dove gli enti locali non potranno in alcun modo sopperire nell’erogazione di servizi e nel mantenimento infrastrutturale. In questo si inserisce anche la atavica e atroce malattia del clientelismo e del malaffare, al sud di sicuro più sviluppato, di sicuro più pressante in quei luoghi dove il diritto da rivendicare diventa favore da chiedere (e spesso da ricambiare attraverso una contropartita elettorale).

    I giovani del meridione si ritrovano dunque nella tenaglia letale del disegno governativo. Da una parte svantaggiati per il crollo drastico degli ammortizzatori sociali e per l’inesorabile smantellamento dei percorsi formativi pubblici, dall’altra mortificati da uno sviluppo claudicante che non riesce a decollare anche a causa degli sprechi e del malaffare organizzato.
    Proprio il meridione, che invece avrebbe bisogno di un piano di sviluppo particolare ed intenso, subisce i peggiori effetti del Berlusconi pensiero. Abbattere il settore pubblico, smantellare il sistema dei diritti, distruggere lo stato sociale, privilegiare i sistemi privati per favorire glia amici degli amici, succhiare le casse dello stato con favoritismi clientelari alla grande finanza, lasciare i cittadini in balia della necessità e del bisogno, per determinare altra precarietà, e quindi altra paura, e quindi altro consenso..

    Stefano Perri,
    Coordinamento Nazionale
    Federazione Giovanile Comunisti Italiani

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